CONTEST LETTERARIO web GRATUITO “GELTOUB” 2016 -Terza EDIZIONE-


CONTEST LETTERARIO GRATUITO “GELTOUB” 2016

-Terza EDIZIONE-

Lo sforzo di dimenticare sovrastrutture per potersi riconoscere.

Fiori e geltOUb20

Perché un ennesimo CONTEST LETTERARIO? Per decidere chi è più bravo? No. Per conoscerci. Per confrontarci. Per scrutarci da un punto di vista diverso da quello che si ottiene guardandosi allo specchio. Per avere il coraggio di palesare ALTRO oltre l’ESSERE. Per comunicare la mistica ricetta. Per essere poeti.      

Gan aggiungerebbe: “La visione mistica dell’essere!”

REGOLAMENTO:

1. Il Contest letterario gratuito di prosa e poesiageltOUbè promosso dall’associazione culturale “Merisindomu” e dal centro culturaleNai. Il Contest letterario è riservato ai maggiori di 16 anni ed è un Contest gratuito.

Il tema è libero per entrambe le sezioni, ma sarà particolarmente gradito il senso del rovesciamento, il colore della possibilità, l’abbandono delle sofferenze, la propensione all’unica via della felicità.

2. Articolato in 2 sezioni:  

A. Short Story in massimo 300 parole   B. Poesia (massimo 50 versi)

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.

Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite. Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato all’inizio del punto 3. Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.

Spiegazioni dettagliate qui: Come si partecipa al Contest

4. Premio: N° 1 copia della silloge poetica “geltOUb”, di Giuseppe Carta.

geltOUb” è una raccolta di poesie che nasce dal rovesciamento, dalla decisione di accettare il senso del presente, trovando la relazione poetica con se stessi. L’umanità necessita di osservare la vita e l’amore da prospettive universali e non egoiche.

geltOUb” nasce per smussare i troppo appuntiti spigoli che non permettono il dissetarsi dalla fonte del dialogo, preziosa sorgente di comprensione e compassione con quest’epoca, incomprensibilmente positiva.

Sarà premiato il primo classificato della sezione A, ed il primo classificato della sezione B.

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 15 Luglio 2016 a mezzanotte.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Giovanni Andrea Negrotti  (Poeta) –  Giusy Finestrone  (Poeta) Mariagrazia Papilli  (Insegnante) Chiara Vignati ( Giornalista) 

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

8. Si esortano i concorrenti ad un invio sollecito, senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione nel profilo facebook CONCORSO geltOUb – 

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti alla Gara Letteraria; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

11. Alla fine del Contest è prevista un ANTOLOGIA dal titolo geltOUbando” Tutte le opere pervenute, che a Nostro insindacabile giudizio dovessero risultare meritevoli di pubblicazione, verranno inserite nell’Antologia geltOUbando”, che sarà pubblicata da una casa editrice che opera a livello mondiale. 

Per partecipare al Contest geltOUb senza partecipare all’antologia, è obbligatorio darne comunicazione entro la scadenza del contest, fissata per il 15 Luglio.

12. Diritti d’autore

Per il fatto stesso di partecipare al concorso, gli autori concedono il diritto non esclusivo di pubblicazione all’interno dell’antologia, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore. 

13. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

Si ringrazia  OUBLIETTE MAGAZINE  per il supporto organizzativo!                           Risultati immagini per oubliette magazineBUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI !

77 commenti

  1. Accetto il Regolamento del Concorso – Sez. A

    “Una distesa di sabbia”

    Strisce di luna
    ove il dolore si appaga.
    Petali fragranti
    a rinfrescare il cuore.
    Uomini nudi gettati in un angolo.
    Pianto di donne affogate nel male.
    Sento l’anima disperdere note.
    Gettare sogni dentro una fontana.
    Un bagliore di fuoco infesta la sera.
    Rattrappita dalla paura
    osservo il cielo
    come scenario
    di una recita immaginaria.
    Dimentico d’essere viva,
    affranta al presente.
    Cellula smembrata dalla sorte.
    Pulviscolo e meteora
    conficcata in una distesa di sabbia.

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    • Tre passi
      Ancora tre passi e, raggiungeremo il mare
      i solchi della terra stanno a guardare
      le nostre vite aperte
      Questo pensiero arde sotto la cenere
      di quel fuoco remoto
      acceso negli anni in cui, ogni cosa
      nasceva e moriva insieme
      alla trasparenza, dei petali d’acqua.
      ancora tre passi … e, questo gemito che
      attraversa la tua anima
      svanirà come il crepuscolo
      all’alba, trafitto dal raggio di sole
      coraggio!
      che cos’è il coraggio?
      amica mia … il coraggio è l’abito che indossa la speranza
      è fatto di orbace, così che l’inverno non possa intaccarlo!
      madre di tutte le falene
      spiega le ali
      per volare come il suono
      e, aprire il concerto della vita
      Teresa Addis
      Accetto il regolamento

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  2. Silvia Serafi
    Sez.A
    Accetto il regolamento del concorso

    Sì. Guardo il mondo dall’alto di questa fune. Chiamatemi folle. Ma la vita è tutta una follia. Siamo tutti dei funamboli che guardano la vita dall’alto. Qui sono al sicuro, da me stesso e dagli altri. E dal me stesso che sarei insieme agli altri. Certo, non posso sentire il profumo delle rose e nemmeno percepisco il fruscio delle foglie al vento. Ma anche le grida sono lontane, è lontano il dolore. Non vedo il sangue sul coltello, né i lividi sul viso.
    Quassù sono lontano da quell’inferno che è la Terra e dai demoni che la popolano. Certo, sono lontano anche dal Paradiso. Mi trovo in un Limbo che è come una cerniera tra un luogo e l’altro. Tra il mio voler esserci e il mio voler essere distante.
    Chiamatemi folle, per me la follia è un’altra. Follia è gettare veleno nei fiumi, follia è lavare lo sporco delle navi e delle coscienze negli oceani. Folle è chi distrugge le foreste, chi costruisce armi e bugie, chi fa del denaro e del potere l’unico vero dio. Folle è chi uccide i bambini, chi teme e annienta la diversità.
    Follia è sapere e non far nulla per cambiare le cose. Follia è lasciarsi ingannare dai mezzi di distrazione di massa mentre qualcuno inquina la Bellezza della Vita.
    Sì, sono un matto che ancora inneggia alla possibilità di un mondo migliore. Nonostante tutto. E non c’è bisogno di essere chissà chi o fare chissà cosa. In questo assurdo Medioevo della nostra anima basta anche solo un sorriso, una parola. Qualcosa di buono, qualcosa che dia luce. Basta essere folli quel tanto che basta per fare l’unica cosa che possa salvare il mondo. Amare.
    Lasciatemi stare qui. Sono più vicino al Paradiso.
    E se questa è follia, allora voglio respirarmela tutta.

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  3. Silvia Serafi
    Sezione B
    Accetto il regolamento del concorso

    Grida il tuo silenzio poeta

    Grida il tuo silenzio poeta!
    Lacrime d’inchiostro sulla carta …
    Gli occhi persi a contemplare l’oltre …
    S’innalza il cuore a sorvolare un sogno.
    Stretta nella mano, una manciata di sabbia.
    Il tuo silenzio è la leopardiana siepe
    Più in là della quale annega il pensiero.
    Non può bastar la parola a colmare gli spazi
    A riempire i vuoti, a trovare il senso.
    Il silenzio è il filo che unisce le cose,
    che avvicina le mani, che delizia l’amore.
    Il silenzio è la voce che incanta il mare
    E il mare è il sale che condisce il silenzio.
    Parole che strisciano dolci sulla carta …
    Come melodiche note su un pentagramma.
    Parole non dette, come preziosi fiori,
    come gioielli senza tempo.
    Vorrei sfiorare il tuo silenzio, poeta,
    anima inquieta mossa dal vento,
    ora brezza leggera a stuzzicare l’erba,
    ora tormenta a scuotere i cuori.
    Vorrei sfiorare il tuo silenzio, poeta,
    annegare i miei occhi nei tuoi,
    sentire la voce della vita che chiama,
    sentire il sapore del dolore tra le labbra.
    Incantami, con l’acqua dei tuoi occhi.
    Avvolgimi con la magia della tua poesia.
    Insegnami a danzare con il mio silenzio,
    compagno di una vita, divinità del cuore.
    A te, dolce e malinconico poeta …
    A te, misterioso e sensibile amico …
    A te, highlander di un meraviglioso sogno!

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  4. Meloni Maria Teresa
    Sezione A
    Accetto il regolamento
    Titolo : Io Sono Amore

    Io sono amore, e lo sono perché l’amore l’ho riconosciuto e mi sono affidata a lui.
    Lasciati trapassare dall’amore, permettilo, fallo…anche solo per un istante, issa le tue ancore, abbandonati alla sua follia creativa e lui ti insegnerà a pensare col cuore, ad affidarti al tuo intuito e risveglierà la Dea che è in te.
    Io sono amore, e sono eterna, perché l’amore travalica il tempo e le distanze e lo riconosci in qualunque forma esso abbia deciso di manifestarsi, sai che è lui e ne hai paura, perché è lampo che squarcia le tenebre, è la fine delle illusioni, è il sole che porta luce al tuo nuraghe.
    L’amore è espansione del tuo Se, voli in cielo e tocchi il fuoco della terra e quel fuoco è torcia che illumina le radici.
    E’ energia, è vibrazione , è il tuo specchio più fedele, in quegli occhi vedi la tua anima, e la riconosci anche in questa vita, nonostante l’inconsueto e fuorviante travestimento.
    Può essere molto doloroso, ma tutto è così straordinariamente vero, e ti senti così a casa che è difficile non seguirlo.
    Tu sai chi è l’altro e l’altro sa chi sei tu, nessun’altra sensazione porta con se quell’amore, siete essenza primordiale fuoco sacro originario e, come voce di Sirena, ti guida alla ricerca del tuo mosaico di anima antica, fa morire ciò che non eri, per farti rinascere ciò che sei.
    Questo fa l’amore, e non tentare di rinchiuderlo in qualunque scatola mentale perché non conosce ostacoli, è natura selvaggia e seppure può sembrarti bastardo, malato, non adatto a te se lui ti ha scelto sa che sei in grado di accoglierlo, lui crede in te.

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  5. Voglio amarti

    Stavo quasi per scriverti
    che mi stai nelle vene
    oggi è un giorno diverso
    vivo solo
    perché tu vivi in me.

    Tutto il resto è nulla
    ci siamo solo noi
    col nostro amore
    gli stessi corpi
    che appartengono
    a me e a te.

    Si! voglio amarti
    delirando in silenzio
    fino ad annullarmi in te!
    Ed il mio corpo
    brucia di passione
    sussulta.

    Come vorrei impadronirmi
    dei tuoi pensieri
    condurti con me, in paradisi e,
    col mio respiro soffocarti fino
    ad annullare la tua volontà.

    Vederti sfinita,
    estasiata, rapita,
    implorandomi chiedere:
    ancora….ancora,
    ancora amore….!!

    Sezione B Accetto il regolamento

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  6. Dario Dessì

    Poesia B

    Titolo:”Hai visto quanto è bella quest’anno la spiaggia?”

    Non c’è da lavorare
    col pavimento sporco
    e il bancone bagnato
    da un gelato a caro prezzo
    e la birra pagata con la vita
    è colpa del governo
    come sempre
    se non fa più i cittadini bocca buona
    di una volta
    con i soldi dell’assistenzialismo da buttare
    in un fondo di un bicchiere sporco per poi scappare
    in Germania a fare gelati buoni all’italiana

    Il continente, lì sì, pagano di più
    e se ti pagano di meno almeno le patatine alle sette non mancano mai

    Bisogna fidelizzarlo il cliente
    e pure il dipendente
    trenta euro di mancia a fine estate
    in una stanza senza finestre con altri otto
    sa di chiuso e calze sporche la dignità
    è colpa degli immigrati se ci rubano i materassi smollati migliori
    loro lavorano molto e non dicono niente
    noi molto meno
    e non diciamo niente
    perché comunque è mio zio
    o lo zio di un amico di un conoscente di un tipo che conosco
    -come è piccolo il mondo-
    e magari l’estate prossima
    mi dà un lavoro migliore
    e mi sfrutta di più
    perché bisogna farsi notare nel lavoro

    Chissà di chi è parente Abdul
    per esser diventato lavapiatti
    senza aver leccato le bucce di cornetto della terrazza
    bellissima, sul mare
    sulle alghe,
    sullo sputo, sul sudore
    di una stagione a poco prezzo
    di un anno senza pensione completa.

    Io non ci vado al mare; io
    ho da lavorare io
    da farmi schiavizzare da chi spenna
    sul lungomare
    i turisti che ci occupano le spiagge dove noi non andiamo
    noi
    perché ci sono loro
    e poi abbiamo da lavorare, senza pensare
    noi.

    Accetto in tutti i punti i termini e, le condizioni e il regolamento di partecipazione al concorso

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  7. Sezione B Poesia
    Meloni Maria Teresa
    Accetto il regolamento

    Il Volo

    Dal nucleo del mio sole
    Mi tuffo in oceano
    Di cemento e catrame
    Tra vite lascive
    Che non vedono oltre
    Spargo semi di cuore
    In terre aride
    dove brulica ragione
    Mi libro in volo
    Non aquilone legato ad un filo
    Ma ali di stella
    Che conoscono infinito
    Sono Urna forata che mescola mondi
    Maria Teresa Meloni

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  8. -Conclusioni-
    Non è la morte che vi deve spaventare, ma questo assurdo modo di vivere fatto di bugie e ipocrisie, dove adorate infettare i vostri corpi con fumo, droga o alcool; dove insegnate ai vostri figli parcheggiandoli davanti a una Tv sempre più vuota e insignificante; dove amate in base alla capacità economica del vostro partner e pensate che un gesto carino sia quello di strappare un fiore alla sua terra per donarglielo. Vi negate la bellezza delle stelle riempiendo il cielo di smog, grattacieli o luminosi messaggi pubblicitari e fate i romantici davanti a un film girato su sfondi di cartone. Vivete da topi nascosti nel buio delle vostre paure combattendo la vecchiaia con l’apparenza, le malattie con l’illusione e la pazzia con l’originalità. Invecchiate e apprezzate ogni ruga del vostro viso, ammalatevi e curatevi con la speranza, non siate originali perché pazzi, ma pazzi di originalità non abbiate paura della morte, ma della vostra incapacità di meritarvi la vita.
    Io sono Ensitiv, un viaggiatore e un narratore; muoio ogni giorno e ogni giorno torno tra voi per raccontarvi cosa ho visto e cosa ho scoperto, non spetta a me giudicarvi, ognuno di voi sarà il primo giudice di se stesso. Che io sappia o non sappia leggervi l’anima è secondario, che sia uno dei pochi viaggiatori coscienti e marginale, che spesso veda il futuro è quasi dannoso. Io dovrò solo essere lì, pronto a stringervi la mano e a regalarvi un sorriso; che siate Vivi o Morti, per me non fa nessuna differenza.
    Sezione A Accetto il regolamento

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  9. -Dammi un Nome-
    Sono l’evento che sancisce la purezza dell’ Amore. Sono il piacere della Mente e la comprensione dell’ Esistenza. Sono la sconfitta delle paure e la nascita dei Ricordi. Sono il male assoluto della Materia e l’estasi dello Spirito. Non ho rivali, non ho concorrenza, sono l’essenza pura del tormento e del godimento. Sono la fonte della Sapienza e la meta dell’ Ignoranza. Sono la luce della Ricerca e il buio della Sostanza; sono la Calma della tempesta e la bufera della Quiete. Sono il foro nell’ Universo e il nascondiglio nella Terra. Chi mi sente mi Odia, chi mi vede mi Ama. Tu che sei passante tra l’odio e l’amore dammi un nome perché la gente mi brami o mi tema.
    Sez.B Accetto il regolamento

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  10. -Sembra un giorno qualunque-
    Sembra un giorno qualunque di un estate afosa… dove una stella apparsa inaspettata che ho quasi toccato con le mani… tanto era bella! Più cercavo di sfiorarla, più era irraggiungibile… Da tanto non piangevo… il pensiero di quella stella che all’ alba appare in tutto il suo splendore, mi da la forza di continuare questa strana vita, dove ogni desiderio sembra dover morire con le nuvole che porta ll vento, allora guardo il cielo, come un pittore cerco di dipingere quello che mi resta: L’amore ! Sei Tu che ha lo stesso profumo delle rose….
    Sezione A Accetto il regolamento

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  11. -NON SONO PIÙ QUELLA…-
    Ancora bambina
    per poter dire: ti voglio bene
    avere una carezza
    simili a quando
    sfogliavo le pratoline.
    Scalza nel prato
    coi raggi che davano
    colore all’alba,
    il ricordo quando
    prendevo l’acqua
    alle fontanella,
    e mamma aspettava
    col rosario in mano,
    le brocche sulla panchina in basalto…
    Passa il tempo
    E io non sono più quella…
    Sezione A Accetto il regolamento

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  12. Il dramma del silenzio.

    La vita ti offre la luce quando arrivi a toccare la terra e dopo quella stessa luce diventa una piccola fiamma di lanterna che lentamente cerca il suo riposo. Così venni al mondo io! Figlio di famiglia contadina con ambizioni diverse dalla conduzione di un fondo rustico. Ma pur volendo dedicarmi agli studi, mio padre cercò di ostacolarmi e cercò in tutti i modi di farmi cambiare idea. Ormai deciso,lasciai casa mia per frequentare il liceo e nel pomeriggio mi dedicati a dei lavori per mantenermi. Lunghi e tristi anni ho visto passare davanti a me fino alla sospirata Laurea in Lettere e Filosofia. Sembrava tutto procedere per il verso giusto ma la strada si presentò ripida ed io sempre più stanco. La luce della vita piano piano perse il suo colore: mi ammalati di una grave malattia. Tornai a vivere dai miei,avevo bisogno di abbracci,di calore ma tutto sembrava così tanto diverso,come se tutto fosse congelato; no, ero io che avevo perduto il senno ormai amavo essere un gabbiano fermo li aspettando il miracolo mai avvenuto. Oggi sono in una riga del mio dramma nel silenzio.

    Sezione A Accetto il regolamento

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  13. Sez. A accetto il regolamento.
    “La scelta”

    Mentre un fremito
    Espande gli alveoli
    Del mio respiro
    Tremo al pensiero
    Delle mire celate
    Dietro frasi sussurrate appena
    Il tempo
    Severo controllore
    Amplifica i prospetti
    Ricoprendoli di luce nuova
    Fede e fiducia
    Barcollano
    Ammirazione e stima
    Vacillano
    Nell’ antro dei ricordi
    Dolore e remore
    Si accaparrano 
    Gli ultimi atomi
    D’ ossigeno
    Progetti salgono
    Come palloncini variopinti
    E restano a farsi rimirare
    Un po’ a mezzaria
    Colorando l’ orizzonte
    Prima di Svanire
    Come coriandoli
    Chiudo un istante gli occhi
    Stanca di questa farsa
    Il peso dei polmoni
    Mi rende la gola riarsa
    Trangugiata ogni
    Declinazione del tuo verbo
    Ansimante mi chiedo
    Se vinco o perdo
    Non ho risposte
    Impacchettate
    Solo domande
    Dubbi e interrogativi
    Accartocciato nelle tasche‎
    Dei tuoi pantaloni
    Gessati
    Non fai timore
    Che al mio animo
    Onesto
    Tragicamente contratta
    Nel vano tentativo
    Di ritrovare l’ equilibrio
    Non mi arrendo
    Non demordo
    Stringo il morso
    Come cavallo imbizzarrito
    Ti trasporto sul dorso
    Carponi 
    Recalcitrando
    Pur di respirare
    Se di umanita’ ti veli
    Potresti anche farmi pena
    Mentre il tuo sorriso Ipocrita
    Prova a curvarmi la schiena
    Minacce, Direttive
    Atti di imperativo dominio
    Solo cio’ sai fare
    Dal basso del tuo essere
    Sempre in cerca di potere
    Ma hai messo il tuo scettro nel posto
    Sbagliato
    Non Saro’ il tuo nuovo gioco
    Non il mio animo
    Nuovamente distrutto.
    Di falsita’ mi hai ricoperta
    Un tempo 
    Come un panino 
    Con un tovagliolo di carta
    Prima di mangiarmi
    Non ho piu’ nutrimento Ora?
    Cosa vuoi ancora?
    No!
    Non lo voglio sapere!
    Voglio solo volare leggera
    Come una piuma
    Allietata da venti di speranza
    Folate di onesta’, complicita’ e amicizia.
    Rivoglio il fiato
    Che mi hai rubato
    Fresco e tonificante
    Io vincero’
    senza trucchi e sotterfugi
    Né disonesta mano
    Che mi guida
    Torneró finalmente
    a respirare.
    ‎Mai piu’ aria malsana
    Nei miei bronchi!

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  14. DAVANTI AI SOGNI CHE MUOIONO

    Davanti ai sogni che muoiono
    hai ancora il coraggio di restare.
    Tu sei speciale
    perché hai superato
    tutti gli inganni che partoriva la mente.
    Ti sei nutrito di te stesso,
    hai lasciato fuori
    le voci che ti chiamavano.
    Hai permesso ai silenzi d’invaderci,
    adesso però
    siamo pronti a vivere,
    abbiamo ignorato gli ostacoli
    e meritiamo la giusta ricompensa.
    Possiamo allontanarci da quei luoghi
    dove eravamo qualcun altro,
    liberarci da quello che è nascosto
    dentro di noi.
    Abbiamo fatto un favore
    alla nostra inettitudine
    mettendoci a sedere
    davanti alla porta delle incertezze,
    aspettando che il sole si levi
    e ci chiarisca
    dove stiamo andando.
    Ma ascolta,
    non avere fretta,
    c’è ancora tempo per decidere
    se vogliamo camminare
    o fuggire via.

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  15. ” Anch’io come te ”

    Anch’io come te
    me ne starò
    seduto,
    sulla panchina
    solitaria e
    stanca,
    sotto un lampione
    senza sorriso,
    abbandonato
    nel grigiore degli
    anni.
    Anch’io come te
    parlerò al
    vento
    e canterò come
    un folle
    senza applausi;
    osservero’ il
    tempo cingermi
    il collo ,
    una vecchia
    sciarpa fatta di
    interminabili
    ore.
    Anch’io come te
    avrò nella mente
    il vuoto,
    dei bauli già
    rubati
    dei miei sensi.
    Io come te
    a rincorrere i
    respiri,
    a coglierne
    gli ultimi palpiti
    e salutare l’alba
    sperando di
    rivederla
    ancora.

    Sez. B Accetto il regolamento del concorso

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  16. Senso unico

    Con lo sguardo rivolto verso il cielo,
    cerco un segno ma non so dire cosa,
    un miracolo che scacci questo velo
    che offusca questa vita disastrosa.

    Un segno che possa cancellare
    col perdono i miei peccati,
    devono essere stati tanti, da creare
    intorno a me un girone di dannati.

    Bussano alla mia porta, la miseria
    accompagnata dalla malattia.
    Andare avanti è diventato cosa seria
    sogno ogni notte di andar via.

    Sogno di arrivare in paradiso
    per cercare un poco di attenzione
    poter trovare la pace e un sorriso
    che porti via la mia disperazione.

    La fortuna non mi ha mai baciato,
    da me è passata sempre più lontano,
    mi ha scansato come fossi un appestato
    nella mia vita ho pregato invano.

    Il tempo passa e aspetto ancora
    che finisca il martirio e il dolore
    sperando di arrivare all’ultima dimora
    e potermi finalmente riposare.
    Chisu Bruno
    Accetto il regolamento.

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  17. Sezione B – POESIA
    Pablo Paolo Peretti

    PENSANDO AL TUO ADDIO
    La lunga estate
    si portò via il sorriso
    dell’averti perso
    dietro un gelato sciolto al sole
    in una spiaggia deserta
    di ombrelloni e bagnanti.
    E fumavo
    pensando di smettere un giorno
    come lo smettere
    di pregare davanti all’immagine del tuo viso scomparso.
    Le ceneri della bella stagione
    erano diventate
    le prime corte, fredde e umide sere di novembre.
    La mia allegria si sposò con il destino
    immalinconendomi
    come il fumo triste e azzurro di questa sigaretta
    che finita
    mi brucia le dita e non mi fa più male.
    _Accetto il regolamento-

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    • SEZIONE A- accetto il regolamento

      Storia d’amore tra una strega e un vampiro

      PENSIERI DI STREGA:
      Ritornata a casa
      ho riacceso il fuoco
      della mia maledizione.
      Riti magici e amuleti strani
      non hanno rimarginato l’impronta dei tuoi denti.
      Il cuore è un tamburo e mi vorrebbe più buona.
      Sono una strega-stregata:
      stregata da te…
      Ho ritrasformato in uomini
      migliaia di rane.
      Le ortiche si sono fatte margherite.
      I pipistrelli rondini bellissime…
      Persino il cielo s’è degnato di sorridermi.
      Persa tra i boschi
      sogno la sera e poi la notte
      e poi il tuo viso bianco
      il tuo odore di antico
      che mi parla della tua e mia dannazione.
      Non ho più poteri strani senza te.
      Qualcuno mi ha umiliata chiamandomi santa.
      Le mie forze scorrono nel tuo sangue
      nella mia prossima morte
      il dono supremo di un amore diverso…

      PENSIERI DI VAMPIRO
      Lo strano sapore del tuo sangue
      m’ha tenuto sveglio durante il giorno.
      Avrei sfidato la luce
      per averti un pò di piú.
      Bere da una strega
      è come dar vita a un incantesimo mai desiderato.
      Da secoli pensavo solo a rubare cuori
      senza curarmi del mio.
      E qui solo
      nella mia bara attendo la notte
      perché il giorno fa male…
      …e di notte divento il tuo lenzuolo
      la tua lussuria, il tuo brivido, il tuo domani
      dipinto in un nero luminosissimo.
      Odio e sono geloso
      della vita dei comuni mortali
      che ignorano il dolore di un vampiro.
      Ma ai dolori
      noi bestie delle tenebre
      ci si abitua…
      Non dormire amore mio
      siamo prossimi al buio…
      Le notti dei cattivi
      possono attendere
      abbiamo catene arrugginite
      da lasciare nelle nostre celle di tanti anni fa.

      PABLO PAOLO PERETTI

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  18. Francesco Paolo Catanzaro
    Poesia B
    Terrorismi

    Il mio Dio non riesce a comprendere
    perchè si uccide
    invocando il suo nome.

    Non esiste religione
    che possa propagandare l’odio
    e parlare d’amore.

    Nei nostri quotidiani terrorismi
    siamo calici vuoti
    e libri profetici
    che dettano apocalissi.

    Intanto bambini, donne anziani
    giacciono sull’asfalto
    inconsapevoli vittime di una guerra
    che colpisce vigliaccamente i civili.

    Dentro il cuore dei nostri sicuri nidi
    fra le schegge della nostra fragilità
    di creature che si odiano
    nell’ipocrisia di un attimo d’infinito.

    Accetto il regolamento del concorso.

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  19. ROSELLA LUBRANO

    ” INNO ALLA VITA ” SEZIONE A

    O uomo, volgi lo sguardo intorno e vedrai innumerevoli motivi
    per sperare e vivere.
    Lasciati cullare dalle brezze più chiacchierine che spettinano
    i tuoi pensieri, sorprenditi davanti alla magia di un cielo trapuntato di stelle,
    assapora dentro di te la grandezza e la sublime bellezza del Creato.
    La felicità è un cammino che inizia da piccoli, non ha bisogno di
    eventi eclatanti ,la puoi cogliere in un tenero filo d’ erba, in una goccia
    di rugiada, in una farfalla che si posa sulla tua mano, in una rosa del
    tuo giardino.
    Magia di spazi aperti davanti a te, apri la mente, dai ossigeno al cuore,
    ricordati che tu non sei un’ isola ma in te convivono tanti arcipelaghi ,
    che aspettano solo ponti d’ Amore.
    Ascolta…..ama…..lotta…..vivi nella gioia e nel dolore….albe accese,
    tramonti ineffabili coloreranno la tua anima nel caldo abbraccio
    dell’ Infinito, sentirai dentro di te l’ essenza dell’ Universo e
    comprenderai di essere unico e irripetibile !

    Accetto il regolamento del concorso.

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  20. ROSELLA LUBRANO

    ” IL RESPIRO DEL MARE ” SEZIONE B

    Ho chiuso gli occhi
    per carpire l’ essenza
    di quell’ eterno movimento,
    sussurri primordiali
    incantano le mie emozioni,
    cingendo la mia fronte
    d’ argentea freschezza,
    canto di sirene sale,
    al chiaror della luna
    nella notte
    increspata di stelle.
    E rimango qui,
    assorta sulla riva,
    gli occhi tremuli,
    a rimirar l’ orizzonte,
    contando le conchiglie ,
    una a una,
    come le stagioni della vita.
    Aspetto di viverti ancora,
    occhi negli occhi,
    cuore sul cuore,
    azzurreggiando desideri
    tra i drappi di Sirio,
    nel tuo cercarmi,
    nel tuo volermi,
    nel tuo morire di me,
    tu, che sei armonia,
    frammento di quell’ eternità
    che ci abbraccia
    nell’ incanto dell’ Universo.

    Accetto il regolamento del Concorso.

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  21. Frankie Fancello
    “Nel mezzo del cammin di nostra vita desiderai parlarti dei temi comuni che ci separavano.”

    Ci troveremo ancora una volta
    sporchi
    di poche espressioni rimaste

    siamo edifici costruiti da schiavi d’Egitto
    sotto l’arco della vittoria risorgeremo
    zoppicando

    sullo sfondo della guerra mondiale
    di quel che succede fuori
    ci importa molto
    ma adottiamo
    ritmi differenti di evasione

    e come il poeta russo
    mi armerò di canzoni
    da schiacciare sui visi

    ho cose dentro
    capaci
    di annientare nazioni

    ogni cosa illuminante è contestualizzata

    il verbo s’impreca
    e grosse montagne
    s’innalzano fino allo spazio
    davanti a te
    per vederti al dettaglio
    sul selvaggio pianeta blu

    puntino inesplorato
    che esiste

    non riesco ad esaudire

    ho ben presente i gesti
    i no detti d’affetto
    l’aggettivo “moltissimo” sussurrato

    aprile è meno caldo del solito quest’anno

    piano piano
    le parole diventano attaccamento
    o sovversiva difesa

    la libertà è difficile
    e per questo, a volte,
    è semplice imitazione.

    Sezione B accetto il regolamento

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  22. “Il nostro mare (dei sardi)”

    Voglio ricominciare a sognare
    attraverso lo sguardo che si perde
    nella rara bellezza di queste acque,
    le mie, le nostre.
    Sguardo mai pago, mai stanco
    di una immensità che sempre incanta
    e incalza di pensieri di pace, di forza,
    di magico sentire.
    Noi, gente di un passato
    che solca la pelle col suo tratto inconfondibile
    di vento, di luce impressa sui volti
    che non sanno più sorridere;
    vedere un domani ormai troppo incerto,
    nero e ingiusto come questo tempo
    di assurdità immaginate e vissute.
    Voglio illudermi nel mutamento
    dell’esistenza storta, vilipesa e svenduta
    per pochi soldi o spietati giochi del destino,
    che tarda a farsi di nuovo roseo.
    Voglio credere che esista la felicità
    anche qui, in una terra di millenni
    incisi sulle rocce dei deserti di speranza,
    dove muore l’ultimo respiro
    di combattenti sconfitti.
    Respiro che riempie e nutre le vene
    di quest’aria pura, l’unica che riconosco.
    Gocce d’amarezza cadono dagli occhi,
    che non possono smettere di guardare,
    non possono chiudersi; mentre un ricordo
    inatteso e gioioso mi regala un sorriso,
    e quella strana voglia di vivere
    invade il cuore.
    Soltanto davanti a questo mare
    riesco ad accorgermi di esserci ancora.

    Lorena Ghironi
    Sez. B poesia
    Accetto il regolamento del Concorso

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  23. -A sangue freddo-

    Una sera stavo studiando nella biblioteca di scienze politiche. Era abbastanza tardi, ma avevo l’esame il giorno successivo. Pace assoluta, silenzio, concentrazione.

    All’improvviso sento delle urla, e pensai a qualche studente impazzito a causa del caldo. Poi, inaspettatamente (e del tutto inatteso) un tizio malconcio entra nella biblioteca con una pistola in mano.

    Mi guarda, ed io lo guardo. La vita non mi è passata davanti, ero rimbambito dallo studio, non pensai a nulla. Poi il tizio continualo’ a camminare, andando verso il bibliotecario. Cominciano ad urlare, io ero talmente fuori che nemmeno azzardai la fuga, ricominciano pazzamente a studiare. Si trattava di una vecchia contesa per un parcheggio, ed il bibliotecario non era affatto preoccupato per la presenza della pistola. Dunque il potenziale stragista se ne andò.

    Io resto con la testa sul libro, in balia di pensieri sconcertanti. Il bibliotecario si avvicinò, e mi chiede se avevo avuto paura.
    “Un pochino…” Gli dissi.
    “Vieni… andiamo a bere un’aranciata…”
    Non me ne accorsi, ma la mano destra tremava come.figlia al vento. Dovetti bere l’aranciata con una cannuccia, pensando che non mi avrebbe mai creduto nessuno.

    Sezione A Accetto il regolamento

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  24. -I ricordi di mia madre-

    Macchine da scrivere, fogli e calcoli,
    cene, sorelle, funzioni pomeridiane,
    marito al lavoro, sino a sera,
    figli sempre più vitali e dispotici.
    Medicine amare, dolci e regali,
    scarpe, rosari, gioie e dolori
    ogni elemento si compatta, costante,
    in questa nuova luce appropriata.
    Ecco dunque il camino, il fuoco ti calma
    e la mente ritorna a giorni lontani,
    quando eri una bambina scalza
    e tutto sorrideva senza compromessi.
    Eccoti piccola nella polvere serale
    tra i visi semplici del tuo vicinato,
    gli uomini seri, cantano in limba,
    le donne, assennate, discutono calme.
    Ora sei accanto a tua madre
    stoica sui campi vestita a lutto,
    rivedi la moribonda strada campestre,
    le zappe, le vigne tinteggiate di rosso.
    Eccola nuovamente l’Estate, e tuo padre,
    che scende dal carro nella calma serale,
    pelle scura e fucile sulle spalle,
    un rosa velato si stende sulla valle.
    Ripensi ai balli, alle feste paesane,
    colori accecanti, ma sempre più lontani,
    visi d’amiche che hai rincontrato
    ricordi gli occhi azzurri dell’uomo amato.
    Passeggi silenziosa per nuove strade
    ed un vento pacato ti scuote le spalle,
    ricordi i secondi dei nostri primi giorni,
    quando ho camminato, la prima volta che ho parlato…
    Eccoti magicamente in braccio a tua madre
    dinanzi all’ampio camino di un tempo,
    vedi passare tuo padre, gli vorresti parlare,
    ma lui ti sorride e scompare di nuovo…

    Sezi. B Accetto il regolamento

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  25. Sez. B Accetto il regolamento

    il senso di dio sulle acque

    ed ora mi spiego il segreto dell’immortalità
    da che ho ti scovato è sorto il Sole del sempre
    una forza arcana mi fa levitare su
    capisco come dio aleggiava sulle acque
    ed ora capisco
    il senso di dio sulle acque

    curucururù naranaranà yeh
    durudurudù laylalaylalà uoh

    nel silenzio che sa parlare
    si cela una magia universale
    tutto è chiaro agli occhi dell’amore
    non si deve nemmeno dire
    basta il solo saper guardare
    ad occhi chiusi
    e tutto è chiaro
    agli occhi dell’amore

    ed ora che sei qui
    piccolo seme dentro me
    crescerai come albero dai fiori blu cielo
    inebrierai il mio spazio col profumo dell’oceano
    mi donerai il frutto più dolce che abbia mai tastato
    sarai la mia droga
    sarai il mio riposo

    curucururù narannaranà yeh
    duruddurudù laylallaylalà uoh

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  26. Maurizio Olla
    Sezione B Poesia
    Titolo: “Profeti diversi”

    Se c’é chi é luce se c’é chi é acqua se c’é chi é parola
    io voglio essere silenzio.

    Silenzio
    che tutto ascolta e nulla giudica tutto ricorda
    e tutto serba.

    Silenzio che rispetta
    che alle parole dell’altro cede il posto.

    Silenzio
    che si fa riempire per poter con l’altro nella gioia costruire.

    Silenzio che si fa dono
    e nell’altro si dimentica.

    Silenzio non di vuoto o di indifferenza
    ma che vuole
    che il compagno trovi
    la luce, l’acqua, la parola già dentro di lui.

    Accetto il regolamento del concorso

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  27. Corrado de Bari
    Sezione A (Racconto poetico)

    DUE DESTINI

    Inconsapevoli di un destino avverso
    ognuno con il suo carico di emozioni
    gioie, speranze per un futuro diverso.
    Ignari, giovani esistenze, mentre
    stavano andando incontro alla morte
    che non risparmia nessuno
    e non c’è peggior sorte
    che finire la propria vita
    in un istante, in un attimo
    come se non fosse mai esistita
    perché ora sei soltanto un nome
    su un foglio di carta
    una vittima come gli altri
    per curiosi e scaltri
    che invocano giustizia
    ma solo il tempo
    ci farà comprendere
    se erano vere promesse
    o sete di notizia
    Uno schianto, un botto
    e tutto è finito.
    Le urla, i pianti
    le richieste di aiuto
    eppure si son mossi in tanti
    anche gli abili soccorritori
    sono rimasti impietriti
    davanti alla tragedia
    ed ai suoi orrori
    Due treni, due destini
    ognuno con la consapevolezza
    che la loro strada fosse
    libera da oggetti o affini
    Unica, un solo binario
    un viaggio ordinario,
    peccato però
    che a pensarlo
    fossero in due.

    Per la tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016
    Accetto il regolamento del concorso

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  28. Corrado de Bari
    Sezione B (Poesia)
    Accetto regolamento del concorso

    LA FINESTRA DI PIETRA
    Volevo che fosse bellissimo
    insegnarti le gioie della vita
    promotore di attese e conquiste
    ma oggi mi sembri lontanissimo
    Forse perché il tuo evolvere
    ha rivelato il tuo diverso essere
    Vi è una finestra di pietra
    davanti ai tuoi occhi
    vi è un flebile raggio di luce
    che vi penetra
    E’ il filo della speranza
    quello che con te percorro da anni
    arginando ostacoli
    dissipando i nostri affanni
    Mi sorprende la tua forza
    la tua ostinata tenacia
    quel tuo venir fuori
    quando sembra che il tuo mondo taccia
    Ami la gente e la gente ama te
    ma non sempre quello che cerchi
    è vicino a te
    Lo vedo dai tuoi occhi sfuggenti
    dalle righe di lacrime
    che lentamente scivolano
    come gocce pendenti
    Come non posso amarti
    se sei un essere meraviglioso
    che tocca il mio cuore
    e le corde di quest’anima
    protesa ad idolatrarti
    Volevo che fosse bellissimo
    e forse lo è.

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  29. -A v v e n t u r a-

    Voglio scrivere per volare
    voglio scrivere per narrare
    perché il mondo or mi dice
    fammi d’oro una cornice .

    Poi dipingo con i colori
    i ricordi miei e gli amori
    anche se son finiti male
    sotto il freddo maestrale .

    E continuo l’avventura
    anche se la vita è dura
    sono pieno di pazienza
    dopo tanta sofferenza .

    Qualche nube c’è ancora
    l’esorcizzo con l’aurora
    che nel cuore mi sorride
    mi abbraccia e benedice .

    Tante volte lei è venuta
    saltellante scarpe e tuta
    per donarmi la bellezza
    e del nuovo la freschezza .

    Mi dice corri sui prati tuoi
    segui quel filo tra corridoi
    non rinnegare il tuo passato
    anche se triste e sfortunato.

    Sezione B -Accetto il regolamento-

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  30. -I L P O N T I L E-

    Ora l’acqua è color oro, il pontile senza decoro di italiana disonestà
    d’ignominia e di viltà. Solo il faro ancor resiste, mira il mare divien triste
    già crollato è quel pontile, come io e la mia bile . Tutto è morto tutto tace, non si fanno più le brace, bilancioni abbandonati, i miei giorni ormai andati. Non volano più gabbiani, già mi tremano le mani, sono prossimo alla fine come effimere bollicine . E penso alla ricchezza,
    all’umana efferatezza, all’avarizia all’egoismo, al futuro e terrorismo.
    D’essere qui non mi pento nonostante il male sento solo nostalgia e tenerezza, tanto amore e freschezza .

    Sezione A – Accetto il regolamento

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  31. Martina Lorai Meli
    Partecipo sezione B poesia
    Accetto il regolamento

    Il mondo ama il mare della noncuranza
    di grida mattanza 
    sulla lapide addio son morto soldato 
    Ero donna ,Omosessuale,Immigrato: 
    Il mio nome Era Emarginato. 
    Sono stata Una donna stuprata,
    Un bambino Violato,  Un diverso incompreso,
    Seviziato,Picchiato,umiliato

    Non avete sentito Il dolore
    Non avete curato Quel male
    Il giudizio alimenta il rancore
    Se cerchiamo soltanto Parole

    Frasi fatte ma senza capire
    Di ogni anima Il senso e l’ orrore
    Questo mondo Pretende ubbidienza
    Mentre giudica La tua coscienza

    Sempre giusto O sbagliato Il finale
    Sfumature di grigio Non trovi
    Siamo bianchi, Siam neri, Siam fuori
    Siamo zingari in mezzo ai rottami

    Non ci chiamano per nome Siam numeri Umani
    Siam soltanto le greggi del business
    Di un moderno schiavismo
    Pascoliamo sui prati del ‎consumismo
    che porta al macello Siamo carne d’ asporto
    Che non pensa che ai soldi e al successo
    Devi solo seguir la corrente
    Omologarti al sistema per non farti male

    Sempre giusto O sbagliato Il finale
    Sfumature di grigio Non trovi
    Siamo bianchi, Siam neri, Siam fuori
    Siamo esuli In fondo a una nave

    Non ci chiamano per nome
    Siamo solo animali a due zampe
    Immolati all’ altare del business
    Per portar capitale al potere

    Siam tenuti alla catena
    Nelle gabbie mentali che ha imposto il sistema
    Siam nutriti e vaccinati
    Pronti ad essere sacrificati

    Non abbiamo sentito il dolore
    Non abbiamo curato quel male
    Ora restano solo parole,
    Frasi fatte  di solo rancore Che vomita il male:
    Ora resta il finale
    Stiam seduti a guardare
    Mentre mettono fuoco al futuro
    Mentre inquinano le nostre acque
    Ma possiamo seguir la corrente:
    Fare finta di niente!

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  32. Sezione B (Poesia)

    Accetto il regolamento del concorso

    Titolo: Tiranno

    Il rancore si palesa,
    muove i suoi passi
    con astuzia si plasma
    in una fune distesa,

    Poveri cristi
    incoscienti tirar vanno
    un capo, avviata fu
    la trappola dei moralisti

    Bianco tentatore
    con fameliche mani
    resistenza all’altro capo oppose,
    tesa da crear calore

    Suda la corda,
    respira pensieri autocrati,
    il limite raggiunse
    in un botto si scorda

    Risuona l’innocenza,
    spezzata dalla mentalità
    bastarda, dai troppi silenzi
    e urlanti invocano coscienza

    Decade l’animo buono,
    inesistente la redenzione
    alla belva egoista nei valori,
    egoista nel perdono.

    Alessandro Borghesi

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  33. Marisela Moreno Pérez
    Sezione B
    Accetto il regolamento

    FELICITÀ
    Bisogna vivere l’estate,
    vivere l’autunno,
    vivere ogni inverno
    e vivere anche la primavera.

    Vivi ogni qual nuova danza,
    come puoi vivere
    una qualsiasi e alquanto
    piacevole nuova maniera.

    Vivi il sole, vivi le stelle,
    vivi la luna.
    Vivi la penombra,
    e vivi anche la tua ombra.

    Vivi il mare,
    vivi il fiume
    e vivi la montagna.
    Vivi la neve
    e vivi pure la maestosa pioggia
    che ti bagna.

    Vivi l’amore,
    vivi la felicità,
    vivi la vita e ognuna
    delle sue tante beltà.

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  34. MARA SPOLDI

    Sez. B (poesia)
    Accetto il regolamento del concorso

    “GRANDIOSO SILENZIO – LETTERA DALLO SPAZIO”

    Vedi la terra
    laggiù
    verdeggianti le zolle, veleggiano
    un poco ambrate
    e quelle glaciali, quasi argentate.

    Paiono zattere, nell’azzurrato
    caduche barche
    nel blu d’una sfera
    d’un mare, pacifico pare
    dall’atmosfera.

    E l’umana vita? Neppur si ravvisa;
    non ne distingui, il brulicar di genti
    inesistenti.

    E allora cos’è, quel frastuono che fanno
    se vi sei dentro? Si dannano.

    Quassù, nel grandioso silenzio
    par idiozia
    l’iniquità, de la gente mia.

    Qual indomita violenza
    nell’assenza di coscienza
    e qual senso, di quell’ego dilagante
    che neppur compare, sulla carta spaziale.
    Ma che vuoi conquistare?

    Piccolo uomo, il solo successo
    è tenersi, per mano
    intensi
    alleati
    coscienti
    ch’il sol universo che puoi afferrare
    è l’amore immenso,
    nell’ironia d’un mondo
    dove l’uomo, da quassù
    neppur traspare.

    Dall’immenso spazio, solo mare.

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  35. ero li, in compagnia della luna, mia unica e sincera amica, a mirar l’immensità del mare, e poi… all’improvviso, delicate mani, accarezzarono il mio viso, tutto tacque, i miei occhi, si erano già persi nei suoi, in un attimo, gli avevo donato, metà del mio cuor. m’innamorai di lei, dei suoi capelli, che sembravano danzar nel vento, m’innamorai delle sue labbra, tanto da strappargli un bacio, m’innamorai di una fanciulla, per me la più bella, una rosa senza spine, ma come le favole, al nascere del sole, lei si dileguò, come fosse un miraggio, ed io rimasi solo, aspettandola tutt’ora, in compagnia della mia adorata luna.

    Sez. A Accetto il regolamento

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  36. che ne sarà di noi?
    foglie nel vento,
    amanti di noi stessi,
    prigionieri di un tempo,
    che ormai non ci appartiene.

    seguiamo la scia dell’amore,
    noi folli innamorati,
    mentre intorno,
    la vita continua,
    senza noi.

    che ne sarà di noi?
    piccole fiamme,
    ardenti di passione,
    ma vuote d’ogni altra cosa,
    anime dell’inferno.

    non lo so cosa ne sarà di noi,
    ma so che l’amore che ci avvolge,
    appartiene ai nostri cuori,
    e finchè li sentirò battere,
    io continuerò ad amarti.

    Sez. B Accetto il regolamento

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  37. Giuseppina Carta
    Neet
    Sorgono
    dalle ceneri del mondo moderno
    disorientati, alla deriva,
    tacciati da incapaci.
    Ascoltano in silenzio
    il caos del mondo
    lasciando impronte
    di passi smarriti
    inutili per la società.
    Storie slegate
    bloccate dal grigio presente,
    da mille transenne,
    in un limbo di inattività.
    Il futuro
    brucia come fuoco,
    un masso granitico
    sbarra la strada
    che triste realtà.
    Pesano come zavorra
    ma non chiamateli
    generazione perduta
    sono figli della società.
    Signori! Il terzo mondo è qua.
    sezione b
    accetto regolamento

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  38. ANDREA CASTIGLIONI
    SEZIONE B POESIA

    QUANTE COSE DA DIRE

    E che dire
    della mia anima inquieta
    che da tempo
    si nasconde timida
    dietro occhiali scuri?
    E che dire
    della tua anima esuberante
    che ha ridato alla mia
    la forza
    di guardare la luce?
    E che dire
    delle nostre anime
    che hanno fatto l’amore
    avvinghiate nel piacere
    mentre i nostri corpi,
    ambigue comparse,
    seguivano la scena
    da spettatori?
    E che dire
    di te
    che hai raccolto
    i cocci
    delle mie ossa rotte
    e le hai incollate,
    con sapiente pazienza,
    della tua erotica saliva?
    E che dire
    dei tuoi sguardi
    che in una notte
    di mezza estate
    mi hanno
    accerchiato l’anima?
    Quante cose
    ci sarebbero da dire,
    ma sono muto
    mentre
    mi spogli della mia pelle
    e mi vesti
    dei tuoi sogni.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO

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  39. Gabriele Poli

    E quando, ancora incerto, il respiro ti esce a stento;
    quando le speranze ti paiono oramai illusioni;
    quando il sogno sembra mutarsi in incubo;
    quando credi di aver perso tutto, anche l’amore;
    quando, sconsolato, non scorgi futuro,
    guarda dentro di te.

    Se impari a cercare, allontanando le malinconie;
    se scruti con calma nel tuo cuore;
    se regoli il respiro e pensi al bimbo che eri;
    se accarezzi i tuoi pensieri;
    se coccoli la tua anima,
    guarda dentro di te.

    Capirai di poter vivere anche senza l’amore.

    E l’amore giungerà.

    Sezione B Accetto il regolamento

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  40. Concetta Salituro

    sezione B poesia

    VESTO L’ANIMA

    Sto tentando di
    vestire l’anima…
    cerco per lei un abito
    nuovo
    unico
    che non abbia eguali…
    lo cerco ricco di merletti
    ricco di pizzi…
    uno che sia romantico…
    il colore deve essere
    celeste
    come il cielo sereno.
    Con striature bianche
    come il colore della luna.
    Tra i capelli un nastro
    che sia luminoso
    come quando ti tuffi nel sole.
    Sull’abito ci voglio gli
    strass
    non i soliti
    ci voglio le stelle…
    è l’abito con il quale
    aspetterò Lui
    il Signore del Creato…
    quando arriverà
    la mia anima sarà
    pronta
    senza macchia
    e mi lascerò condurre
    come una sposa…
    quell’abito dovrà rendere
    ciò che l’amore significa.

    ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO

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  41. Sergio Bibbò

    Sezione A LA PICCOLA SCUOLA

    Accetto il regolamento

    TITOLO: Perché sono importantissimi i Corsi Serali

    Sono un insegnante di un Corso Serale. La “Buona Scuola” vuole rendere piccola la scuola e soprattutto al Serale dove lavoro. Il Corso Serale lotta contro la dispersione scolastica riprendendo adulti che in passato non avevano completato il proprio percorso e che si vogliono rimettere in gioco per vari motivi ma anche giovani che al diurno avevano perso motivazioni e hanno ripreso gli stimoli proprio qui. Perché non è mai troppo tardi per riprendere a studiare, perché non si deve mollare mai e perché noi insegnanti dobbiamo dare stimoli altrimenti chi?!? La scuola come la Storia è grande maestra di vita ma la vogliono fare piccola!

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  42. Sezione A

    Simone Colonna

    Accetto il regolamento

    “Il triste Rugo”

    Come ricordava ogni 2X3 il pur valido Cicerone, vivere non è poi così necessario; necessario è invece, e davvero, origliare. Origliare le chiacchiere altrui. E io, lo confesso, ho origliato. Oggi alla bocciofila della parrocchia di Sant’Atanasio è giorno triste. Il torneo interparrocchiale si approssima come la cataratta in autunno e al team di Sant’Atanasio proprio sul più bello viene meno il Rugo. Leggera ipertrofia prostatica ma tanto colesterolo “bbbono” a inondargli le arterie femorali, Raffaele Ostini detto Rugo, anni 76, vedovo, vescovo e martire, è per tutti il mago dell’accosto. Lui al boccino non si avvicina e basta. Dopo ogni suo tiro boccia e boccino riscoprono i gusti dell’adolescenziale e anfrattoso atto della pomiciata. Ebbene al Rugo l’accosto sarà un due mesi, sottolineano alla bocciofila, che non gli tira più. Ha perso di precisione, lucidità, freddezza. E di voglia, soprattutto. I saggi della compagnia del Santo Atanasio sanno, e bene, la ragione. Sono proprio un paio di mesi che l’Ostini Raffaele detto Rugo è diventato vedovo anche di badante. Teresa, generosa serba di Novi Sad, è dipartita, asfaltata da un minivan a uso agricolo durante una gita con amiche nella Valpolicella. Senza la compagnia di Teresa, Rugo è un uomo, un vecchio maestro dell’accosto, che s’è perso. Alla bocciofila la conversazione è serrata e frondosa. C’è chi propone l’intervento rapido di una mignotta; chi ipotizza l’espulsione di Rugo dal team per giusta causa. Qualcuno allude alla possibilità di introdurre nella dieta paraottuagenaria dell’Ostini qualche droga leggera. Tutti comunque ritengono necessario coinvolgere le femmine del quartiere, raccolte in comunità nel centro anziani dirimpetto. C’è malumore, agitazione, compassione. Origlio distintamente le loro emozioni. Sto nascosto dentro una fratta con mia figlia Vittoria che scalpita. I bocciofili intuiscono la mia presenza e mi ignorano. Qualcuno sorride a Vittoria, Mario scatarra e Fulvio s’accarezza le olive che gli penzolano sotto al cavallo. E’ tempo di decisioni a Sant’Atanasio. E’ tempo di riservatezza. I vecchi in fila indiana entrano dentro al capanno del campetto. C’è un torneo da vincere, c’è un Rugo da risollevare.

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  43. Barbara De Filippis
    Poesia (B)
    (edita all’interno del mio romanzo breve inframmezzato di poesie dal titolo ‘Te lo saresti mai immaginato?’)
    Accetto il regolamento del concorso letterario gratuito

    Vorrei essere
    trasparente
    perché il cielo mi
    oltrepassi
    e mi riempia
    con le sue nuvole bianche
    e così i prati
    e così l’aria tiepida

    Vorrei essere trasparente
    Vorrei essere niente
    per poter davvero essere
    tutto quello che ho dentro

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  44. Sezione B – Poesia
    Giancarlo Economo
    Accetto il regolamento

    Ero

    Ero nell’aria acidula che respiravo,
    nella tempesta che mi urlava contro.
    Ero nel vento gelido che feriva la mia pelle
    ed ero vento
    ed ero pelle.
    Ero nella pietra che scheggiavo
    per farne utensili ed armi.
    Ero nel fuoco che mi scaldava
    e che cuoceva le carni
    in cui ero.
    Ero nell’arco che con forza tendevo
    e nella freccia che silenziosa sibilava
    portatrice di morte verso colui
    in cui ero:
    cervo, bisonte, nemico.
    Ero nel sangue che copioso sgorgava
    e nell’arida terra che assetata beveva.
    Ero colui che imbracciava il fucile,
    ma ero anche il fucile
    che tonante avrebbe strappato alla vita
    altri me.
    Ero tutto e niente.
    Come posso sapere chi sono
    se non riesco a ricordare chi ero.

    Giancarlo Economo

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  45. Pietro Pani
    Accetto il regolamento
    Sez. B

    Come gli alberi

    Lo sai
    a volte gli alberi parlano
    tra la nebbia
    e nascondono sorrisi di bambini
    Lo sai,
    a volte gli alberi piangono
    in silenzio
    per non far rumore
    con la pioggia
    E hanno mani tese
    che cercano la luce
    Disegnano profili sconfinati
    che abbracciano il cielo
    e col vento sussurrano
    parole eterne
    A voi che conoscete
    la mia solitudine
    chiedo di piangere in silenzio
    A voi che cercate la luce
    chiedo una carezza
    che illumini questa notte

    Pietro Pani Pisu

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  46. Sez A
    Accetto il regolamento e il trattamento dei dati personali

    © Un sogno immenso in una fiaba minuscola.

    Quando sei nata eri nera di capelli, ricci. Sembravi una bambola un po’ esotica. La tua felicità era il mare.

    Nuotavi fino a quello scoglio, temeraria; lì rimanevi a prendere il sole. Un giorno i tuoi capelli divennero bianchi.

    Da allora, raggiunto lo scoglio, canti, fissando l’orizzonte, oltre il quale, intravedi le montagne di un mondo sconosciuto.

    Tu! Brillante di salsedine. I tuoi capelli volano al vento: vanno con la tua voce verso le montagne.

    Chi chiami? … Chi aspetti?…. Cosa dici nel canto?

    Passano anni.

    Il giorno che è oggi ecco….. forse…. un’eco .. non è .. è una voce robusta, lontana.
    “Chi sei?” ti dice,
    “Sirena” tu dici ,
    “Vieni da me”,
    “Non posso: parliamo soltanto…. se vuoi”.

    Parlate. Parlate per anni.

    Il giorno che è oggi lui viene, portato dal sole, dal vento, dal mare.

    “Sei qui!.. Ti insegno a nuotare, mio amico disceso dalla montagna.
    Vieni, entra in acqua… non avere paura… non fare nulla che non ti piaccia… ecco… se saltelli appena, sentirai che l’acqua ti spinge verso l’alto. La senti? Ecco… puoi fare solo così, finché il tuo corpo non si sente sicuro.
    Non c’è fretta, c’è tutta l’estate davanti. Devi solo far passare la felicità dall’acqua nei pori, nel corpo, nella mente”

    Così insegni una nuova felicità tu, bianca e brillante, a un orso bruno, il quale, al mare è venuto per te, ma al mare non vive, né tu cammini in montagna con la tua splendida coda.

    Lui va nel sole che piange.

    E ancora per anni parlate cantando.

    Lui vede nella neve i tuoi capelli.

    Tu nello scoglio il suo manto bruno.

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  47. Antonella Canuti

    Accetto il regolamento

    sezione A -short story-

    Una canzone per te

    “La stagione dell’amore viene e va… La stagione dell’amore tornerà…”
    Linda canta, mentre prepara l’aperitivo per il tavolo 3.
    Franco, seduto al 4, la osserva. Non è bella, ma ha qualcosa che a Franco piace, per questo ogni giorno entra nel bar e, di nascosto, la fotografa.
    Finito di sistemare bicchieri e ciotoline sul vassoio, Linda si sposta da dietro il bancone per andare a servire la coppia del 3.
    Franco è lì, pronto a scattare, non appena lei gli passa di fianco. Click.
    Sono giorni che le scatta una foto al giorno. E’ assurdo, Franco lo sa, ma quella donna ha qualcosa che a lui piace; e Franco è fatto così, se una cosa gli piace, deve prenderla. Ma non vuole aver fretta, rischiare di rovinare tutto con gesti precipitosi, no, Franco ama fare le cose con calma, studiare i dettagli prima di agire, perchè Franco detesta sbagliare.
    Linda sta tornando col vassoio vuoto al bancone. Franco pensa sia arrivato il momento giusto. Si alza, proprio mentre lei si avvicina al suo tavolo. Franco finge di inciampare nella sedia e le si fionda addosso.
    “Ehi, tutto bene?” fa Linda.
    ” Mi scusi, sono un imbranato”
    “Come Tiziano!” ride Linda, mentre se ne torna dietro il bancone con una nuova canzone da canticchiare.
    Sorride anche Franco, appena fuori dal bar. Pensa: “Probabilmente non avrà nessun valore, ma mi piace”, guardandosi la mano destra chiusa a pugno, mentre Linda rovista nel cestello, spostando tazzine e cucchiaini sporchi in cerca del suo braccialetto preferito.

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  48. Sez. A – Short Story
    Giancarlo Economo
    Accetto il regolamento

    Il Kansas a mezzanotte

    Il re del locale era immerso nelle sue elucubrazioni su Dio e sul fatto che si sarebbe pentito solo in punto di morte, pur temendo di dover morire senza averne la possibilità. D’altronde non aveva voglia di perdere tempo ad adorare chi forse nemmeno esisteva.
    Per gli altri avventori stava dormendo, ma lui osservava tutto quello zoo di strani personaggi. Gli piaceva quella puzza di sudore misto ad alcol e tutto il disordine che regnava incontrastato nel suo bar. Del resto si sa, si finisce sempre per assomigliare al luogo in cui si vive.
    All’improvviso le luci si spensero ed uno sparo, proveniente da una finestra aperta, riecheggiò sinistro.
    “Cazzo, ma sempre a mezzanotte?” farfugliò il re, quando al riaccendersi delle lampade vide una sagoma stesa sul pavimento. Cercò affannosamente i suoi occhiali, ma, nel caos che regnava sul bancone, non riuscì a trovarli. Bestemmiò, come spesso accadeva, giustificandosi a voce alta: “Se tutto, nell’universo causa entropia, chi sono io per creare ordine?”.
    Alcuni avventori si affollarono intorno a quel corpo inerte più per curiosità che per altro, ma lui si fece strada a spintoni. Si chinò e la prima cosa che lo colpì fu quell’orrido fiore rosso in mezzo alla fronte. La riconobbe, era la moglie e cosa importava di chi.
    “Cazzo! Questo è il Kansas”.
    Un cliente, forse per allentare la tensione che si era creata in quella stanza immersa nel fumo, mise una monetina nel juke box e la voce suadente di George Michael intonò “Careless Whisper”.
    Fuori, sotto la pioggia battente, il suonatore di violino carezzava, ubriaco, le corde, quasi fossero il corpo della sua amata, mentre, per la prima volta, uno spasmo di gelosia gli lacerava le vene.

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  49. Antonella Canuti
    Accetto il regolamento
    Sez. B

    Riflesso

    Ho visto un giorno che non voleva nascere,
    una notte che lasciava tracce
    ed una linea di confine ormai spezzata.
    La paura ed il coraggio prendersi per mano,
    l’esitazione spinta dall’incoscienza
    e la prudenza calpestata dalla fretta.
    Un’espressione di disgusto, un sorriso compassionevole
    ed uno sguardo triste fare a pugni per averla vinta.
    Ho visto immagini sbiadite rincorrere sogni inespressi
    in un campo di domande e di risposte sbocciate a caso.
    Il fondo del pozzo, senza secchio e senza luna;
    una donna piangere ed una bambina consolarla.
    Ho visto tutto questo e tutto questo in un istante.
    Poi ho guardato meglio ed ho visto che avevo
    una coccinella tra i capelli.

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  50. Sezione A – Short story

    Metafore in strada –

    Non porterò con me l’ombrello, neanche dovesse piovere
    fino alla fine di questa strada dissestata
    e ciò che indosso potrebbe pure inzupparsi di nuvole
    che non sarebbe un patema.

    Con l’ombrello poi, dovrei star dritta come un bastone,
    invece ho bisogno di camminare
    senza dovermi curare di come appendo le gambe alla terra
    per evitare magari un sasso

    Voglio procedere selvatica e le mani le voglio libere,
    metti che trovi un grande fungo sotto il cui cappello voler sbirciare;
    e che dire dei rami bassi? Se m’imbrogliassero il passaggio
    dovrei scansarli dalla faccia
    e con l’ombrello in mano sarebbe un pasticcio.

    E poi, senti com’è forte il vento…
    non ho voglia di opporgli resistenza
    poiché l’ombrello prenderebbe una brutta piega
    ed io mi bagnerei, per cui tanto vale non portarlo con me.

    Più di tutto però, voglio arrivare dove non so,
    avendo bevuto da questo cielo tutte le mie gocce in salita.

    Claudia Magnasco
    Accetto il Regolamento del Concorso

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  51. Uguali e differenti
    Sezione B

    Credo
    a tutte le parole
    che mi dici,
    alle storie raccontate,
    alla tua voce soffiata
    in notti stellate e senza vento,
    ai guizzi repentini delle ciglia,
    ai sorrisi
    che oltrepassano le angosce.

    Vivo
    le rughe pennellate
    sul tuo viso,
    l’acume delizioso
    di quei silenzi enormi,
    le risa che sconquassano il cervello.

    Amo
    le mie distanze avverse
    che mai son simili alle tue,
    la seta di ogni singola carezza,
    quell’acqua trasparente
    del tuo fiume.

    Voglio
    cercarti nelle strade
    del futuro,
    percorsi sdrucciolevoli
    in salita,
    la pelle del tuo corpo
    sulla mia.

    Accetto il regolamento

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  52. CATEGORIA B
    NOME Margaret [Ute]
    COGNOME Saine
    DICHIARAZIONE Accetto il regolamento del concorso.

    TUTTE QUELLE GUERRE

    Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
    ci fu Locke a Londra che insegnava latino
    e greco attraverso la conversazione, con successo.
    Poi ci fu Shaftesbury che si affidava
    all’istinto morale e all’incontro
    dell’etica laica con la scienza della bellezza.

    Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
    ci fu il Spinoza
    che lucidava lenti per vedere più chiaramente
    mentre rovinava la sua salute e
    ci fu Rousseau in giro
    sulle montagne della Savoia a raccogliere piante
    fermandosi a Les Charmettes
    [Il suo fascino, anche se solo indirettamente
    correlato nell’etimo] e osservando
    nel profondo gli organi sessuali dei fiori.

    E poi ci fu Young che seppellì
    la figlia Narcissa
    nel giardino botanico di Montpellier
    tra i bulbi dei narcisi
    [Lei era protestante e non c’era
    un cimitero non cattolico].

    Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
    ci fu Diderot che permise
    una tranquilla amabile chiacchierata tra
    il servitore Jacques e il suo padrone
    mentre viaggiavano
    e l’orgasmo profondo nel sonno
    di un famoso matematico, che rimarrà
    senza nome.

    E poi ci fu Giambattista Vico
    che dava un volto umano alla preistoria umana.
    E molti di più in natura
    della mia specie:
    scrittori, pittori, musicisti.

    Mentre occasionali storici militari austeri
    piegati su mappe di battaglie ricostruite
    vogliono costringermi a vedere la storia come
    una guerra perpetua
    io mi accontento della ricchezza dell’umanista
    e armonizzo allettando e incitando
    la speranza umana
    CHE VIVA PER SEMPRE.

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  53. Erika Petrossi
    Sezione B
    Accetto il regolamento del concorso

    Titolo
    “Ognuno combatte la sua guerra”

    Ognuno combatte la sua guerra
    che sia fatta di polvere,
    di parole gridate
    o taciute.
    Battaglie di occhi sul campo dell’anima
    avvolti in sbiadite vesti
    derise dal tempo, logore,
    descrivono la vita di chi ne porta i segni.

    Chissà se un giorno qualcuno
    si ricorderà della luna,
    si fermerà un istante a cercarne la luce sui tetti,
    correrà impazzito la strada di un paese in salita,
    o fin sopra la collina argentata,

    attenderà che tutte le nuvole tornino
    a dormire e la troverà là,
    pienezza che viene e riempie,
    spicchio che scopre e interroga,

    raccoglierà parole mute da lanciarle
    e con un salto tornerà nel mondo

    ad accogliere tutti i legami spezzati,
    a soffiare via la fredda cenere,
    a ricucire brandelli di carne e di pietra,
    a piantare giardini sulle macerie,
    a costruire altalene che arrivano alla luna.

    Edita

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  54. Sara Comuzzo, accetto il regolamento
    Sezione B

    Poco prima

    Il volto spaccato
    proprio come un vetro.

    Tu che ne sai più di me,
    cosa fai delle emozioni
    una volta che escono dal cuore?

    Esausti,
    qui i bambini non crescono
    rimangono innocenti
    per sempre.

    Sapere non significa capire.

    La consapevolezza dei tramonti
    aggrappati ai pomeriggi
    sospesi
    poco prima di diventare notti.

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  55. Max Mao
    Poesia B (accetto il regolamento)

    SCARPE

    Sono strette, sono strette; lo sono.
    Sì, vitellino, da fighetto. Sono strette.
    Poi sono mocassini, non le voglio;
    amo le stringhe, i legacci.
    Si legano, si sciolgono.
    Non sono fisse, ottuse.
    Tanto se devo camminare
    lo posso fare anche coi sandali.

    Non mi dà fastidio la sabbia tra le dita.
    Mi dà fastidio stare stretto, al chiuso, asfittico.
    Basta!
    Ho deciso.
    Vado a piedi nudi.
    A piedi nudi posso sentire gli umori della terra;
    a piedi nudi posso adattare il piede alle asperità,
    avvertirne il dolore.

    Se poi, le piante dei piedi, volessero mettere radice,
    se volessero godere del fango caldo,
    della neve ghiaccia,
    delle pietre aguzze,
    non sarà una suola ad impedirlo.

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  56. Se. B

    © AMNIOS

    Senso biblico del conoscersi

    improbabile dicitura:

    è stato il parlare
    a rendere il respiro
    logos creatore

    e allora le anime hanno nuotato
    sospese
    nello stesso liquido amniotico,
    nuove menti originarie

    spalancate alle incognite dell’universale sconosciuto
    stessa età di tempo eterno
    nei corpi bambini
    mai più soli.

    Edita
    Accetto il regolamento e autorizzo il trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003).

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  57. “Io e il mare”

    Stanotte siamo soli,
    io e il mare.

    Tutto intorno tace,
    finché lui mi vorrà parlare.

    Ed il vento,
    in gran silenzio,
    accompagna la sua voce
    fino a qui.

    Ogni altra cosa
    si perde nell’indifferenza
    più totale.

    Stasera siamo insieme
    ed esistiamo solo noi.

    Io e il mare.

    © Luca Debiti 2016
    Accetto il regolamento del concorso
    Sezione B

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  58. Autrice: Ficco Laura
    Sezione “B” Poesia
    Titolo: “Dall’alto”

    Dall’alto

    Perché ci guardi,
    dall’alto della croce,
    con tanto disgusto
    con tanto dolore?

    Da lungo tempo stai in disparte,
    silenzioso osservi lo scempio,
    di un mondo sgretolato,
    dai principi ribaltati,
    colpiti dalla malattia
    dell’indifferenza.

    Pochi occhi rivolti
    alla croce insanguinata,
    in punta di piedi arrivi
    invisibile in candido manto,
    lo smarrimento hai scaldato.

    Non sei rimasto,
    il tuo posto hai ripreso.

    Le tue mani con i piedi rimembrano il dolore,
    abituale visione di fede,
    condivisa solo da chi soffre.

    Accetto il regolamento del concorso

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  59. Sister Ob
    poesia B

    Vivo in una casa
    abbandonata.
    A volte incontro un fantasma.
    A volte parlo con un ragno.
    Ascolto
    i rumori di fuori,
    senza comprenderli.
    Mi armo, per difendermi.
    Mi nascondo sotto le scale
    Ma i miei occhi brillano nel buio,
    come quelli dei gatti.

    Non mi resta che scavare,
    dentro di me,
    per trovare il tesoro
    che ho sepolto.

    Accetto il regolamento del concorso

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  60. Giorgio Moio
    Poesia B
    Titolo: Quando il sogno ti raggiunge

    Quando il sogno ti raggiunge
    non farti abbagliare da idoli fecondi;
    ogni parola sia una forza di fuoco,
    insistente come la pioggia sulla loggia
    perché bagni il viso&svegli;
    ogni parola sia paradosso,
    insistente come il vento sul convento
    perché soffi in viso&svegli;
    ogni parola sia ossimoro
    incontinenza di una voce
    spalancata in gola.

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  61. – Fidati ancora Amore –

    Ho veduto flotte di cirri listati a lutto,
    arrivavano a fatica dai capitoli di storia
    portandosi dentro il dolore d’ogni epoca
    i cui figli le guerre han massacrato

    Un cupo boato
    fu l’incipit di un diluvio
    senza virgole né strali
    ed io impietrita e da strizzare,
    guardavo gli alberi incurvarsi
    fino a rovistar coi nudi rami
    questa terra zuppa d’anima

    D’improvviso
    il finimondo cessò
    e riecheggiarono chiari
    gli ultimi versi di un’antica preghiera,
    stonati dal roco vento di levante

    Parole di fede e di speranza
    rivolte agli uomini a venire,
    quelli che poi sono arrivati
    per proseguire ad imbrattare
    di odio e sangue
    questa povera famiglia
    ch’è l’intera umanità

    Verranno ancora altri Caini
    armati fino alle budella
    ma fidati ancora Amore,
    un giorno a caso
    il seme giusto attecchirà.

    Claudia Magnasco

    Sez. B Accetto il Regolamento del Concorso

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  62. Aldo Villa – sezione A – Titolo: Irma e Lupo
    Accetto il regolamento del concorso.

    Irma e Lupo

    Irma, portandosi le mani contro il petto, gli disse:
    “Amore non so niente di tutto questo. Io so soltanto che ti amo e non vorrei perderti adesso, in fondo è solo un’altra tua illusione e passerà com’è passato il fiume.”

    Ma Lupo guardando verso il sole, le rispose:
    ” È come un fuoco e brucio dentro se non vado. Io so soltanto che ti amo e non saprei guardarti ancora: sogno un’altra primavera, ma non sarà mai più se resto qui stasera. Lasciami andare amore, faremo un altro mondo, forse più giusto, forse migliore.”

    Irma, portandosi le mani contro il viso, perse una lacrima più bella di un sorriso.
    “Se non fosse amore”, disse piano lei, “sarei viva e non è solo un’altra mia illusione: non passerà com’è passato il fiume.”

    Lupo le toccò le labbra, fiore perduto nell’ultimo bacio di primavera al sole.
    “Se non fosse amore sarebbe come dire vento, e se spero ancora un giorno di tornare è perché avremo mille abbracci da raccontare.”

    Irma mi parlò di Lupo, di come fosse angelo. E mi raccontò dei sogni, delle illusioni, di quanto amore amava e di come fu perduto: di quante notti insonni inaridendo ad abbracciarsi il vento.

    Lupo mi guardò seduto dietro al mondo. Tra le sue ali Irma già sognava. Mi guardò e, senza svegliarla, disse: “Adesso che sono vento potrei volare in un momento, ma è così dolce e bello quando mi stringe le sue braccia al collo.” Poi sussurrandole in un solo soffio lento, le disse: “Resto a guardarti, amore. Io sono ancora vivo, io sono qui.”

    E non fu un sogno o solo fantasia quando li vidi davvero andare via, mano nella mano, e risalire il fiume. Verso un nuovo mondo, forse più giusto, forse migliore.

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  63. Massimo Pistoja
    Poesia B

    Liberi di sorridere

    Non dimenticare
    la poesia, raccontata
    dal salto nei colori del tramonto.
    Sogni sbocciati, là
    all’ orizzonte,
    dove delfini disegnati
    da un raggio di sole
    dipingono i passi
    di due innamorati,
    volare verso il futuro.
    Liberi di sorridere
    cantando alla vita.

    di Massimo Pistoja

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  64. Sezione A Short Story

    Flavia Novelli

    Alice

    Alice si svegliò di soprassalto.
    “Alice…. Alice…”.
    Il suo nome si mischiava alle voci della TV lasciata accesa.
    Alice scese barcollando e stordita dal divano. Anche quella notte si era addormentata lì senza trovare la forza di raggiungere il letto.
    Si diresse stropicciandosi gli occhi verso la camera matrimoniale.
    “Alice…. Alice…”, continuava a miagolava sua madre con la bocca impastata.
    “Ho sete. Va di là in cucina a prendermi qualcosa da bere”.
    Senza rispondere, Alice raggiunse la cucina, inciampando su un bicchiere rovesciato a terra.
    La cucina odorava di sugo bruciato e di piatti sporchi. Nella penombra si intravedeva il disordine di giorni e una collezione di bottiglie vuote.
    Alice aprì il frigorifero vuoto e lo richiuse. Andò al lavandino e lasciò scorrere l’acqua del rubinetto insieme ai suoi pensieri.
    “Ecco mamma, ti ho portato l’acqua fresca”.
    La madre bevve tutto d’un sorso e ripiombò sul letto madida di sudore alcolico.
    Alice tornò in soggiorno. Selezionò alla tv il canale dei cartoni animati.
    La vita stava chiedendo davvero troppo a una bambina di 9 anni.

    Accetto il regolamento del concorso

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  65. Flavia Novelli
    Poesia B

    Titolo: Fuggi bambina

    Sembra autunno
    questa domenica di giugno
    in cui la pioggia scende impietosa
    sul tuo candido velo da sposa
    Si fanno umidi i tuoi pensieri
    Ritorni indietro
    sui passi di ieri
    Vorresti oggi fuggire via
    che forse il velo è una profezia
    Quell’uomo in nero che hai accanto
    il tuo cuore ha già più volte infranto
    Fuggi bambina finché sei in tempo
    Sotto la pioggia
    corri veloce come il vento
    Non è segnato il tuo destino
    Non sarà il tuo futuro un cane mastino
    Guarda che il cielo si fa già sereno
    Davanti a te si colora un arcobaleno

    Accetto il regolamento e autorizzo il trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003).

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  66. Emanuela Di Caprio
    Sezione A Short Story

    La ragazza degli anni ‘70

    La ragazza si aggirava tra le vecchie stanze, odore di muffa, fotografie alle pareti, pavimenti vecchi e con qualche mattonella rotta. L’ordine stonava con la miseria delle suppellettili che comunque attraverso esso risultavano meno indecorose. La polvere regnava su tutto ma, nel fascio luminoso implacabile che entrava dal portone di legno, essa si rianimava e ballava, luccicando incessante, rimandando una sensazione di carnevale festoso. Alcune fiammelle finte brillavano sotto le immagini dei parenti defunti meno recentemente, quasi a insinuare l’idea che quelli recenti non fossero ancora morti del tutto, altre erano infilate disordinatamente un pò ovunque, in genere in quadri kitsch o in forme impagliate di cuori o di uccelli. Le porte chiare del sud segnavano il passaggio verso altre camere, una grande cucina e una sorta di piccole stanze quasi impilate come scatole cinesi che fungevano da lavanderia e stanzetta per il camino che portavano nel piccolo bagno. La gente, per sfuggire alla calura, era tutta rintanata in casa e le macchine, con le loro bollenti parti metalliche stile anni ’70, sfrecciavano con i finestrini aperti. L’orizzonte si perdeva nel confuso e grigio nuvolone afoso, i bassi colli ricoperti di uliveti mostravano rocce incastonate nelle zolle fulve, tra i cespugli spontanei di macchia mediterranea. Le strade dritte erano delimitate da argini pietrosi. La giovane voleva andare al mare che era al di là della collina. Il suo ragazzo l’accontentò, guidò velocemente e all’improvviso apparve la massa immobile di acqua blu che subito la ipnotizzò per l’estremo contrasto con il paesaggio arido ed eccola nell’acqua finalmente ad ammirare la costa ricamata da presepi di case bianche, un paesaggio inaspettato e stupendo. La ragazza ventenne venuta dal nord si sentiva catapultata in un mondo antico e misterioso, come fosse tornata indietro nel tempo.

    Accetto regolamento del concorso

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  67. Di questi troppi pensieri

    Di questi troppi pensieri mi animo, in questo letto mi affanno presa in un vortice di paure e quella voce in lontananza che chiama impaziente.
    E io, egoi, non voglio saperne del dolore, accusando quell’io, troppo piccolo, ma che in fondo desidera solo essere,
    Visto
    Riconosciuto e
    Amato

    Urania Scarpa
    Sezione B
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  68. Io me e l’altra

    Mi accingevo a mandare avanti la mia vita inconsapevole di ciò che invece mi aspettava, nessuno c’è lo dice, siamo sordi e cechi. Quando apriamo il nostro cuore incoscienti e fiduciosi, apriamo anche le porte alla sofferenza e il più delle volte soffriamo, soffriamo tanto.
    Mi osservo mentre mi dirigo a fare benzina in quella  carcassa della mia auto, sono sola, tremendamente sola.
    Me ne rendo conto come una fucilata sorda alla schiena e una pugnalata in pieno petto.
    Mi guardo intorno, la citta vive, pulsa, e io mi sento smarrita, pesante quasi in apnea.
    Ritorno a casa poggio la poca spesa, lentamente mi spoglio attraversando il lungo corridoio come in trans, mi metto sul letto e osservo il soffitto come se non l’avessi mai visto.
    Quella notte incontrai una bambina spaventata a morte, gli chiesi cosa la spaventasse così tanto, lei mi guardò.
    Nei suoi occhi vidi l’eternità, non dissi nulla e capii.

    Urania Scarpa
    Sezione A
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  69. Raffaele Rovinelli
    SEZIONE A
    TITOLO: LA FELICITA’ E LA TRISTE REALTA’
    Il piccolo Fernando se ne stava seduto, spensierato, a giocare con un buffo peluche tra le mani sulla sedia a dondolo del suo tenero bisnonno Ettore. Quest’ultimo era gravemente malato. La diagnosi dei dottori era molto chiara: Parkison vascolare, cerosi epatica di terzo grado con un fegato praticamente squagliato. Se ne stava sdraiato poco più in là, sul letto che nel giro di poco lo avrebbe portato al lento e lugubre calvario. Forse proprio in quello stesso giorno, nonstante fuori da quella sua bella casa di vecchio boscaiolo vedovo e alcolizzato dispersa tra le foreste, vi era un cielo talmente terso da far invidia a qualsiasi fluido specchio di lago circostante. Era triste vederlo così, in quelle misere condizioni. Talmente tanto che tutti i familiari avevano deciso di lasciarlo solo, in balia di quel orrendo morbo e di quella flebo. Le emozioni dei parenti si erano spente, ma quelle del piccolo Fernando no; ormai persino le pareti della stanza, sfigurate poiché verniciate in maniera sciatta, lo sapevano. E per questo Ettore ogni tanto lo fissava, aprendo sul volto uno squarcio di coraggio per sorridere. Il piccolo Fernando era il suo cielo terso. Allontanava Ettore dalla preoccupazione di trovarsi faccia a faccia con la morte.

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  70. Raffaele Rovinelli
    Poesia B

    TITOLO: DIREZIONE

    Tendo l’orecchio verso fuori
    alla luce di un richiamo,
    Una responsabilità
    che nessuno si è deciso di prendere.
    E’ una scelta che non preme sul diventare,
    Ma si sofferma sull’essere

    Ed è un encomio doverla accettare.

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  71. Poesia B

    Titolo:RINASCITA

    Ed ecco
    uscire il sole;
    ed ecco
    rinascere il giorno.
    Emozioni
    nascoste tra la nebbia,
    emozioni
    calpestanti,
    desiderose di uscire;
    di scoprire un giorno nuovo,
    una nuova vita,
    un nuovo amore,
    l’eterno infinito,
    calmo,
    e agitato,
    come il mare in tempesta.

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  72. Massimo Acciai Baggiani
    Poesia B
    Titolo: “BEYOND THE YEARS (BALLATA DEI GIORNI FUTURI)”

    Arrestando ciò che non accadrà, l’angoscia finirà
    (Nagarjuna)

    Su una cosa gli arabi han ragione:
    non parlare alla leggera del futuro,
    non perché sia in mano a un dio balordo;
    piuttosto è ostaggio delle tue paure.
    Quante volte hai anticipato il dolore,
    più di quante tu l’abbia fatto col piacere!
    Il futuro è un lago di tenebre,
    di nebbie che la luce non dipana.

    Quanti giorni han da venire?
    Quanti mesi, anni, decenni?
    Quant’è lunga la tua linea sul palmo
    di una mano che stringe forte il nulla?

    Su una cosa i filosofi han ragione:
    non puoi immergerti due volte nel fiume
    senza che tu e lui siate già cambiati…
    senza che lui e te siate trasformati…
    Quante volte hai pianto sul passato,
    più di quante tu l’abbia fatto col futuro:
    ma è il futuro che devi temere,
    più di quello che è già stato.

    Quanti anni han da venire?
    Quanti secoli, ere, millenni?
    Quant’è lunga quella linea sul palmo
    dell’Umanità lanciata verso il domani?

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  73. Maria Rosa Oneto
    Poesia B
    Titolo
    “L’ultima lacrima”

    Ho rovesciato il dolore
    come tinozza umida di mare.
    Nell’azzurro senza confini
    rigurgiti di cuore sono fioriti
    in una sera d’estate.
    La luna cantava stonata
    inseguendo il ballo dei grilli.
    Rumore d’acqua spumosa
    allietava il pensiero rovesciato.
    Nessun affanno poteva
    deturpare l’inquietudine di vivere.
    In un angolo, assonnata,
    intrecciavo i fili di un’infanzia perduta.
    Sorridendo all’ultima lacrima
    lasciata per strada.

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