CONTEST LETTERARIO GRATUITO “GELTOUB” 2016
-Terza EDIZIONE-
Lo sforzo di dimenticare sovrastrutture per potersi riconoscere.
Perché un ennesimo CONTEST LETTERARIO? Per decidere chi è più bravo? No. Per conoscerci. Per confrontarci. Per scrutarci da un punto di vista diverso da quello che si ottiene guardandosi allo specchio. Per avere il coraggio di palesare ALTRO oltre l’ESSERE. Per comunicare la mistica ricetta. Per essere poeti.
–Gan aggiungerebbe: “La visione mistica dell’essere!”
REGOLAMENTO:
1. Il Contest letterario gratuito di prosa e poesia “geltOUb” è promosso dall’associazione culturale “Merisindomu” e dal centro culturale “Nai“. Il Contest letterario è riservato ai maggiori di 16 anni ed è un Contest gratuito.
Il tema è libero per entrambe le sezioni, ma sarà particolarmente gradito il senso del rovesciamento, il colore della possibilità, l’abbandono delle sofferenze, la propensione all’unica via della felicità.
2. Articolato in 2 sezioni:
A. Short Story in massimo 300 parole B. Poesia (massimo 50 versi)
3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo di scrivere la short story in un documento word e cliccare in alto Revisione, e Conteggio parole in alto a sinistra.
Per la sezione B si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite. Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email ma nel modo sopra indicato all’inizio del punto 3. Ogni concorrente può partecipare in entrambe le sezioni e con una sola opera per sezione.
Spiegazioni dettagliate qui: Come si partecipa al Contest
4. Premio: N° 1 copia della silloge poetica “geltOUb”, di Giuseppe Carta.
“geltOUb” è una raccolta di poesie che nasce dal rovesciamento, dalla decisione di accettare il senso del presente, trovando la relazione poetica con se stessi. L’umanità necessita di osservare la vita e l’amore da prospettive universali e non egoiche.
“geltOUb” nasce per smussare i troppo appuntiti spigoli che non permettono il dissetarsi dalla fonte del dialogo, preziosa sorgente di comprensione e compassione con quest’epoca, incomprensibilmente positiva.
Sarà premiato il primo classificato della sezione A, ed il primo classificato della sezione B.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 15 Luglio 2016 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:
Giovanni Andrea Negrotti (Poeta) – Giusy Finestrone (Poeta) Mariagrazia Papilli (Insegnante) Chiara Vignati ( Giornalista)
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti ad un invio sollecito, senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione nel profilo facebook CONCORSO geltOUb –
10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove poesie e racconti brevi partecipanti alla Gara Letteraria; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.
11. Alla fine del Contest è prevista un ANTOLOGIA dal titolo “geltOUbando” Tutte le opere pervenute, che a Nostro insindacabile giudizio dovessero risultare meritevoli di pubblicazione, verranno inserite nell’Antologia “geltOUbando”, che sarà pubblicata da una casa editrice che opera a livello mondiale.
Per partecipare al Contest geltOUb senza partecipare all’antologia, è obbligatorio darne comunicazione entro la scadenza del contest, fissata per il 15 Luglio.
12. Diritti d’autore
Per il fatto stesso di partecipare al concorso, gli autori concedono il diritto non esclusivo di pubblicazione all’interno dell’antologia, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore.
13. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
Si ringrazia OUBLIETTE MAGAZINE per il supporto organizzativo! BUONA PARTECIPAZIONE E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI !
Accetto il Regolamento del Concorso – Sez. A
“Una distesa di sabbia”
Strisce di luna
ove il dolore si appaga.
Petali fragranti
a rinfrescare il cuore.
Uomini nudi gettati in un angolo.
Pianto di donne affogate nel male.
Sento l’anima disperdere note.
Gettare sogni dentro una fontana.
Un bagliore di fuoco infesta la sera.
Rattrappita dalla paura
osservo il cielo
come scenario
di una recita immaginaria.
Dimentico d’essere viva,
affranta al presente.
Cellula smembrata dalla sorte.
Pulviscolo e meteora
conficcata in una distesa di sabbia.
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Tre passi
Ancora tre passi e, raggiungeremo il mare
i solchi della terra stanno a guardare
le nostre vite aperte
Questo pensiero arde sotto la cenere
di quel fuoco remoto
acceso negli anni in cui, ogni cosa
nasceva e moriva insieme
alla trasparenza, dei petali d’acqua.
ancora tre passi … e, questo gemito che
attraversa la tua anima
svanirà come il crepuscolo
all’alba, trafitto dal raggio di sole
coraggio!
che cos’è il coraggio?
amica mia … il coraggio è l’abito che indossa la speranza
è fatto di orbace, così che l’inverno non possa intaccarlo!
madre di tutte le falene
spiega le ali
per volare come il suono
e, aprire il concerto della vita
Teresa Addis
Accetto il regolamento
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Silvia Serafi
Sez.A
Accetto il regolamento del concorso
Sì. Guardo il mondo dall’alto di questa fune. Chiamatemi folle. Ma la vita è tutta una follia. Siamo tutti dei funamboli che guardano la vita dall’alto. Qui sono al sicuro, da me stesso e dagli altri. E dal me stesso che sarei insieme agli altri. Certo, non posso sentire il profumo delle rose e nemmeno percepisco il fruscio delle foglie al vento. Ma anche le grida sono lontane, è lontano il dolore. Non vedo il sangue sul coltello, né i lividi sul viso.
Quassù sono lontano da quell’inferno che è la Terra e dai demoni che la popolano. Certo, sono lontano anche dal Paradiso. Mi trovo in un Limbo che è come una cerniera tra un luogo e l’altro. Tra il mio voler esserci e il mio voler essere distante.
Chiamatemi folle, per me la follia è un’altra. Follia è gettare veleno nei fiumi, follia è lavare lo sporco delle navi e delle coscienze negli oceani. Folle è chi distrugge le foreste, chi costruisce armi e bugie, chi fa del denaro e del potere l’unico vero dio. Folle è chi uccide i bambini, chi teme e annienta la diversità.
Follia è sapere e non far nulla per cambiare le cose. Follia è lasciarsi ingannare dai mezzi di distrazione di massa mentre qualcuno inquina la Bellezza della Vita.
Sì, sono un matto che ancora inneggia alla possibilità di un mondo migliore. Nonostante tutto. E non c’è bisogno di essere chissà chi o fare chissà cosa. In questo assurdo Medioevo della nostra anima basta anche solo un sorriso, una parola. Qualcosa di buono, qualcosa che dia luce. Basta essere folli quel tanto che basta per fare l’unica cosa che possa salvare il mondo. Amare.
Lasciatemi stare qui. Sono più vicino al Paradiso.
E se questa è follia, allora voglio respirarmela tutta.
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Silvia Serafi
Sezione B
Accetto il regolamento del concorso
Grida il tuo silenzio poeta
Grida il tuo silenzio poeta!
Lacrime d’inchiostro sulla carta …
Gli occhi persi a contemplare l’oltre …
S’innalza il cuore a sorvolare un sogno.
Stretta nella mano, una manciata di sabbia.
Il tuo silenzio è la leopardiana siepe
Più in là della quale annega il pensiero.
Non può bastar la parola a colmare gli spazi
A riempire i vuoti, a trovare il senso.
Il silenzio è il filo che unisce le cose,
che avvicina le mani, che delizia l’amore.
Il silenzio è la voce che incanta il mare
E il mare è il sale che condisce il silenzio.
Parole che strisciano dolci sulla carta …
Come melodiche note su un pentagramma.
Parole non dette, come preziosi fiori,
come gioielli senza tempo.
Vorrei sfiorare il tuo silenzio, poeta,
anima inquieta mossa dal vento,
ora brezza leggera a stuzzicare l’erba,
ora tormenta a scuotere i cuori.
Vorrei sfiorare il tuo silenzio, poeta,
annegare i miei occhi nei tuoi,
sentire la voce della vita che chiama,
sentire il sapore del dolore tra le labbra.
Incantami, con l’acqua dei tuoi occhi.
Avvolgimi con la magia della tua poesia.
Insegnami a danzare con il mio silenzio,
compagno di una vita, divinità del cuore.
A te, dolce e malinconico poeta …
A te, misterioso e sensibile amico …
A te, highlander di un meraviglioso sogno!
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Meloni Maria Teresa
Sezione A
Accetto il regolamento
Titolo : Io Sono Amore
Io sono amore, e lo sono perché l’amore l’ho riconosciuto e mi sono affidata a lui.
Lasciati trapassare dall’amore, permettilo, fallo…anche solo per un istante, issa le tue ancore, abbandonati alla sua follia creativa e lui ti insegnerà a pensare col cuore, ad affidarti al tuo intuito e risveglierà la Dea che è in te.
Io sono amore, e sono eterna, perché l’amore travalica il tempo e le distanze e lo riconosci in qualunque forma esso abbia deciso di manifestarsi, sai che è lui e ne hai paura, perché è lampo che squarcia le tenebre, è la fine delle illusioni, è il sole che porta luce al tuo nuraghe.
L’amore è espansione del tuo Se, voli in cielo e tocchi il fuoco della terra e quel fuoco è torcia che illumina le radici.
E’ energia, è vibrazione , è il tuo specchio più fedele, in quegli occhi vedi la tua anima, e la riconosci anche in questa vita, nonostante l’inconsueto e fuorviante travestimento.
Può essere molto doloroso, ma tutto è così straordinariamente vero, e ti senti così a casa che è difficile non seguirlo.
Tu sai chi è l’altro e l’altro sa chi sei tu, nessun’altra sensazione porta con se quell’amore, siete essenza primordiale fuoco sacro originario e, come voce di Sirena, ti guida alla ricerca del tuo mosaico di anima antica, fa morire ciò che non eri, per farti rinascere ciò che sei.
Questo fa l’amore, e non tentare di rinchiuderlo in qualunque scatola mentale perché non conosce ostacoli, è natura selvaggia e seppure può sembrarti bastardo, malato, non adatto a te se lui ti ha scelto sa che sei in grado di accoglierlo, lui crede in te.
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Voglio amarti
Stavo quasi per scriverti
che mi stai nelle vene
oggi è un giorno diverso
vivo solo
perché tu vivi in me.
Tutto il resto è nulla
ci siamo solo noi
col nostro amore
gli stessi corpi
che appartengono
a me e a te.
Si! voglio amarti
delirando in silenzio
fino ad annullarmi in te!
Ed il mio corpo
brucia di passione
sussulta.
Come vorrei impadronirmi
dei tuoi pensieri
condurti con me, in paradisi e,
col mio respiro soffocarti fino
ad annullare la tua volontà.
Vederti sfinita,
estasiata, rapita,
implorandomi chiedere:
ancora….ancora,
ancora amore….!!
Sezione B Accetto il regolamento
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Dario Dessì
Poesia B
Titolo:”Hai visto quanto è bella quest’anno la spiaggia?”
Non c’è da lavorare
col pavimento sporco
e il bancone bagnato
da un gelato a caro prezzo
e la birra pagata con la vita
è colpa del governo
come sempre
se non fa più i cittadini bocca buona
di una volta
con i soldi dell’assistenzialismo da buttare
in un fondo di un bicchiere sporco per poi scappare
in Germania a fare gelati buoni all’italiana
Il continente, lì sì, pagano di più
e se ti pagano di meno almeno le patatine alle sette non mancano mai
Bisogna fidelizzarlo il cliente
e pure il dipendente
trenta euro di mancia a fine estate
in una stanza senza finestre con altri otto
sa di chiuso e calze sporche la dignità
è colpa degli immigrati se ci rubano i materassi smollati migliori
loro lavorano molto e non dicono niente
noi molto meno
e non diciamo niente
perché comunque è mio zio
o lo zio di un amico di un conoscente di un tipo che conosco
-come è piccolo il mondo-
e magari l’estate prossima
mi dà un lavoro migliore
e mi sfrutta di più
perché bisogna farsi notare nel lavoro
Chissà di chi è parente Abdul
per esser diventato lavapiatti
senza aver leccato le bucce di cornetto della terrazza
bellissima, sul mare
sulle alghe,
sullo sputo, sul sudore
di una stagione a poco prezzo
di un anno senza pensione completa.
Io non ci vado al mare; io
ho da lavorare io
da farmi schiavizzare da chi spenna
sul lungomare
i turisti che ci occupano le spiagge dove noi non andiamo
noi
perché ci sono loro
e poi abbiamo da lavorare, senza pensare
noi.
Accetto in tutti i punti i termini e, le condizioni e il regolamento di partecipazione al concorso
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Sezione B Poesia
Meloni Maria Teresa
Accetto il regolamento
Il Volo
Dal nucleo del mio sole
Mi tuffo in oceano
Di cemento e catrame
Tra vite lascive
Che non vedono oltre
Spargo semi di cuore
In terre aride
dove brulica ragione
Mi libro in volo
Non aquilone legato ad un filo
Ma ali di stella
Che conoscono infinito
Sono Urna forata che mescola mondi
Maria Teresa Meloni
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-Conclusioni-
Non è la morte che vi deve spaventare, ma questo assurdo modo di vivere fatto di bugie e ipocrisie, dove adorate infettare i vostri corpi con fumo, droga o alcool; dove insegnate ai vostri figli parcheggiandoli davanti a una Tv sempre più vuota e insignificante; dove amate in base alla capacità economica del vostro partner e pensate che un gesto carino sia quello di strappare un fiore alla sua terra per donarglielo. Vi negate la bellezza delle stelle riempiendo il cielo di smog, grattacieli o luminosi messaggi pubblicitari e fate i romantici davanti a un film girato su sfondi di cartone. Vivete da topi nascosti nel buio delle vostre paure combattendo la vecchiaia con l’apparenza, le malattie con l’illusione e la pazzia con l’originalità. Invecchiate e apprezzate ogni ruga del vostro viso, ammalatevi e curatevi con la speranza, non siate originali perché pazzi, ma pazzi di originalità non abbiate paura della morte, ma della vostra incapacità di meritarvi la vita.
Io sono Ensitiv, un viaggiatore e un narratore; muoio ogni giorno e ogni giorno torno tra voi per raccontarvi cosa ho visto e cosa ho scoperto, non spetta a me giudicarvi, ognuno di voi sarà il primo giudice di se stesso. Che io sappia o non sappia leggervi l’anima è secondario, che sia uno dei pochi viaggiatori coscienti e marginale, che spesso veda il futuro è quasi dannoso. Io dovrò solo essere lì, pronto a stringervi la mano e a regalarvi un sorriso; che siate Vivi o Morti, per me non fa nessuna differenza.
Sezione A Accetto il regolamento
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-Dammi un Nome-
Sono l’evento che sancisce la purezza dell’ Amore. Sono il piacere della Mente e la comprensione dell’ Esistenza. Sono la sconfitta delle paure e la nascita dei Ricordi. Sono il male assoluto della Materia e l’estasi dello Spirito. Non ho rivali, non ho concorrenza, sono l’essenza pura del tormento e del godimento. Sono la fonte della Sapienza e la meta dell’ Ignoranza. Sono la luce della Ricerca e il buio della Sostanza; sono la Calma della tempesta e la bufera della Quiete. Sono il foro nell’ Universo e il nascondiglio nella Terra. Chi mi sente mi Odia, chi mi vede mi Ama. Tu che sei passante tra l’odio e l’amore dammi un nome perché la gente mi brami o mi tema.
Sez.B Accetto il regolamento
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-Sembra un giorno qualunque-
Sembra un giorno qualunque di un estate afosa… dove una stella apparsa inaspettata che ho quasi toccato con le mani… tanto era bella! Più cercavo di sfiorarla, più era irraggiungibile… Da tanto non piangevo… il pensiero di quella stella che all’ alba appare in tutto il suo splendore, mi da la forza di continuare questa strana vita, dove ogni desiderio sembra dover morire con le nuvole che porta ll vento, allora guardo il cielo, come un pittore cerco di dipingere quello che mi resta: L’amore ! Sei Tu che ha lo stesso profumo delle rose….
Sezione A Accetto il regolamento
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-NON SONO PIÙ QUELLA…-
Ancora bambina
per poter dire: ti voglio bene
avere una carezza
simili a quando
sfogliavo le pratoline.
Scalza nel prato
coi raggi che davano
colore all’alba,
il ricordo quando
prendevo l’acqua
alle fontanella,
e mamma aspettava
col rosario in mano,
le brocche sulla panchina in basalto…
Passa il tempo
E io non sono più quella…
Sezione A Accetto il regolamento
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Il dramma del silenzio.
La vita ti offre la luce quando arrivi a toccare la terra e dopo quella stessa luce diventa una piccola fiamma di lanterna che lentamente cerca il suo riposo. Così venni al mondo io! Figlio di famiglia contadina con ambizioni diverse dalla conduzione di un fondo rustico. Ma pur volendo dedicarmi agli studi, mio padre cercò di ostacolarmi e cercò in tutti i modi di farmi cambiare idea. Ormai deciso,lasciai casa mia per frequentare il liceo e nel pomeriggio mi dedicati a dei lavori per mantenermi. Lunghi e tristi anni ho visto passare davanti a me fino alla sospirata Laurea in Lettere e Filosofia. Sembrava tutto procedere per il verso giusto ma la strada si presentò ripida ed io sempre più stanco. La luce della vita piano piano perse il suo colore: mi ammalati di una grave malattia. Tornai a vivere dai miei,avevo bisogno di abbracci,di calore ma tutto sembrava così tanto diverso,come se tutto fosse congelato; no, ero io che avevo perduto il senno ormai amavo essere un gabbiano fermo li aspettando il miracolo mai avvenuto. Oggi sono in una riga del mio dramma nel silenzio.
Sezione A Accetto il regolamento
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Sez. A accetto il regolamento.
“La scelta”
Mentre un fremito
Espande gli alveoli
Del mio respiro
Tremo al pensiero
Delle mire celate
Dietro frasi sussurrate appena
Il tempo
Severo controllore
Amplifica i prospetti
Ricoprendoli di luce nuova
Fede e fiducia
Barcollano
Ammirazione e stima
Vacillano
Nell’ antro dei ricordi
Dolore e remore
Si accaparrano
Gli ultimi atomi
D’ ossigeno
Progetti salgono
Come palloncini variopinti
E restano a farsi rimirare
Un po’ a mezzaria
Colorando l’ orizzonte
Prima di Svanire
Come coriandoli
Chiudo un istante gli occhi
Stanca di questa farsa
Il peso dei polmoni
Mi rende la gola riarsa
Trangugiata ogni
Declinazione del tuo verbo
Ansimante mi chiedo
Se vinco o perdo
Non ho risposte
Impacchettate
Solo domande
Dubbi e interrogativi
Accartocciato nelle tasche
Dei tuoi pantaloni
Gessati
Non fai timore
Che al mio animo
Onesto
Tragicamente contratta
Nel vano tentativo
Di ritrovare l’ equilibrio
Non mi arrendo
Non demordo
Stringo il morso
Come cavallo imbizzarrito
Ti trasporto sul dorso
Carponi
Recalcitrando
Pur di respirare
Se di umanita’ ti veli
Potresti anche farmi pena
Mentre il tuo sorriso Ipocrita
Prova a curvarmi la schiena
Minacce, Direttive
Atti di imperativo dominio
Solo cio’ sai fare
Dal basso del tuo essere
Sempre in cerca di potere
Ma hai messo il tuo scettro nel posto
Sbagliato
Non Saro’ il tuo nuovo gioco
Non il mio animo
Nuovamente distrutto.
Di falsita’ mi hai ricoperta
Un tempo
Come un panino
Con un tovagliolo di carta
Prima di mangiarmi
Non ho piu’ nutrimento Ora?
Cosa vuoi ancora?
No!
Non lo voglio sapere!
Voglio solo volare leggera
Come una piuma
Allietata da venti di speranza
Folate di onesta’, complicita’ e amicizia.
Rivoglio il fiato
Che mi hai rubato
Fresco e tonificante
Io vincero’
senza trucchi e sotterfugi
Né disonesta mano
Che mi guida
Torneró finalmente
a respirare.
Mai piu’ aria malsana
Nei miei bronchi!
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DAVANTI AI SOGNI CHE MUOIONO
Davanti ai sogni che muoiono
hai ancora il coraggio di restare.
Tu sei speciale
perché hai superato
tutti gli inganni che partoriva la mente.
Ti sei nutrito di te stesso,
hai lasciato fuori
le voci che ti chiamavano.
Hai permesso ai silenzi d’invaderci,
adesso però
siamo pronti a vivere,
abbiamo ignorato gli ostacoli
e meritiamo la giusta ricompensa.
Possiamo allontanarci da quei luoghi
dove eravamo qualcun altro,
liberarci da quello che è nascosto
dentro di noi.
Abbiamo fatto un favore
alla nostra inettitudine
mettendoci a sedere
davanti alla porta delle incertezze,
aspettando che il sole si levi
e ci chiarisca
dove stiamo andando.
Ma ascolta,
non avere fretta,
c’è ancora tempo per decidere
se vogliamo camminare
o fuggire via.
Accetto il regolamento del concorso
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” Anch’io come te ”
Anch’io come te
me ne starò
seduto,
sulla panchina
solitaria e
stanca,
sotto un lampione
senza sorriso,
abbandonato
nel grigiore degli
anni.
Anch’io come te
parlerò al
vento
e canterò come
un folle
senza applausi;
osservero’ il
tempo cingermi
il collo ,
una vecchia
sciarpa fatta di
interminabili
ore.
Anch’io come te
avrò nella mente
il vuoto,
dei bauli già
rubati
dei miei sensi.
Io come te
a rincorrere i
respiri,
a coglierne
gli ultimi palpiti
e salutare l’alba
sperando di
rivederla
ancora.
Sez. B Accetto il regolamento del concorso
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Senso unico
Con lo sguardo rivolto verso il cielo,
cerco un segno ma non so dire cosa,
un miracolo che scacci questo velo
che offusca questa vita disastrosa.
Un segno che possa cancellare
col perdono i miei peccati,
devono essere stati tanti, da creare
intorno a me un girone di dannati.
Bussano alla mia porta, la miseria
accompagnata dalla malattia.
Andare avanti è diventato cosa seria
sogno ogni notte di andar via.
Sogno di arrivare in paradiso
per cercare un poco di attenzione
poter trovare la pace e un sorriso
che porti via la mia disperazione.
La fortuna non mi ha mai baciato,
da me è passata sempre più lontano,
mi ha scansato come fossi un appestato
nella mia vita ho pregato invano.
Il tempo passa e aspetto ancora
che finisca il martirio e il dolore
sperando di arrivare all’ultima dimora
e potermi finalmente riposare.
Chisu Bruno
Accetto il regolamento.
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Sezione B – POESIA
Pablo Paolo Peretti
PENSANDO AL TUO ADDIO
La lunga estate
si portò via il sorriso
dell’averti perso
dietro un gelato sciolto al sole
in una spiaggia deserta
di ombrelloni e bagnanti.
E fumavo
pensando di smettere un giorno
come lo smettere
di pregare davanti all’immagine del tuo viso scomparso.
Le ceneri della bella stagione
erano diventate
le prime corte, fredde e umide sere di novembre.
La mia allegria si sposò con il destino
immalinconendomi
come il fumo triste e azzurro di questa sigaretta
che finita
mi brucia le dita e non mi fa più male.
_Accetto il regolamento-
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SEZIONE A- accetto il regolamento
Storia d’amore tra una strega e un vampiro
PENSIERI DI STREGA:
Ritornata a casa
ho riacceso il fuoco
della mia maledizione.
Riti magici e amuleti strani
non hanno rimarginato l’impronta dei tuoi denti.
Il cuore è un tamburo e mi vorrebbe più buona.
Sono una strega-stregata:
stregata da te…
Ho ritrasformato in uomini
migliaia di rane.
Le ortiche si sono fatte margherite.
I pipistrelli rondini bellissime…
Persino il cielo s’è degnato di sorridermi.
Persa tra i boschi
sogno la sera e poi la notte
e poi il tuo viso bianco
il tuo odore di antico
che mi parla della tua e mia dannazione.
Non ho più poteri strani senza te.
Qualcuno mi ha umiliata chiamandomi santa.
Le mie forze scorrono nel tuo sangue
nella mia prossima morte
il dono supremo di un amore diverso…
PENSIERI DI VAMPIRO
Lo strano sapore del tuo sangue
m’ha tenuto sveglio durante il giorno.
Avrei sfidato la luce
per averti un pò di piú.
Bere da una strega
è come dar vita a un incantesimo mai desiderato.
Da secoli pensavo solo a rubare cuori
senza curarmi del mio.
E qui solo
nella mia bara attendo la notte
perché il giorno fa male…
…e di notte divento il tuo lenzuolo
la tua lussuria, il tuo brivido, il tuo domani
dipinto in un nero luminosissimo.
Odio e sono geloso
della vita dei comuni mortali
che ignorano il dolore di un vampiro.
Ma ai dolori
noi bestie delle tenebre
ci si abitua…
Non dormire amore mio
siamo prossimi al buio…
Le notti dei cattivi
possono attendere
abbiamo catene arrugginite
da lasciare nelle nostre celle di tanti anni fa.
PABLO PAOLO PERETTI
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Francesco Paolo Catanzaro
Poesia B
Terrorismi
Il mio Dio non riesce a comprendere
perchè si uccide
invocando il suo nome.
Non esiste religione
che possa propagandare l’odio
e parlare d’amore.
Nei nostri quotidiani terrorismi
siamo calici vuoti
e libri profetici
che dettano apocalissi.
Intanto bambini, donne anziani
giacciono sull’asfalto
inconsapevoli vittime di una guerra
che colpisce vigliaccamente i civili.
Dentro il cuore dei nostri sicuri nidi
fra le schegge della nostra fragilità
di creature che si odiano
nell’ipocrisia di un attimo d’infinito.
Accetto il regolamento del concorso.
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ROSELLA LUBRANO
” INNO ALLA VITA ” SEZIONE A
O uomo, volgi lo sguardo intorno e vedrai innumerevoli motivi
per sperare e vivere.
Lasciati cullare dalle brezze più chiacchierine che spettinano
i tuoi pensieri, sorprenditi davanti alla magia di un cielo trapuntato di stelle,
assapora dentro di te la grandezza e la sublime bellezza del Creato.
La felicità è un cammino che inizia da piccoli, non ha bisogno di
eventi eclatanti ,la puoi cogliere in un tenero filo d’ erba, in una goccia
di rugiada, in una farfalla che si posa sulla tua mano, in una rosa del
tuo giardino.
Magia di spazi aperti davanti a te, apri la mente, dai ossigeno al cuore,
ricordati che tu non sei un’ isola ma in te convivono tanti arcipelaghi ,
che aspettano solo ponti d’ Amore.
Ascolta…..ama…..lotta…..vivi nella gioia e nel dolore….albe accese,
tramonti ineffabili coloreranno la tua anima nel caldo abbraccio
dell’ Infinito, sentirai dentro di te l’ essenza dell’ Universo e
comprenderai di essere unico e irripetibile !
Accetto il regolamento del concorso.
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ROSELLA LUBRANO
” IL RESPIRO DEL MARE ” SEZIONE B
Ho chiuso gli occhi
per carpire l’ essenza
di quell’ eterno movimento,
sussurri primordiali
incantano le mie emozioni,
cingendo la mia fronte
d’ argentea freschezza,
canto di sirene sale,
al chiaror della luna
nella notte
increspata di stelle.
E rimango qui,
assorta sulla riva,
gli occhi tremuli,
a rimirar l’ orizzonte,
contando le conchiglie ,
una a una,
come le stagioni della vita.
Aspetto di viverti ancora,
occhi negli occhi,
cuore sul cuore,
azzurreggiando desideri
tra i drappi di Sirio,
nel tuo cercarmi,
nel tuo volermi,
nel tuo morire di me,
tu, che sei armonia,
frammento di quell’ eternità
che ci abbraccia
nell’ incanto dell’ Universo.
Accetto il regolamento del Concorso.
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Frankie Fancello
“Nel mezzo del cammin di nostra vita desiderai parlarti dei temi comuni che ci separavano.”
Ci troveremo ancora una volta
sporchi
di poche espressioni rimaste
siamo edifici costruiti da schiavi d’Egitto
sotto l’arco della vittoria risorgeremo
zoppicando
sullo sfondo della guerra mondiale
di quel che succede fuori
ci importa molto
ma adottiamo
ritmi differenti di evasione
e come il poeta russo
mi armerò di canzoni
da schiacciare sui visi
ho cose dentro
capaci
di annientare nazioni
ogni cosa illuminante è contestualizzata
il verbo s’impreca
e grosse montagne
s’innalzano fino allo spazio
davanti a te
per vederti al dettaglio
sul selvaggio pianeta blu
puntino inesplorato
che esiste
non riesco ad esaudire
ho ben presente i gesti
i no detti d’affetto
l’aggettivo “moltissimo” sussurrato
aprile è meno caldo del solito quest’anno
piano piano
le parole diventano attaccamento
o sovversiva difesa
la libertà è difficile
e per questo, a volte,
è semplice imitazione.
Sezione B accetto il regolamento
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“Il nostro mare (dei sardi)”
Voglio ricominciare a sognare
attraverso lo sguardo che si perde
nella rara bellezza di queste acque,
le mie, le nostre.
Sguardo mai pago, mai stanco
di una immensità che sempre incanta
e incalza di pensieri di pace, di forza,
di magico sentire.
Noi, gente di un passato
che solca la pelle col suo tratto inconfondibile
di vento, di luce impressa sui volti
che non sanno più sorridere;
vedere un domani ormai troppo incerto,
nero e ingiusto come questo tempo
di assurdità immaginate e vissute.
Voglio illudermi nel mutamento
dell’esistenza storta, vilipesa e svenduta
per pochi soldi o spietati giochi del destino,
che tarda a farsi di nuovo roseo.
Voglio credere che esista la felicità
anche qui, in una terra di millenni
incisi sulle rocce dei deserti di speranza,
dove muore l’ultimo respiro
di combattenti sconfitti.
Respiro che riempie e nutre le vene
di quest’aria pura, l’unica che riconosco.
Gocce d’amarezza cadono dagli occhi,
che non possono smettere di guardare,
non possono chiudersi; mentre un ricordo
inatteso e gioioso mi regala un sorriso,
e quella strana voglia di vivere
invade il cuore.
Soltanto davanti a questo mare
riesco ad accorgermi di esserci ancora.
Lorena Ghironi
Sez. B poesia
Accetto il regolamento del Concorso
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-A sangue freddo-
Una sera stavo studiando nella biblioteca di scienze politiche. Era abbastanza tardi, ma avevo l’esame il giorno successivo. Pace assoluta, silenzio, concentrazione.
All’improvviso sento delle urla, e pensai a qualche studente impazzito a causa del caldo. Poi, inaspettatamente (e del tutto inatteso) un tizio malconcio entra nella biblioteca con una pistola in mano.
Mi guarda, ed io lo guardo. La vita non mi è passata davanti, ero rimbambito dallo studio, non pensai a nulla. Poi il tizio continualo’ a camminare, andando verso il bibliotecario. Cominciano ad urlare, io ero talmente fuori che nemmeno azzardai la fuga, ricominciano pazzamente a studiare. Si trattava di una vecchia contesa per un parcheggio, ed il bibliotecario non era affatto preoccupato per la presenza della pistola. Dunque il potenziale stragista se ne andò.
Io resto con la testa sul libro, in balia di pensieri sconcertanti. Il bibliotecario si avvicinò, e mi chiede se avevo avuto paura.
“Un pochino…” Gli dissi.
“Vieni… andiamo a bere un’aranciata…”
Non me ne accorsi, ma la mano destra tremava come.figlia al vento. Dovetti bere l’aranciata con una cannuccia, pensando che non mi avrebbe mai creduto nessuno.
Sezione A Accetto il regolamento
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-I ricordi di mia madre-
Macchine da scrivere, fogli e calcoli,
cene, sorelle, funzioni pomeridiane,
marito al lavoro, sino a sera,
figli sempre più vitali e dispotici.
Medicine amare, dolci e regali,
scarpe, rosari, gioie e dolori
ogni elemento si compatta, costante,
in questa nuova luce appropriata.
Ecco dunque il camino, il fuoco ti calma
e la mente ritorna a giorni lontani,
quando eri una bambina scalza
e tutto sorrideva senza compromessi.
Eccoti piccola nella polvere serale
tra i visi semplici del tuo vicinato,
gli uomini seri, cantano in limba,
le donne, assennate, discutono calme.
Ora sei accanto a tua madre
stoica sui campi vestita a lutto,
rivedi la moribonda strada campestre,
le zappe, le vigne tinteggiate di rosso.
Eccola nuovamente l’Estate, e tuo padre,
che scende dal carro nella calma serale,
pelle scura e fucile sulle spalle,
un rosa velato si stende sulla valle.
Ripensi ai balli, alle feste paesane,
colori accecanti, ma sempre più lontani,
visi d’amiche che hai rincontrato
ricordi gli occhi azzurri dell’uomo amato.
Passeggi silenziosa per nuove strade
ed un vento pacato ti scuote le spalle,
ricordi i secondi dei nostri primi giorni,
quando ho camminato, la prima volta che ho parlato…
Eccoti magicamente in braccio a tua madre
dinanzi all’ampio camino di un tempo,
vedi passare tuo padre, gli vorresti parlare,
ma lui ti sorride e scompare di nuovo…
Sezi. B Accetto il regolamento
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Sez. B Accetto il regolamento
il senso di dio sulle acque
ed ora mi spiego il segreto dell’immortalità
da che ho ti scovato è sorto il Sole del sempre
una forza arcana mi fa levitare su
capisco come dio aleggiava sulle acque
ed ora capisco
il senso di dio sulle acque
curucururù naranaranà yeh
durudurudù laylalaylalà uoh
nel silenzio che sa parlare
si cela una magia universale
tutto è chiaro agli occhi dell’amore
non si deve nemmeno dire
basta il solo saper guardare
ad occhi chiusi
e tutto è chiaro
agli occhi dell’amore
ed ora che sei qui
piccolo seme dentro me
crescerai come albero dai fiori blu cielo
inebrierai il mio spazio col profumo dell’oceano
mi donerai il frutto più dolce che abbia mai tastato
sarai la mia droga
sarai il mio riposo
curucururù narannaranà yeh
duruddurudù laylallaylalà uoh
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Maurizio Olla
Sezione B Poesia
Titolo: “Profeti diversi”
Se c’é chi é luce se c’é chi é acqua se c’é chi é parola
io voglio essere silenzio.
Silenzio
che tutto ascolta e nulla giudica tutto ricorda
e tutto serba.
Silenzio che rispetta
che alle parole dell’altro cede il posto.
Silenzio
che si fa riempire per poter con l’altro nella gioia costruire.
Silenzio che si fa dono
e nell’altro si dimentica.
Silenzio non di vuoto o di indifferenza
ma che vuole
che il compagno trovi
la luce, l’acqua, la parola già dentro di lui.
Accetto il regolamento del concorso
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Corrado de Bari
Sezione A (Racconto poetico)
DUE DESTINI
Inconsapevoli di un destino avverso
ognuno con il suo carico di emozioni
gioie, speranze per un futuro diverso.
Ignari, giovani esistenze, mentre
stavano andando incontro alla morte
che non risparmia nessuno
e non c’è peggior sorte
che finire la propria vita
in un istante, in un attimo
come se non fosse mai esistita
perché ora sei soltanto un nome
su un foglio di carta
una vittima come gli altri
per curiosi e scaltri
che invocano giustizia
ma solo il tempo
ci farà comprendere
se erano vere promesse
o sete di notizia
Uno schianto, un botto
e tutto è finito.
Le urla, i pianti
le richieste di aiuto
eppure si son mossi in tanti
anche gli abili soccorritori
sono rimasti impietriti
davanti alla tragedia
ed ai suoi orrori
Due treni, due destini
ognuno con la consapevolezza
che la loro strada fosse
libera da oggetti o affini
Unica, un solo binario
un viaggio ordinario,
peccato però
che a pensarlo
fossero in due.
Per la tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016
Accetto il regolamento del concorso
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Corrado de Bari
Sezione B (Poesia)
Accetto regolamento del concorso
LA FINESTRA DI PIETRA
Volevo che fosse bellissimo
insegnarti le gioie della vita
promotore di attese e conquiste
ma oggi mi sembri lontanissimo
Forse perché il tuo evolvere
ha rivelato il tuo diverso essere
Vi è una finestra di pietra
davanti ai tuoi occhi
vi è un flebile raggio di luce
che vi penetra
E’ il filo della speranza
quello che con te percorro da anni
arginando ostacoli
dissipando i nostri affanni
Mi sorprende la tua forza
la tua ostinata tenacia
quel tuo venir fuori
quando sembra che il tuo mondo taccia
Ami la gente e la gente ama te
ma non sempre quello che cerchi
è vicino a te
Lo vedo dai tuoi occhi sfuggenti
dalle righe di lacrime
che lentamente scivolano
come gocce pendenti
Come non posso amarti
se sei un essere meraviglioso
che tocca il mio cuore
e le corde di quest’anima
protesa ad idolatrarti
Volevo che fosse bellissimo
e forse lo è.
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-A v v e n t u r a-
Voglio scrivere per volare
voglio scrivere per narrare
perché il mondo or mi dice
fammi d’oro una cornice .
Poi dipingo con i colori
i ricordi miei e gli amori
anche se son finiti male
sotto il freddo maestrale .
E continuo l’avventura
anche se la vita è dura
sono pieno di pazienza
dopo tanta sofferenza .
Qualche nube c’è ancora
l’esorcizzo con l’aurora
che nel cuore mi sorride
mi abbraccia e benedice .
Tante volte lei è venuta
saltellante scarpe e tuta
per donarmi la bellezza
e del nuovo la freschezza .
Mi dice corri sui prati tuoi
segui quel filo tra corridoi
non rinnegare il tuo passato
anche se triste e sfortunato.
Sezione B -Accetto il regolamento-
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-I L P O N T I L E-
Ora l’acqua è color oro, il pontile senza decoro di italiana disonestà
d’ignominia e di viltà. Solo il faro ancor resiste, mira il mare divien triste
già crollato è quel pontile, come io e la mia bile . Tutto è morto tutto tace, non si fanno più le brace, bilancioni abbandonati, i miei giorni ormai andati. Non volano più gabbiani, già mi tremano le mani, sono prossimo alla fine come effimere bollicine . E penso alla ricchezza,
all’umana efferatezza, all’avarizia all’egoismo, al futuro e terrorismo.
D’essere qui non mi pento nonostante il male sento solo nostalgia e tenerezza, tanto amore e freschezza .
Sezione A – Accetto il regolamento
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Martina Lorai Meli
Partecipo sezione B poesia
Accetto il regolamento
Il mondo ama il mare della noncuranza
di grida mattanza
sulla lapide addio son morto soldato
Ero donna ,Omosessuale,Immigrato:
Il mio nome Era Emarginato.
Sono stata Una donna stuprata,
Un bambino Violato, Un diverso incompreso,
Seviziato,Picchiato,umiliato
Non avete sentito Il dolore
Non avete curato Quel male
Il giudizio alimenta il rancore
Se cerchiamo soltanto Parole
Frasi fatte ma senza capire
Di ogni anima Il senso e l’ orrore
Questo mondo Pretende ubbidienza
Mentre giudica La tua coscienza
Sempre giusto O sbagliato Il finale
Sfumature di grigio Non trovi
Siamo bianchi, Siam neri, Siam fuori
Siamo zingari in mezzo ai rottami
Non ci chiamano per nome Siam numeri Umani
Siam soltanto le greggi del business
Di un moderno schiavismo
Pascoliamo sui prati del consumismo
che porta al macello Siamo carne d’ asporto
Che non pensa che ai soldi e al successo
Devi solo seguir la corrente
Omologarti al sistema per non farti male
Sempre giusto O sbagliato Il finale
Sfumature di grigio Non trovi
Siamo bianchi, Siam neri, Siam fuori
Siamo esuli In fondo a una nave
Non ci chiamano per nome
Siamo solo animali a due zampe
Immolati all’ altare del business
Per portar capitale al potere
Siam tenuti alla catena
Nelle gabbie mentali che ha imposto il sistema
Siam nutriti e vaccinati
Pronti ad essere sacrificati
Non abbiamo sentito il dolore
Non abbiamo curato quel male
Ora restano solo parole,
Frasi fatte di solo rancore Che vomita il male:
Ora resta il finale
Stiam seduti a guardare
Mentre mettono fuoco al futuro
Mentre inquinano le nostre acque
Ma possiamo seguir la corrente:
Fare finta di niente!
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Sezione B (Poesia)
Accetto il regolamento del concorso
Titolo: Tiranno
Il rancore si palesa,
muove i suoi passi
con astuzia si plasma
in una fune distesa,
Poveri cristi
incoscienti tirar vanno
un capo, avviata fu
la trappola dei moralisti
Bianco tentatore
con fameliche mani
resistenza all’altro capo oppose,
tesa da crear calore
Suda la corda,
respira pensieri autocrati,
il limite raggiunse
in un botto si scorda
Risuona l’innocenza,
spezzata dalla mentalità
bastarda, dai troppi silenzi
e urlanti invocano coscienza
Decade l’animo buono,
inesistente la redenzione
alla belva egoista nei valori,
egoista nel perdono.
Alessandro Borghesi
"Mi piace""Mi piace"
Marisela Moreno Pérez
Sezione B
Accetto il regolamento
FELICITÀ
Bisogna vivere l’estate,
vivere l’autunno,
vivere ogni inverno
e vivere anche la primavera.
Vivi ogni qual nuova danza,
come puoi vivere
una qualsiasi e alquanto
piacevole nuova maniera.
Vivi il sole, vivi le stelle,
vivi la luna.
Vivi la penombra,
e vivi anche la tua ombra.
Vivi il mare,
vivi il fiume
e vivi la montagna.
Vivi la neve
e vivi pure la maestosa pioggia
che ti bagna.
Vivi l’amore,
vivi la felicità,
vivi la vita e ognuna
delle sue tante beltà.
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MARA SPOLDI
Sez. B (poesia)
Accetto il regolamento del concorso
“GRANDIOSO SILENZIO – LETTERA DALLO SPAZIO”
Vedi la terra
laggiù
verdeggianti le zolle, veleggiano
un poco ambrate
e quelle glaciali, quasi argentate.
Paiono zattere, nell’azzurrato
caduche barche
nel blu d’una sfera
d’un mare, pacifico pare
dall’atmosfera.
E l’umana vita? Neppur si ravvisa;
non ne distingui, il brulicar di genti
inesistenti.
E allora cos’è, quel frastuono che fanno
se vi sei dentro? Si dannano.
Quassù, nel grandioso silenzio
par idiozia
l’iniquità, de la gente mia.
Qual indomita violenza
nell’assenza di coscienza
e qual senso, di quell’ego dilagante
che neppur compare, sulla carta spaziale.
Ma che vuoi conquistare?
Piccolo uomo, il solo successo
è tenersi, per mano
intensi
alleati
coscienti
ch’il sol universo che puoi afferrare
è l’amore immenso,
nell’ironia d’un mondo
dove l’uomo, da quassù
neppur traspare.
Dall’immenso spazio, solo mare.
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ero li, in compagnia della luna, mia unica e sincera amica, a mirar l’immensità del mare, e poi… all’improvviso, delicate mani, accarezzarono il mio viso, tutto tacque, i miei occhi, si erano già persi nei suoi, in un attimo, gli avevo donato, metà del mio cuor. m’innamorai di lei, dei suoi capelli, che sembravano danzar nel vento, m’innamorai delle sue labbra, tanto da strappargli un bacio, m’innamorai di una fanciulla, per me la più bella, una rosa senza spine, ma come le favole, al nascere del sole, lei si dileguò, come fosse un miraggio, ed io rimasi solo, aspettandola tutt’ora, in compagnia della mia adorata luna.
Sez. A Accetto il regolamento
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che ne sarà di noi?
foglie nel vento,
amanti di noi stessi,
prigionieri di un tempo,
che ormai non ci appartiene.
seguiamo la scia dell’amore,
noi folli innamorati,
mentre intorno,
la vita continua,
senza noi.
che ne sarà di noi?
piccole fiamme,
ardenti di passione,
ma vuote d’ogni altra cosa,
anime dell’inferno.
non lo so cosa ne sarà di noi,
ma so che l’amore che ci avvolge,
appartiene ai nostri cuori,
e finchè li sentirò battere,
io continuerò ad amarti.
Sez. B Accetto il regolamento
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Giuseppina Carta
Neet
Sorgono
dalle ceneri del mondo moderno
disorientati, alla deriva,
tacciati da incapaci.
Ascoltano in silenzio
il caos del mondo
lasciando impronte
di passi smarriti
inutili per la società.
Storie slegate
bloccate dal grigio presente,
da mille transenne,
in un limbo di inattività.
Il futuro
brucia come fuoco,
un masso granitico
sbarra la strada
che triste realtà.
Pesano come zavorra
ma non chiamateli
generazione perduta
sono figli della società.
Signori! Il terzo mondo è qua.
sezione b
accetto regolamento
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ANDREA CASTIGLIONI
SEZIONE B POESIA
QUANTE COSE DA DIRE
E che dire
della mia anima inquieta
che da tempo
si nasconde timida
dietro occhiali scuri?
E che dire
della tua anima esuberante
che ha ridato alla mia
la forza
di guardare la luce?
E che dire
delle nostre anime
che hanno fatto l’amore
avvinghiate nel piacere
mentre i nostri corpi,
ambigue comparse,
seguivano la scena
da spettatori?
E che dire
di te
che hai raccolto
i cocci
delle mie ossa rotte
e le hai incollate,
con sapiente pazienza,
della tua erotica saliva?
E che dire
dei tuoi sguardi
che in una notte
di mezza estate
mi hanno
accerchiato l’anima?
Quante cose
ci sarebbero da dire,
ma sono muto
mentre
mi spogli della mia pelle
e mi vesti
dei tuoi sogni.
ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
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Gabriele Poli
E quando, ancora incerto, il respiro ti esce a stento;
quando le speranze ti paiono oramai illusioni;
quando il sogno sembra mutarsi in incubo;
quando credi di aver perso tutto, anche l’amore;
quando, sconsolato, non scorgi futuro,
guarda dentro di te.
Se impari a cercare, allontanando le malinconie;
se scruti con calma nel tuo cuore;
se regoli il respiro e pensi al bimbo che eri;
se accarezzi i tuoi pensieri;
se coccoli la tua anima,
guarda dentro di te.
Capirai di poter vivere anche senza l’amore.
E l’amore giungerà.
Sezione B Accetto il regolamento
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Concetta Salituro
sezione B poesia
VESTO L’ANIMA
Sto tentando di
vestire l’anima…
cerco per lei un abito
nuovo
unico
che non abbia eguali…
lo cerco ricco di merletti
ricco di pizzi…
uno che sia romantico…
il colore deve essere
celeste
come il cielo sereno.
Con striature bianche
come il colore della luna.
Tra i capelli un nastro
che sia luminoso
come quando ti tuffi nel sole.
Sull’abito ci voglio gli
strass
non i soliti
ci voglio le stelle…
è l’abito con il quale
aspetterò Lui
il Signore del Creato…
quando arriverà
la mia anima sarà
pronta
senza macchia
e mi lascerò condurre
come una sposa…
quell’abito dovrà rendere
ciò che l’amore significa.
ACCETTO IL REGOLAMENTO DEL CONCORSO
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Sergio Bibbò
Sezione A LA PICCOLA SCUOLA
Accetto il regolamento
TITOLO: Perché sono importantissimi i Corsi Serali
Sono un insegnante di un Corso Serale. La “Buona Scuola” vuole rendere piccola la scuola e soprattutto al Serale dove lavoro. Il Corso Serale lotta contro la dispersione scolastica riprendendo adulti che in passato non avevano completato il proprio percorso e che si vogliono rimettere in gioco per vari motivi ma anche giovani che al diurno avevano perso motivazioni e hanno ripreso gli stimoli proprio qui. Perché non è mai troppo tardi per riprendere a studiare, perché non si deve mollare mai e perché noi insegnanti dobbiamo dare stimoli altrimenti chi?!? La scuola come la Storia è grande maestra di vita ma la vogliono fare piccola!
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Sezione A
Simone Colonna
Accetto il regolamento
“Il triste Rugo”
Come ricordava ogni 2X3 il pur valido Cicerone, vivere non è poi così necessario; necessario è invece, e davvero, origliare. Origliare le chiacchiere altrui. E io, lo confesso, ho origliato. Oggi alla bocciofila della parrocchia di Sant’Atanasio è giorno triste. Il torneo interparrocchiale si approssima come la cataratta in autunno e al team di Sant’Atanasio proprio sul più bello viene meno il Rugo. Leggera ipertrofia prostatica ma tanto colesterolo “bbbono” a inondargli le arterie femorali, Raffaele Ostini detto Rugo, anni 76, vedovo, vescovo e martire, è per tutti il mago dell’accosto. Lui al boccino non si avvicina e basta. Dopo ogni suo tiro boccia e boccino riscoprono i gusti dell’adolescenziale e anfrattoso atto della pomiciata. Ebbene al Rugo l’accosto sarà un due mesi, sottolineano alla bocciofila, che non gli tira più. Ha perso di precisione, lucidità, freddezza. E di voglia, soprattutto. I saggi della compagnia del Santo Atanasio sanno, e bene, la ragione. Sono proprio un paio di mesi che l’Ostini Raffaele detto Rugo è diventato vedovo anche di badante. Teresa, generosa serba di Novi Sad, è dipartita, asfaltata da un minivan a uso agricolo durante una gita con amiche nella Valpolicella. Senza la compagnia di Teresa, Rugo è un uomo, un vecchio maestro dell’accosto, che s’è perso. Alla bocciofila la conversazione è serrata e frondosa. C’è chi propone l’intervento rapido di una mignotta; chi ipotizza l’espulsione di Rugo dal team per giusta causa. Qualcuno allude alla possibilità di introdurre nella dieta paraottuagenaria dell’Ostini qualche droga leggera. Tutti comunque ritengono necessario coinvolgere le femmine del quartiere, raccolte in comunità nel centro anziani dirimpetto. C’è malumore, agitazione, compassione. Origlio distintamente le loro emozioni. Sto nascosto dentro una fratta con mia figlia Vittoria che scalpita. I bocciofili intuiscono la mia presenza e mi ignorano. Qualcuno sorride a Vittoria, Mario scatarra e Fulvio s’accarezza le olive che gli penzolano sotto al cavallo. E’ tempo di decisioni a Sant’Atanasio. E’ tempo di riservatezza. I vecchi in fila indiana entrano dentro al capanno del campetto. C’è un torneo da vincere, c’è un Rugo da risollevare.
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Barbara De Filippis
Poesia (B)
(edita all’interno del mio romanzo breve inframmezzato di poesie dal titolo ‘Te lo saresti mai immaginato?’)
Accetto il regolamento del concorso letterario gratuito
Vorrei essere
trasparente
perché il cielo mi
oltrepassi
e mi riempia
con le sue nuvole bianche
e così i prati
e così l’aria tiepida
Vorrei essere trasparente
Vorrei essere niente
per poter davvero essere
tutto quello che ho dentro
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Sezione B – Poesia
Giancarlo Economo
Accetto il regolamento
Ero
Ero nell’aria acidula che respiravo,
nella tempesta che mi urlava contro.
Ero nel vento gelido che feriva la mia pelle
ed ero vento
ed ero pelle.
Ero nella pietra che scheggiavo
per farne utensili ed armi.
Ero nel fuoco che mi scaldava
e che cuoceva le carni
in cui ero.
Ero nell’arco che con forza tendevo
e nella freccia che silenziosa sibilava
portatrice di morte verso colui
in cui ero:
cervo, bisonte, nemico.
Ero nel sangue che copioso sgorgava
e nell’arida terra che assetata beveva.
Ero colui che imbracciava il fucile,
ma ero anche il fucile
che tonante avrebbe strappato alla vita
altri me.
Ero tutto e niente.
Come posso sapere chi sono
se non riesco a ricordare chi ero.
Giancarlo Economo
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Pietro Pani
Accetto il regolamento
Sez. B
Come gli alberi
Lo sai
a volte gli alberi parlano
tra la nebbia
e nascondono sorrisi di bambini
Lo sai,
a volte gli alberi piangono
in silenzio
per non far rumore
con la pioggia
E hanno mani tese
che cercano la luce
Disegnano profili sconfinati
che abbracciano il cielo
e col vento sussurrano
parole eterne
A voi che conoscete
la mia solitudine
chiedo di piangere in silenzio
A voi che cercate la luce
chiedo una carezza
che illumini questa notte
Pietro Pani Pisu
"Mi piace""Mi piace"
Sez A
Accetto il regolamento e il trattamento dei dati personali
© Un sogno immenso in una fiaba minuscola.
Quando sei nata eri nera di capelli, ricci. Sembravi una bambola un po’ esotica. La tua felicità era il mare.
Nuotavi fino a quello scoglio, temeraria; lì rimanevi a prendere il sole. Un giorno i tuoi capelli divennero bianchi.
Da allora, raggiunto lo scoglio, canti, fissando l’orizzonte, oltre il quale, intravedi le montagne di un mondo sconosciuto.
Tu! Brillante di salsedine. I tuoi capelli volano al vento: vanno con la tua voce verso le montagne.
Chi chiami? … Chi aspetti?…. Cosa dici nel canto?
Passano anni.
Il giorno che è oggi ecco….. forse…. un’eco .. non è .. è una voce robusta, lontana.
“Chi sei?” ti dice,
“Sirena” tu dici ,
“Vieni da me”,
“Non posso: parliamo soltanto…. se vuoi”.
Parlate. Parlate per anni.
Il giorno che è oggi lui viene, portato dal sole, dal vento, dal mare.
“Sei qui!.. Ti insegno a nuotare, mio amico disceso dalla montagna.
Vieni, entra in acqua… non avere paura… non fare nulla che non ti piaccia… ecco… se saltelli appena, sentirai che l’acqua ti spinge verso l’alto. La senti? Ecco… puoi fare solo così, finché il tuo corpo non si sente sicuro.
Non c’è fretta, c’è tutta l’estate davanti. Devi solo far passare la felicità dall’acqua nei pori, nel corpo, nella mente”
Così insegni una nuova felicità tu, bianca e brillante, a un orso bruno, il quale, al mare è venuto per te, ma al mare non vive, né tu cammini in montagna con la tua splendida coda.
Lui va nel sole che piange.
E ancora per anni parlate cantando.
Lui vede nella neve i tuoi capelli.
Tu nello scoglio il suo manto bruno.
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Antonella Canuti
Accetto il regolamento
sezione A -short story-
Una canzone per te
“La stagione dell’amore viene e va… La stagione dell’amore tornerà…”
Linda canta, mentre prepara l’aperitivo per il tavolo 3.
Franco, seduto al 4, la osserva. Non è bella, ma ha qualcosa che a Franco piace, per questo ogni giorno entra nel bar e, di nascosto, la fotografa.
Finito di sistemare bicchieri e ciotoline sul vassoio, Linda si sposta da dietro il bancone per andare a servire la coppia del 3.
Franco è lì, pronto a scattare, non appena lei gli passa di fianco. Click.
Sono giorni che le scatta una foto al giorno. E’ assurdo, Franco lo sa, ma quella donna ha qualcosa che a lui piace; e Franco è fatto così, se una cosa gli piace, deve prenderla. Ma non vuole aver fretta, rischiare di rovinare tutto con gesti precipitosi, no, Franco ama fare le cose con calma, studiare i dettagli prima di agire, perchè Franco detesta sbagliare.
Linda sta tornando col vassoio vuoto al bancone. Franco pensa sia arrivato il momento giusto. Si alza, proprio mentre lei si avvicina al suo tavolo. Franco finge di inciampare nella sedia e le si fionda addosso.
“Ehi, tutto bene?” fa Linda.
” Mi scusi, sono un imbranato”
“Come Tiziano!” ride Linda, mentre se ne torna dietro il bancone con una nuova canzone da canticchiare.
Sorride anche Franco, appena fuori dal bar. Pensa: “Probabilmente non avrà nessun valore, ma mi piace”, guardandosi la mano destra chiusa a pugno, mentre Linda rovista nel cestello, spostando tazzine e cucchiaini sporchi in cerca del suo braccialetto preferito.
"Mi piace""Mi piace"
Sez. A – Short Story
Giancarlo Economo
Accetto il regolamento
Il Kansas a mezzanotte
Il re del locale era immerso nelle sue elucubrazioni su Dio e sul fatto che si sarebbe pentito solo in punto di morte, pur temendo di dover morire senza averne la possibilità. D’altronde non aveva voglia di perdere tempo ad adorare chi forse nemmeno esisteva.
Per gli altri avventori stava dormendo, ma lui osservava tutto quello zoo di strani personaggi. Gli piaceva quella puzza di sudore misto ad alcol e tutto il disordine che regnava incontrastato nel suo bar. Del resto si sa, si finisce sempre per assomigliare al luogo in cui si vive.
All’improvviso le luci si spensero ed uno sparo, proveniente da una finestra aperta, riecheggiò sinistro.
“Cazzo, ma sempre a mezzanotte?” farfugliò il re, quando al riaccendersi delle lampade vide una sagoma stesa sul pavimento. Cercò affannosamente i suoi occhiali, ma, nel caos che regnava sul bancone, non riuscì a trovarli. Bestemmiò, come spesso accadeva, giustificandosi a voce alta: “Se tutto, nell’universo causa entropia, chi sono io per creare ordine?”.
Alcuni avventori si affollarono intorno a quel corpo inerte più per curiosità che per altro, ma lui si fece strada a spintoni. Si chinò e la prima cosa che lo colpì fu quell’orrido fiore rosso in mezzo alla fronte. La riconobbe, era la moglie e cosa importava di chi.
“Cazzo! Questo è il Kansas”.
Un cliente, forse per allentare la tensione che si era creata in quella stanza immersa nel fumo, mise una monetina nel juke box e la voce suadente di George Michael intonò “Careless Whisper”.
Fuori, sotto la pioggia battente, il suonatore di violino carezzava, ubriaco, le corde, quasi fossero il corpo della sua amata, mentre, per la prima volta, uno spasmo di gelosia gli lacerava le vene.
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Antonella Canuti
Accetto il regolamento
Sez. B
Riflesso
Ho visto un giorno che non voleva nascere,
una notte che lasciava tracce
ed una linea di confine ormai spezzata.
La paura ed il coraggio prendersi per mano,
l’esitazione spinta dall’incoscienza
e la prudenza calpestata dalla fretta.
Un’espressione di disgusto, un sorriso compassionevole
ed uno sguardo triste fare a pugni per averla vinta.
Ho visto immagini sbiadite rincorrere sogni inespressi
in un campo di domande e di risposte sbocciate a caso.
Il fondo del pozzo, senza secchio e senza luna;
una donna piangere ed una bambina consolarla.
Ho visto tutto questo e tutto questo in un istante.
Poi ho guardato meglio ed ho visto che avevo
una coccinella tra i capelli.
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Sezione A – Short story
Metafore in strada –
Non porterò con me l’ombrello, neanche dovesse piovere
fino alla fine di questa strada dissestata
e ciò che indosso potrebbe pure inzupparsi di nuvole
che non sarebbe un patema.
Con l’ombrello poi, dovrei star dritta come un bastone,
invece ho bisogno di camminare
senza dovermi curare di come appendo le gambe alla terra
per evitare magari un sasso
Voglio procedere selvatica e le mani le voglio libere,
metti che trovi un grande fungo sotto il cui cappello voler sbirciare;
e che dire dei rami bassi? Se m’imbrogliassero il passaggio
dovrei scansarli dalla faccia
e con l’ombrello in mano sarebbe un pasticcio.
E poi, senti com’è forte il vento…
non ho voglia di opporgli resistenza
poiché l’ombrello prenderebbe una brutta piega
ed io mi bagnerei, per cui tanto vale non portarlo con me.
Più di tutto però, voglio arrivare dove non so,
avendo bevuto da questo cielo tutte le mie gocce in salita.
Claudia Magnasco
Accetto il Regolamento del Concorso
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COME COLOMBI
Tubiamo come teneri colombi
sotto stelle di misterioso destino.
Sezione B
Accetto il regolamento
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Uguali e differenti
Sezione B
Credo
a tutte le parole
che mi dici,
alle storie raccontate,
alla tua voce soffiata
in notti stellate e senza vento,
ai guizzi repentini delle ciglia,
ai sorrisi
che oltrepassano le angosce.
Vivo
le rughe pennellate
sul tuo viso,
l’acume delizioso
di quei silenzi enormi,
le risa che sconquassano il cervello.
Amo
le mie distanze avverse
che mai son simili alle tue,
la seta di ogni singola carezza,
quell’acqua trasparente
del tuo fiume.
Voglio
cercarti nelle strade
del futuro,
percorsi sdrucciolevoli
in salita,
la pelle del tuo corpo
sulla mia.
Accetto il regolamento
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CATEGORIA B
NOME Margaret [Ute]
COGNOME Saine
DICHIARAZIONE Accetto il regolamento del concorso.
TUTTE QUELLE GUERRE
Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
ci fu Locke a Londra che insegnava latino
e greco attraverso la conversazione, con successo.
Poi ci fu Shaftesbury che si affidava
all’istinto morale e all’incontro
dell’etica laica con la scienza della bellezza.
Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
ci fu il Spinoza
che lucidava lenti per vedere più chiaramente
mentre rovinava la sua salute e
ci fu Rousseau in giro
sulle montagne della Savoia a raccogliere piante
fermandosi a Les Charmettes
[Il suo fascino, anche se solo indirettamente
correlato nell’etimo] e osservando
nel profondo gli organi sessuali dei fiori.
E poi ci fu Young che seppellì
la figlia Narcissa
nel giardino botanico di Montpellier
tra i bulbi dei narcisi
[Lei era protestante e non c’era
un cimitero non cattolico].
Mentre tutte quelle guerre venivano combattute
ci fu Diderot che permise
una tranquilla amabile chiacchierata tra
il servitore Jacques e il suo padrone
mentre viaggiavano
e l’orgasmo profondo nel sonno
di un famoso matematico, che rimarrà
senza nome.
E poi ci fu Giambattista Vico
che dava un volto umano alla preistoria umana.
E molti di più in natura
della mia specie:
scrittori, pittori, musicisti.
Mentre occasionali storici militari austeri
piegati su mappe di battaglie ricostruite
vogliono costringermi a vedere la storia come
una guerra perpetua
io mi accontento della ricchezza dell’umanista
e armonizzo allettando e incitando
la speranza umana
CHE VIVA PER SEMPRE.
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Erika Petrossi
Sezione B
Accetto il regolamento del concorso
Titolo
“Ognuno combatte la sua guerra”
Ognuno combatte la sua guerra
che sia fatta di polvere,
di parole gridate
o taciute.
Battaglie di occhi sul campo dell’anima
avvolti in sbiadite vesti
derise dal tempo, logore,
descrivono la vita di chi ne porta i segni.
Chissà se un giorno qualcuno
si ricorderà della luna,
si fermerà un istante a cercarne la luce sui tetti,
correrà impazzito la strada di un paese in salita,
o fin sopra la collina argentata,
attenderà che tutte le nuvole tornino
a dormire e la troverà là,
pienezza che viene e riempie,
spicchio che scopre e interroga,
raccoglierà parole mute da lanciarle
e con un salto tornerà nel mondo
ad accogliere tutti i legami spezzati,
a soffiare via la fredda cenere,
a ricucire brandelli di carne e di pietra,
a piantare giardini sulle macerie,
a costruire altalene che arrivano alla luna.
Edita
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Sara Comuzzo, accetto il regolamento
Sezione B
Poco prima
Il volto spaccato
proprio come un vetro.
Tu che ne sai più di me,
cosa fai delle emozioni
una volta che escono dal cuore?
Esausti,
qui i bambini non crescono
rimangono innocenti
per sempre.
Sapere non significa capire.
La consapevolezza dei tramonti
aggrappati ai pomeriggi
sospesi
poco prima di diventare notti.
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Max Mao
Poesia B (accetto il regolamento)
SCARPE
Sono strette, sono strette; lo sono.
Sì, vitellino, da fighetto. Sono strette.
Poi sono mocassini, non le voglio;
amo le stringhe, i legacci.
Si legano, si sciolgono.
Non sono fisse, ottuse.
Tanto se devo camminare
lo posso fare anche coi sandali.
Non mi dà fastidio la sabbia tra le dita.
Mi dà fastidio stare stretto, al chiuso, asfittico.
Basta!
Ho deciso.
Vado a piedi nudi.
A piedi nudi posso sentire gli umori della terra;
a piedi nudi posso adattare il piede alle asperità,
avvertirne il dolore.
Se poi, le piante dei piedi, volessero mettere radice,
se volessero godere del fango caldo,
della neve ghiaccia,
delle pietre aguzze,
non sarà una suola ad impedirlo.
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Se. B
© AMNIOS
Senso biblico del conoscersi
improbabile dicitura:
è stato il parlare
a rendere il respiro
logos creatore
e allora le anime hanno nuotato
sospese
nello stesso liquido amniotico,
nuove menti originarie
spalancate alle incognite dell’universale sconosciuto
stessa età di tempo eterno
nei corpi bambini
mai più soli.
Edita
Accetto il regolamento e autorizzo il trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003).
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“Io e il mare”
Stanotte siamo soli,
io e il mare.
Tutto intorno tace,
finché lui mi vorrà parlare.
Ed il vento,
in gran silenzio,
accompagna la sua voce
fino a qui.
Ogni altra cosa
si perde nell’indifferenza
più totale.
Stasera siamo insieme
ed esistiamo solo noi.
Io e il mare.
© Luca Debiti 2016
Accetto il regolamento del concorso
Sezione B
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Autrice: Ficco Laura
Sezione “B” Poesia
Titolo: “Dall’alto”
Dall’alto
Perché ci guardi,
dall’alto della croce,
con tanto disgusto
con tanto dolore?
Da lungo tempo stai in disparte,
silenzioso osservi lo scempio,
di un mondo sgretolato,
dai principi ribaltati,
colpiti dalla malattia
dell’indifferenza.
Pochi occhi rivolti
alla croce insanguinata,
in punta di piedi arrivi
invisibile in candido manto,
lo smarrimento hai scaldato.
Non sei rimasto,
il tuo posto hai ripreso.
Le tue mani con i piedi rimembrano il dolore,
abituale visione di fede,
condivisa solo da chi soffre.
Accetto il regolamento del concorso
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Sister Ob
poesia B
Vivo in una casa
abbandonata.
A volte incontro un fantasma.
A volte parlo con un ragno.
Ascolto
i rumori di fuori,
senza comprenderli.
Mi armo, per difendermi.
Mi nascondo sotto le scale
Ma i miei occhi brillano nel buio,
come quelli dei gatti.
Non mi resta che scavare,
dentro di me,
per trovare il tesoro
che ho sepolto.
Accetto il regolamento del concorso
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Giorgio Moio
Poesia B
Titolo: Quando il sogno ti raggiunge
Quando il sogno ti raggiunge
non farti abbagliare da idoli fecondi;
ogni parola sia una forza di fuoco,
insistente come la pioggia sulla loggia
perché bagni il viso&svegli;
ogni parola sia paradosso,
insistente come il vento sul convento
perché soffi in viso&svegli;
ogni parola sia ossimoro
incontinenza di una voce
spalancata in gola.
Accetto il Regolamento del Concorso
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– Fidati ancora Amore –
Ho veduto flotte di cirri listati a lutto,
arrivavano a fatica dai capitoli di storia
portandosi dentro il dolore d’ogni epoca
i cui figli le guerre han massacrato
Un cupo boato
fu l’incipit di un diluvio
senza virgole né strali
ed io impietrita e da strizzare,
guardavo gli alberi incurvarsi
fino a rovistar coi nudi rami
questa terra zuppa d’anima
D’improvviso
il finimondo cessò
e riecheggiarono chiari
gli ultimi versi di un’antica preghiera,
stonati dal roco vento di levante
Parole di fede e di speranza
rivolte agli uomini a venire,
quelli che poi sono arrivati
per proseguire ad imbrattare
di odio e sangue
questa povera famiglia
ch’è l’intera umanità
Verranno ancora altri Caini
armati fino alle budella
ma fidati ancora Amore,
un giorno a caso
il seme giusto attecchirà.
Claudia Magnasco
Sez. B Accetto il Regolamento del Concorso
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Aldo Villa – sezione A – Titolo: Irma e Lupo
Accetto il regolamento del concorso.
Irma e Lupo
Irma, portandosi le mani contro il petto, gli disse:
“Amore non so niente di tutto questo. Io so soltanto che ti amo e non vorrei perderti adesso, in fondo è solo un’altra tua illusione e passerà com’è passato il fiume.”
Ma Lupo guardando verso il sole, le rispose:
” È come un fuoco e brucio dentro se non vado. Io so soltanto che ti amo e non saprei guardarti ancora: sogno un’altra primavera, ma non sarà mai più se resto qui stasera. Lasciami andare amore, faremo un altro mondo, forse più giusto, forse migliore.”
Irma, portandosi le mani contro il viso, perse una lacrima più bella di un sorriso.
“Se non fosse amore”, disse piano lei, “sarei viva e non è solo un’altra mia illusione: non passerà com’è passato il fiume.”
Lupo le toccò le labbra, fiore perduto nell’ultimo bacio di primavera al sole.
“Se non fosse amore sarebbe come dire vento, e se spero ancora un giorno di tornare è perché avremo mille abbracci da raccontare.”
Irma mi parlò di Lupo, di come fosse angelo. E mi raccontò dei sogni, delle illusioni, di quanto amore amava e di come fu perduto: di quante notti insonni inaridendo ad abbracciarsi il vento.
Lupo mi guardò seduto dietro al mondo. Tra le sue ali Irma già sognava. Mi guardò e, senza svegliarla, disse: “Adesso che sono vento potrei volare in un momento, ma è così dolce e bello quando mi stringe le sue braccia al collo.” Poi sussurrandole in un solo soffio lento, le disse: “Resto a guardarti, amore. Io sono ancora vivo, io sono qui.”
E non fu un sogno o solo fantasia quando li vidi davvero andare via, mano nella mano, e risalire il fiume. Verso un nuovo mondo, forse più giusto, forse migliore.
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[…] Il contest “geltOUb” è fare il pane in casa. Si possono già leggere le opere in contest, se mi aiuti a CONDIVIDERE l’informazione, sarà un gesto gradito GRAZIE! […]
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Massimo Pistoja
Poesia B
Liberi di sorridere
Non dimenticare
la poesia, raccontata
dal salto nei colori del tramonto.
Sogni sbocciati, là
all’ orizzonte,
dove delfini disegnati
da un raggio di sole
dipingono i passi
di due innamorati,
volare verso il futuro.
Liberi di sorridere
cantando alla vita.
di Massimo Pistoja
Accetto il Regolamento del Concorso
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Sezione A Short Story
Flavia Novelli
Alice
Alice si svegliò di soprassalto.
“Alice…. Alice…”.
Il suo nome si mischiava alle voci della TV lasciata accesa.
Alice scese barcollando e stordita dal divano. Anche quella notte si era addormentata lì senza trovare la forza di raggiungere il letto.
Si diresse stropicciandosi gli occhi verso la camera matrimoniale.
“Alice…. Alice…”, continuava a miagolava sua madre con la bocca impastata.
“Ho sete. Va di là in cucina a prendermi qualcosa da bere”.
Senza rispondere, Alice raggiunse la cucina, inciampando su un bicchiere rovesciato a terra.
La cucina odorava di sugo bruciato e di piatti sporchi. Nella penombra si intravedeva il disordine di giorni e una collezione di bottiglie vuote.
Alice aprì il frigorifero vuoto e lo richiuse. Andò al lavandino e lasciò scorrere l’acqua del rubinetto insieme ai suoi pensieri.
“Ecco mamma, ti ho portato l’acqua fresca”.
La madre bevve tutto d’un sorso e ripiombò sul letto madida di sudore alcolico.
Alice tornò in soggiorno. Selezionò alla tv il canale dei cartoni animati.
La vita stava chiedendo davvero troppo a una bambina di 9 anni.
Accetto il regolamento del concorso
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Flavia Novelli
Poesia B
Titolo: Fuggi bambina
Sembra autunno
questa domenica di giugno
in cui la pioggia scende impietosa
sul tuo candido velo da sposa
Si fanno umidi i tuoi pensieri
Ritorni indietro
sui passi di ieri
Vorresti oggi fuggire via
che forse il velo è una profezia
Quell’uomo in nero che hai accanto
il tuo cuore ha già più volte infranto
Fuggi bambina finché sei in tempo
Sotto la pioggia
corri veloce come il vento
Non è segnato il tuo destino
Non sarà il tuo futuro un cane mastino
Guarda che il cielo si fa già sereno
Davanti a te si colora un arcobaleno
Accetto il regolamento e autorizzo il trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003).
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Emanuela Di Caprio
Sezione A Short Story
La ragazza degli anni ‘70
La ragazza si aggirava tra le vecchie stanze, odore di muffa, fotografie alle pareti, pavimenti vecchi e con qualche mattonella rotta. L’ordine stonava con la miseria delle suppellettili che comunque attraverso esso risultavano meno indecorose. La polvere regnava su tutto ma, nel fascio luminoso implacabile che entrava dal portone di legno, essa si rianimava e ballava, luccicando incessante, rimandando una sensazione di carnevale festoso. Alcune fiammelle finte brillavano sotto le immagini dei parenti defunti meno recentemente, quasi a insinuare l’idea che quelli recenti non fossero ancora morti del tutto, altre erano infilate disordinatamente un pò ovunque, in genere in quadri kitsch o in forme impagliate di cuori o di uccelli. Le porte chiare del sud segnavano il passaggio verso altre camere, una grande cucina e una sorta di piccole stanze quasi impilate come scatole cinesi che fungevano da lavanderia e stanzetta per il camino che portavano nel piccolo bagno. La gente, per sfuggire alla calura, era tutta rintanata in casa e le macchine, con le loro bollenti parti metalliche stile anni ’70, sfrecciavano con i finestrini aperti. L’orizzonte si perdeva nel confuso e grigio nuvolone afoso, i bassi colli ricoperti di uliveti mostravano rocce incastonate nelle zolle fulve, tra i cespugli spontanei di macchia mediterranea. Le strade dritte erano delimitate da argini pietrosi. La giovane voleva andare al mare che era al di là della collina. Il suo ragazzo l’accontentò, guidò velocemente e all’improvviso apparve la massa immobile di acqua blu che subito la ipnotizzò per l’estremo contrasto con il paesaggio arido ed eccola nell’acqua finalmente ad ammirare la costa ricamata da presepi di case bianche, un paesaggio inaspettato e stupendo. La ragazza ventenne venuta dal nord si sentiva catapultata in un mondo antico e misterioso, come fosse tornata indietro nel tempo.
Accetto regolamento del concorso
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Di questi troppi pensieri
Di questi troppi pensieri mi animo, in questo letto mi affanno presa in un vortice di paure e quella voce in lontananza che chiama impaziente.
E io, egoi, non voglio saperne del dolore, accusando quell’io, troppo piccolo, ma che in fondo desidera solo essere,
Visto
Riconosciuto e
Amato
Urania Scarpa
Sezione B
Accetto il regolamento
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Io me e l’altra
Mi accingevo a mandare avanti la mia vita inconsapevole di ciò che invece mi aspettava, nessuno c’è lo dice, siamo sordi e cechi. Quando apriamo il nostro cuore incoscienti e fiduciosi, apriamo anche le porte alla sofferenza e il più delle volte soffriamo, soffriamo tanto.
Mi osservo mentre mi dirigo a fare benzina in quella carcassa della mia auto, sono sola, tremendamente sola.
Me ne rendo conto come una fucilata sorda alla schiena e una pugnalata in pieno petto.
Mi guardo intorno, la citta vive, pulsa, e io mi sento smarrita, pesante quasi in apnea.
Ritorno a casa poggio la poca spesa, lentamente mi spoglio attraversando il lungo corridoio come in trans, mi metto sul letto e osservo il soffitto come se non l’avessi mai visto.
Quella notte incontrai una bambina spaventata a morte, gli chiesi cosa la spaventasse così tanto, lei mi guardò.
Nei suoi occhi vidi l’eternità, non dissi nulla e capii.
Urania Scarpa
Sezione A
Accetto il regolamento
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Raffaele Rovinelli
SEZIONE A
TITOLO: LA FELICITA’ E LA TRISTE REALTA’
Il piccolo Fernando se ne stava seduto, spensierato, a giocare con un buffo peluche tra le mani sulla sedia a dondolo del suo tenero bisnonno Ettore. Quest’ultimo era gravemente malato. La diagnosi dei dottori era molto chiara: Parkison vascolare, cerosi epatica di terzo grado con un fegato praticamente squagliato. Se ne stava sdraiato poco più in là, sul letto che nel giro di poco lo avrebbe portato al lento e lugubre calvario. Forse proprio in quello stesso giorno, nonstante fuori da quella sua bella casa di vecchio boscaiolo vedovo e alcolizzato dispersa tra le foreste, vi era un cielo talmente terso da far invidia a qualsiasi fluido specchio di lago circostante. Era triste vederlo così, in quelle misere condizioni. Talmente tanto che tutti i familiari avevano deciso di lasciarlo solo, in balia di quel orrendo morbo e di quella flebo. Le emozioni dei parenti si erano spente, ma quelle del piccolo Fernando no; ormai persino le pareti della stanza, sfigurate poiché verniciate in maniera sciatta, lo sapevano. E per questo Ettore ogni tanto lo fissava, aprendo sul volto uno squarcio di coraggio per sorridere. Il piccolo Fernando era il suo cielo terso. Allontanava Ettore dalla preoccupazione di trovarsi faccia a faccia con la morte.
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Raffaele Rovinelli
Poesia B
TITOLO: DIREZIONE
Tendo l’orecchio verso fuori
alla luce di un richiamo,
Una responsabilità
che nessuno si è deciso di prendere.
E’ una scelta che non preme sul diventare,
Ma si sofferma sull’essere
Ed è un encomio doverla accettare.
Accetto il regolamento del concorso
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Poesia B
Titolo:RINASCITA
Ed ecco
uscire il sole;
ed ecco
rinascere il giorno.
Emozioni
nascoste tra la nebbia,
emozioni
calpestanti,
desiderose di uscire;
di scoprire un giorno nuovo,
una nuova vita,
un nuovo amore,
l’eterno infinito,
calmo,
e agitato,
come il mare in tempesta.
Accetto il regolamento del concorso
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Massimo Acciai Baggiani
Poesia B
Titolo: “BEYOND THE YEARS (BALLATA DEI GIORNI FUTURI)”
Arrestando ciò che non accadrà, l’angoscia finirà
(Nagarjuna)
Su una cosa gli arabi han ragione:
non parlare alla leggera del futuro,
non perché sia in mano a un dio balordo;
piuttosto è ostaggio delle tue paure.
Quante volte hai anticipato il dolore,
più di quante tu l’abbia fatto col piacere!
Il futuro è un lago di tenebre,
di nebbie che la luce non dipana.
Quanti giorni han da venire?
Quanti mesi, anni, decenni?
Quant’è lunga la tua linea sul palmo
di una mano che stringe forte il nulla?
Su una cosa i filosofi han ragione:
non puoi immergerti due volte nel fiume
senza che tu e lui siate già cambiati…
senza che lui e te siate trasformati…
Quante volte hai pianto sul passato,
più di quante tu l’abbia fatto col futuro:
ma è il futuro che devi temere,
più di quello che è già stato.
Quanti anni han da venire?
Quanti secoli, ere, millenni?
Quant’è lunga quella linea sul palmo
dell’Umanità lanciata verso il domani?
Accetto il regolamento del concorso
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Maria Rosa Oneto
Poesia B
Titolo
“L’ultima lacrima”
Ho rovesciato il dolore
come tinozza umida di mare.
Nell’azzurro senza confini
rigurgiti di cuore sono fioriti
in una sera d’estate.
La luna cantava stonata
inseguendo il ballo dei grilli.
Rumore d’acqua spumosa
allietava il pensiero rovesciato.
Nessun affanno poteva
deturpare l’inquietudine di vivere.
In un angolo, assonnata,
intrecciavo i fili di un’infanzia perduta.
Sorridendo all’ultima lacrima
lasciata per strada.
Accetto il Regolamento del Concorso
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