Concorso letterario Web gratuito “SANTANDER CI SALVERÀ.” Autori in Evoluzione.


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Contest letterario gratuito “SANTANDER CI SALVERÀ”

-La libertà è pericolosa, come riuscire a non fuggirla?-

 

Il Contest letterario gratuito –SANTANDER CI SALVERÀ– è promosso dall’associazione culturale “Meris in Domu” e dal centro culturale NAI.

 

29138618_1669175726494920_616429751_n“Se non si ha il coraggio di violare le proprie regole, al compito della vita è meglio non giocarci.”

da

LA MORALE DI SANTANDER il Romanzo non Romanzo di Giuseppe Cartanato per offrire spiragli.  La stratificata trama dovrà essere sezionata dai sospiri e dai respiri necessari alla sua decifrazione.

 

La morale di Santander, l’unica pubblicazione che offre il

SODDISFATTO O RIMBORSATO!

 


Quando la realtà rimanda specchietti per le allodole.

Quando scrivere è una divertente scoperta anche per l’autore.

Quando il colore delle parole solidifica mondi fantastici.

Quando il lettore è soddisfatto d’essersi perso.

Quando la rivelazione è depositata nel futuro.

Quando la felicità è l’unica possibilità d’uscita.

Quando il punto finale diventa un inizio.


double face




-Contest Double-Face-

È la capacità di immergersi e fruire delle Opere in Contest, raccontando in lirica compassione la propria esperienza di lettura.

Il Commento più “IMMERSO” vincerà una copia dell’antologia successiva al Contest!




 

Regolamento:

1.Il tema è libero ma saranno particolarmente gradite le intemperanze stilistiche, il clamore evolutivo dettato dalla propria manifestazione vitale, l’intrinseca e folle missiva da realizzare. Il Contest letterario è riservato ai maggiori di 16 anni ed è un Contest gratuito.

2. La sezione è UNICA (Canzoni-Short Story, Poesia e ….) e dovrà essere scritta con massimo 35 strofe o 499 parole.

3. Si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo questo link: Contacaratteri

Le opere senza nome, cognome e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email, ma nel modo sopra indicato all’inizio del punto 3.

Spiegazioni dettagliate quiCome si partecipa al Contest

4PremioA SCELTA:

  1. Pubblicazione di un testo di massimo 100 pagine. By Paradigma Nouu, il CASO EDITORE

  2. N° 1 copia dell’Antologia di questo Contest, che sarà pubblicata da IL CASO EDITORE Paradigma NOUU

  3. Un fine settimana di soggiorno BnB presso “Arte di Carta” in Sardegna a Sadali, il fantastico paese dell’acqua, nominato tra i più bei borghi d’Italia.

Sarà premiato il primo classificato.

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 24 Ottobre 2018 a mezzanotte.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta dagli autori che inviano la propria Opera in questo Contest. Gli Autori in Evoluzione alla fine del contest diventano GIURATI IN VALUTAZIONE, scelgono le 5 opere favorite le elencano in ordine di preferenza

Le potranno indicare in questo link: QUI. e anche alla mail: giuseppecartablog@gmail.com. Non ci si può auto-votare.

7Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

8. Si esortano i concorrenti ad un invio sollecito, senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

9La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione nel profilo https://www.facebook.com/lamoraledisantander/ oppure via mail giuseppecartablog@gmail.com indicando nell’oggetto “info contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando)

10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email le Opere partecipanti alla Gara Letteraria. Troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.

11La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

12. Alla fine del Contest è prevista una raccolta ANTOLOGICA. Tutte le opere pervenute, che a Nostro insindacabile giudizio dovessero risultare meritevoli di pubblicazione, verranno inserite nell’Antologia, che sarà pubblicata da “PARADIGMA NOUU” -Il caso editore-.

Per partecipare al Contest SANTANDER CI SALVERÀ, senza partecipare all’antologia, occorre darne comunicazione entro la scadenza del contest, fissata per il 24 Ottobre 2018 a mezzanotte.

13Diritti d’autore: Partecipando al concorso, gli autori concedono al blog il diritto di pubblicare la propria Opera all’interno di giuseppecartablog e dell’Antologia. Gli autori, continuano a tenerne la piena titolarità, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore, concedendo il diritto in maniera non esclusiva.

Si ringrazia  OUBLIETTE MAGAZINE per il supporto organizzativo! Logo

Il caso editore1

 

286 commenti

  1. Accetto il regolamento
    INFINE

    Respiro…
    profondo il sapore del mare
    penetra il mio essere,
    respiro…
    Mi aggrappo all’istinto
    spezzo il silenzio
    graffio la mia solitudine…esisto…
    Impercettibili nell’infinito
    aleggiano misteri,
    lungo la riva seguo tracce indefinite
    e lieve mi accarezza il vento.
    Sorrido…esisto
    e infine libera
    la vita ritorna.

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    • Sandra, già porti il nome della mia cara sorellina scomparsa, aggiungici anche l’amore per il mare e che dire …
      Respirare il mare per me significa far incontrare due infiniti che per un attimo si fondono donandoci una serenità intensa: il mare e il nostro essere si riconoscono e ci donano nuova vigoria.
      Mi è piaciuta veramente tantissimo. Complimenti!

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    • Il mare contiene in sé la forza generatrice dell’acqua e la forza creatrice delle onde. Capace di assorbire ed erodere ogni cosa fino ad ingoiarla, sa al contempo disegnare profili inimmaginabili anche nella roccia più dura. Eppure ha in sè la carezza delicata di una madre, l’abbraccio avvolgente e rassicurante di un padre, pur nella sua immensa forza. Ogni passo accompagnato dallo scialacquio delle onde è pura affermazione della propria esistenza, contatto con l’io più profondo e vero e inestinguibile. Il mare ci ricarica, assorbe i nostri dolori e li manipola per restituirceli preziosi come perle d’ostrica. Il mare è lì, sempre diverso ma sempre sè stesso. Lì come una calamita che tutto prende e tutto rende, libero e inafferrabile come la vita e il suo mistero. Ho passeggiato con te ad osservare il mare fra le tue parole e mi ha assalito una profonda nostalgia, la voglia di sentire quel vento e il profumo della salsedine. Grazie infinite!

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  2. Accetto il regolamento
    -Trascrizione dal diario autografo di Ersilia Sirigu-

    Sono nata a Villaputzu su il 17. giugno. 1925. Oggi 25 giugno 1988 dopo 43 anni di Matrimonio per me cambia di nuovo la vita all’improvviso muore mio Marito all’età di 73 anni… ha lavorato tanto in miniera e la silicosi non perdona. Son lontana anche dai miei figli e nipoti e da sola mi manca la forza… IL RICORDO DELLE TUE PAROLE Tu mi guardavi/mi stringeva la mano/mi dicevi io sono anziano e molto stanco e ammalato/Io ti rispondevo coraggio non sei anziano ma sei spossato dei lunghi anni trascorsi in quella miniera/Il tuo respiro si fa sempre più pesante/coraggio io ti sono sempre vicina, non mi lasciare, che la vita senza te/ogni giorno che passa è/come morire piano piano. 1990 Non ho voglia di raccontare quanto è lunga la mia notte mi pare di sentire ancora il tuo respiro, allungo la mano mi sembra di averti vicino ma il tuo posto è vuoto ora lo occupo io. Ma quando il mio cuore non batterà più io sarò al tuo fianco e tu mi guiderai verso una luce grande che insieme a te non si spegnerà mai, il mio cuore ti saprà ritrovare nell’immenso spazio. 1994 Oggi è un’altra domenica più triste che mai non ho aperto bocca 1995 Non ci sono solo carceri fatte di mure sbarre silenzio e solitudine. La mia casa e come un carcere piena di solitudine di silenzio e di Dolore, mi sento come una carcerata rinchiusa e dimenticata da tutti. 1996 Avrei bisogno di un sorriso per soffocare questo silenzio avrei bisogno di una voce per nascondere la mia tristezza avrei bisogno di uno sguardo famigliare per non sentirmi troppo sola il tempo è troppo lento per chi soffre troppo lungo per chi aspetta. 17 giugno 1998 oggi 73 anni cosa ci sto a fare oggi Angela è venuta a trovarmi e mi ha portato una bella confezione di orchidee le o gradite perché è passato già 10 anni senza che ricevessi un fiore gli ultimi me li aveva regalati mio marito una settimana prima che morisse. 1999 Oggi compio 74 anni perché sono ancora qui. 2000 75 anni 12 anni ed io sono ancora qui a contare gli anni che manchi 2001 oggi il 12 agosto è morto Lillo il mio cagnolino che stava con me da 11 anni anche questo mi manca tanto ce l’avevo sempre vicino e sentivo questa sua presenza È nato a Dolianova ed è morto lì. 2004 i miei 79 anni un altro 25 giugno e sono già 16 anni che sei rinchiuso in quella tomba. 2005 oggi o compiuto 80 anni non avrei mai creduto che arrivassi a questa età. Ersilia.
    (ERSILIA È MORTA NEL 2013 DOPO DUE ANNI DI SOFFERENZA.)

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    • Lapidario eppure così intriso di dolore, desolata meraviglia e nostalgia da strizzarti il cuore. Di una profondità spiazzante che ti permette di entrare empaticamente in simbiosi con l’autrice di queste brevi frasi e percepirne l’essenza. Un modo per ricordarci che tutto l’amore che siamo capaci di donare in vita ci rende in fondo eterni nel cuore di chi ci ha amato, ma dura il tempo del loro vivere e poi se ne va, se chi resta non è capace di tarsferirlo a chi viene dopo. Bellissima , non ho potuto fare a meno di commuovermi. ❤

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    • L’amore quello vero dura per sempre, anche oltre la vita e la morte. E niente può colmate il vuoto abissale della sua mancanza.
      La cosa ideale sarebbe morire insieme, ma purtroppo è una grazia che ci è concessa di rado.
      Un diario molto vero, molto sofferto, traboccante di infinito amore.
      E mi ha profondamente commossa. 🙂

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    • Non sono capace di scrivere un commento eclatante su questo brano, anzi su questo brandello di vita dolorosa e “accompagnata” da una solitudine che soffoca ogni energia. So solo che in questo passo ho rivisto la parte finale della vita di mia madre e non ho potuto trattenere le lacrime. Mi ha fatto male e bene nello stesso tempo e per questo ti ringrazio di cuore.

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  3. Accetto il regolamento

    Ampi ombrelli gialli.
    Cosi le querce d’autunno mi riparano da un brutto cielo scuro.
    Piove da giorni, dopo il caldo anomalo di quest’estate, piove e piove, mentre calpesto pozzanghere scure.
    Ieri l’altro, ancora, saltellavano i conigli sul nostro sentiero, ora invece stanno guardinghi tra i rovi spogli.
    Mi piacerebbe sentissi il lieve scavare secco dei merli tra le sterpaglie e l’odore di funghi che penetra le narici.
    Quante volte ci siamo fermate in questo punto preciso, dove una fila di cespugli si specchia tra le ninfee ormai alla deriva, mentre, appoggiate alla staccionata, le spire dell’ennesima sigaretta uscivano dalle tue labbra come un genio dalla lampada.
    Mi ha sempre sorpresa come non fossimo mai senza parole, come iniziassi tu dove io finivo e le risate, che improvvise lasciavamo lungo i pontili come impronte.
    Com’è volato il tempo…ora al mio fianco cade l’ennesima foglia soffiata dal vento e tu, che altrove cammini sola come me, chissà a cosa ti affianchi.
    Un brivido scivola sul collo insieme a una ciocca ribelle, guardo lassù.
    È il silenzio che rimane di te.

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    • Accetto il regolamento
      -Viventi –

      La vita appartiene ai “viventi”,
      e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.
      Un giorno, all’improvviso, tutto può accadere.
      Pronti a partire, pronti a tornare, dal più profondo
      degli abissi si può sempre risalire.
      Note e parole sono rimedi del cuore.
      Un aiuto a non perdere il coraggio di sognare

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    • Una lirica molto commovente e dolcissima, che mi fa pensare a un discorso intimo di una figlia alla madre, che non c’è più perché è volata altrove.
      La nostalgia delle passeggiate in campagna, la condivisione delle gioie più semplici e naturali, e soprattutto la dolorosa mancanza del suono della sua voce.
      Perché, quando dialoghiamo dentro noi stessi con le persone care scomparse, riusciamo tranquillamente ad evocarne l’immagine, ma è quasi impossibile sentirne la voce.
      Quando l’immagine cara ci parla, dentro di noi, la voce con cui lo fa è sempre e inevitabilmente la nostra voce, non la sua.
      Ed è proprio questa distanza incolmabile tra le due voci a darci la misura di quanto stiamo soffrendo la mancanza.

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    • πάντα ῥεῖ, tutto scorre in modo ineluttabile. Il tempo passa e siamo già in autunno. La vita è solo un soffio e vola via come una foglia ingiallita che si stacca dal suo ramo e lenta cade al fianco dell’Io lirico. Al rimembrar chi non c’è più, resta solo un silenzio e un brivido di solitudine.

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    • Anche questo brano racconta di una perdita, ma lo fa più con una tener tristezza nostalgica che con il dolore che di solito accompagna uno scritto del genere. Molto bello anche nell’accompagnare il ricordo con i cambiamenti naturali dei luoghi frequentati insieme. Complimenti

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  4. Accetto il regolamento
    -Averti-

    Ti guardo dormire
    sorpresa d’avverti
    e in quell’attimo,
    il ventre
    si esprime a stenti,
    non oso pensare di poterti lasciare
    e una lacrima,
    una sola
    che risponde al sussurro di vederti svegliare
    e il mio corpo lasciare.
    Astuto, ingannevole, odioso
    lo specchio riflette il mio sguardo Furioso.
    Vendetta la mia per quel noi che hai tradito
    andando via.
    Averti nutrito, saziato ed avuto
    non è bastato a tenerti che poco più di un minuto
    L’inganno è finito,
    rimane il rancore di un esperienza
    che poteva essere amore.

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    • Avere o essere? … Questo è il problema. Leggendo questi versi non posso fare a meno di pensare al pensiero di Erich Fromm, il padre della psicanalisi e massimo esponente del pensiero post-freudiano. In questo testo, Marianini sembra anteporre (così il titolo, “Averti”), la condizione dell’Avere, basata sul possesso a quella dell’Essere, basata sull’amore. L’io lirico non osa pensare di poter “lasciare” l'”oggetto” del suo amore poiché spera in un legame che potrebbe essere oltre, che potrebbe essere “amore. Uno specchio riflette l’altra faccia dell’Io lirico, il suo “Doppelgänger “, il suo doppio che, in questo contesto, diventa “furioso” non tollerano più “l’inganno” della persona amata, della persona posseduta nella speranza di arrivare a sentire ciò che “poteva essere amore”.

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  5. Accetto il regolamento

    Ho una lingua sbagliata
    che batte sul tempo gli apostrofi
    e pone con cura gli accenti
    Una lingua sbagliata
    a battere e ribattere
    sul dente (in)sano del
    Politically correct
    Una lingua tagliente e focosa
    che scioglie come il burro
    l’ipocrisia e denuda la mendacia
    Una lingua che cozza
    contro i muri dell’ignoranza
    a suon di virgole e due punti di
    chiarisco il concetto e
    lavati la bocca

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    • Dura come il diamante, spietata come una lama, la lingua è la parte più viva di noi stessi.
      Non per niente un tempo si credeva che gli scongiuri e le maledizioni pronunciate ad alta voce avessero il potere di neutralizzare il male.
      E in effetti è una delle poche armi che abbiamo per cercare di combattere l’ignoranza e l’arroganza che sempre la tiene per mano.
      Bella, potente, profondamente eversiva.
      Mi piace molto! 🙂

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    • Cara Rita e menomale. Ce ne fossero di lingue sbagliate, invece abbiamo cervelli addormentati, pigri e pronti a salire sul carro del “vincitore” (che poi vincitore di cosa) del momento. Le parole possono diventare una potente arma che, come tutte le armi, può essere utilizzata bene o male. E una “lingua sbagliata” come la tua può solamente scuotere le coscienze. Molto piaciuta.

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  6. Sisto Altieri. Accetto il regolamento HO CAPITO…
    Ho capito che solo il coraggio di saper riconoscere che quello che andava bene ieri oggi non va bene piu’ è accettare noi stessi.

    Ho capito a mie spese,che non conta il rapporto che abbiamo avuto coi nostri genitori, ci mancheranno comunque.. Soprattutto quando saranno usciti dalla nostra vita…

    Ho capito che si può imparare molto da una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: lo smarrimento del bagaglio,un giorno di pioggia, quando riceve il regalo di Natale.

    Ho capito che è assurdo vivere come se avessimo una rete da pesca, dobbiamo accettare di perdere qualcosa per ottenerle delle altre

    Ho capito che ogni tanto la vita ti regala una seconda chance, prendila.

    Ho capito che quando esci di casa ed incontri uno sconosciuto , il salutare può cambiargli la giornata… E non solo la sua.

    Ho capito che quando sto male non devo essere un peso per gli altri… Ma una piuma….facile da trattare.

    Ho capito che più imparo e più non so nulla..lascia la presunzione dov’è

    Ho capito che le persone non ricorderanno ciò che hai fatto,
    non ricorderanno ciò che hai detto,
    ma non dimenticheranno mai come le hai trattate e fatte sentire.”

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    • Disincantata e realista, mira alla sostanza puntando dritta al cuore delle cose.
      Racconta le piccole grandi verità che l’esperienza della vita insegna soltanto a chi la sa ascoltare; come fossero gocce di pensiero zen che infondono serenità a chi legge, e fanno sentire bene il lettore come è nell’intento della chiusa.
      Mi ha colpito molto la riflessione sulle modalità con cui ogni essere umano possa essere o meno in grado di affrontare 3 fatidiche “prove”: il bagaglio perduto, la pioggia e un regalo di Natale.
      Immagino che il paradigma sia diverso per ciascuno di noi, ma pur variando i termini in gioco, si potrebbe scoprire che il risultato della valutazione alla fine non cambia.
      Very interesting. Chapaeu! 🙂

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      • Ringrazio per il commento… tutto cio’ che sta scritto nella “riflessione” sono IO. I miei 25 anni trascorsi da viaggiatore,seppur per lavoro, mi hanno influenzato positivamente, mi sono mescolato volontariamente in culture che sembravano essere distanti da me, ma alla fine….sono molto piu’ vicine di quanto possiamo immaginare. Sono tornato con tanti pezzi di vita vissuta che oggi compongono il puzzle della mia persona..un misto di realta’ e speranza. Grazie ancora

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    • Sono d’accordo sul commento di Donatella e anche a me ha colpito il fatto delle tre prove: come a dire che è da come si reagisce alle cose anche meno complesse che si percepisce il carattere di una persona. E il fatto che tu abbia “capito” è un passo avanti sulla strada della consapevolezza.

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  7. Accetto il regolamento
    -Labbra-

    Dal Miele delle tue
    labbra mi nutro’ !

    Dalla mia bocca
    escono frasi appena
    sussurrate dal Cuore.

    Dalla tua mente
    escono desideri che
    parlano di Noi.

    È il tuo Pensare al
    Domani che mi fa’
    Impazzire ?

    Perché il destino
    di averti al mio Fianco
    mi riempie il Cuore.

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  8. Accetto i regolamento
    -Senza te-
    Il buio senza te, la notte senza te,
    strazio dolore sofferenza.
    Dove la gioia è nei tuoi occhi
    che non vedo più.
    Amore mancato, amore perduto,
    nulla a più senso…
    ma tu non lo sai,
    tu non lo immagini neanche
    cos’è questa triste vita seduta in un tavolino di un bar,
    senza te ormai.

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  9. Accetto il regolamento
    -Sparami qui-

    Sparami qui
    tra l’epicardio e il ventricolo
    farò un tonfo nell’angolo
    non esitare, fai pum!
    E scaglia bene
    la palla con cura e metodo
    prendi la mira e rimembra
    gli allenamenti al poligono…
    Ma stai attento
    non frantumarmi il malleolo
    è doloroso e antiestetico
    un condannato che zoppica
    e non ferirmi all’orecchio
    sii bravo e fammi secco
    veniamo presto all’epilogo
    levami il tappo dell’anima…
    Io ti capisco
    stai obbedendo ad un ordine
    ma è solo un gesto meccanico
    non è da ansia né panico
    crivellami un po’
    fammi in poltiglia il cervello
    tra le sterpaglie sopprimimi
    annichiliscimi il battito
    non soffriremo più.
    E non ti affliggere
    se tra di noi non c’è dialogo
    in tal frangente è pacifico
    mandami pure al diavolo
    e finiamola, qui…

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    • Complimenti. Un testo molto originale, per il tema e per la struttura. Potresti farne una canzone. Al confine fra il drammatico e il sarcastico è una lama tagliente e affilata come un laser che punta dritta al cuore senza sconti e senza remore. Bravo! Un tema scottante e sempre più presente nelle cronache quotidiane.

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    • Accetto il regolamento
      Grazia Bologna

      IL SEGRETO AMORE DI NATASCIA

      Giunse in spiaggia e quella mattina vi era un caldo torrido.
      Era una piccola spiaggetta appartata, peraltro mai sovraffollata e quel giorno sembrava essere un “Paradiso Terrestre”.
      Prima di svestirsi si appoggiò alla montagna che costeggiava il mare per godere dell’ebbrezza marina con i suoi profumi, per riempirne i polmoni, accarezzandone le loro essenze.
      Il suo bikini era molto ridotto e mostrava un fisico impeccabile. Longilineo e allo stesso tempo donna formosa.
      Giordano se l’avesse vista non l’avrebbe certamente riconosciuta. Egli l’aveva lasciata una ragazzina con una corporatura robusta ed appesantita. Anche il suo volto era cambiato! Adesso era più addolcita nei lineamenti, aveva fatto crescere i capelli e, al contrario di prima, si truccava non tralasciando mai di mettere il rossetto rosso fuoco sulle labbra, il colore della passione, quella passione che nutriva per il suo segreto amore.
      Avanzò verso il mare e cominciò a bagnare il primo piede, poi l’altro, avanzò ancor di più e si ritrovò a giocherellare formando schizzi d’acqua che ripettutamente la bagnavano. Era felice in quell’istante!
      Pensava a Giordano e al momento in cui lo avrebbe rivisto.
      Si lasciava trasportare dai suoi pensieri fantasticando e, intanto, sprigionava una gioia infinita, felicità all’impazzata.
      Il mare era sempre stato la sua miglior medicina quando si sentiva triste ed annoiata, ma in quel momento il suo pensiero costante era… “Giordano”.

      Interminabili distese
      di acqua salata,
      un volo infinito
      nel cielo dell’anima,
      un viaggio interminabile
      nei sentieri del cuore
      e nella mia mente
      sei sempre tu,
      mio segreto Amore
      che attendo, oramai,
      da tempo
      e la mia vita scorre
      così velocemente
      che ogni mio pensiero
      si dilegua….

      Immersa nei suoi pensieri ed intenta a farsi il bagno, non si era accorta, nel frattempo, che era giunta una coppia che si era sistemata sulla spiaggia, a pochi metri da lei.
      Natascia, all’improvviso, si girò per uscire fuori dall’acqua e alle vista di quell’uomo ebbe un sussulto e rimase ipnotizzata.
      <GIORDANO!!!>.
      Era emozionatissima, avrebbe voluto fermare il tempo.
      Non avrebbe mai voluto staccarsi da lui, seppur lo guardasse a distanza, ma l’ora già tarda la costrinse a ritornare a casa per pranzo nell’attesa di rividerlo… e chissà!!!

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    • Wow!!
      Che posso dire?
      Che mi piace un casino, per la forza del disincanto che esprime!
      La violenza chiama sempre violenza, ma quando invece la vittima guarda con compatimento il carnefice e gli fa capire che la vera vittima è lui…
      Più che mai attuale e bellissima. 🙂

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      • Molto bello tutto, poesia compresa. Un amore che sembra restare inascoltato. Il finale mi intriga perché lascia comunque in chi legge la possibilità che … con quel chissà. Anche se, nella mia lettura, percepisco che quel sentimento è così forte e a lungo cresciuto, alimentato che Natascia non vuole arrendersi. Chissà se arriverà mai ad accettare l’evidenza. Molto bello.

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  10. Accetto il regolamento
    -Al di là del cielo-

    Giorni di grigia tristezza.
    Dal cielo plumbeo
    sgorga
    un pianto di dolore,
    copiose lacrime
    straripano dagli occhi
    come un fiume in piena,
    inondano le gote,
    allagano il cuore.
    Passano ore di silenzio
    scandite dalla pioggia
    che, battente e incessante,
    si riversa a terra,
    penetrando giù,
    nelle sue viscere,
    placenta di nuova vita,
    dove l’amore cresce.
    Tace ogni respiro,
    gli animi si placano
    in cerca di consolazione.
    Tra le nuvole arrabbiate
    si apre uno squarcio di cielo,
    è uno spiraglio di sole
    che, gioioso e vittorioso,
    getta, intenso,
    i suoi strali di luce,
    come segno di pace
    e di speranza,
    sulla terra bagnata
    come i nostri occhi,
    in questo giorno amorfo
    e senza tempo,
    dove tutto finisce
    e tutto inizia.

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  11. Accetto il regolamento
    -Nuda-

    Vestita di ricordi
    ti svegli la mattina
    Svolge la giornata con monotonia.
    Arriva la sera, è il cerchio si chiude.

    Una mattina, come tante altre, qualcosa cambiò.
    Un paio d’ occhi ti folgorarono .
    Senza parole ti lasciarono.

    Così ti sei spogliata dei ricordi passati,
    È nuda con il cuore leggero è strapieno d’ Amore hai deciso di lottare.

    mano nella mano iniziamo un nuovo cammino insieme.
    Con vesti bianche e rosse.
    Come è l’ Amore tra due persone.

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  12. Accetto il regolamento

    Ho visto i tuoi occhi guardarmi,
    così sfilacciati,
    che si amalgamavano
    nella tazzina di caffè,
    fra il girare del cucchiaino
    e il vapore.
    Ti ho visto annebbiato
    dal fumo di una sigaretta,
    senza colori nitidi,
    e nel freddo
    di un cappotto sbottonato.
    Sempre con quegli occhi
    poggiati suoi miei pensieri.
    E ti ho visto
    Afferrato e distorto
    dai miei ricordi.
    Ti ho visto monco,
    come albero potato,
    così, voltato di spalle.
    E poi … poi
    non ho visto più i tuoi occhi,
    li sentivo rotolare giù,
    fra la gola e il petto,
    solitari e taglienti,
    cattivi.
    Ho ancora le mani
    piene di pensieri,
    così inchiodati sul mio palmo
    non fuggono

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    • Un colpo dritto al cuore, nel profondo delle emozioni. Quando i sentimenti da amore si trasformano in indifferenza per poi piangersi in odio e delusione, il senso di vuoto e di disperazione di un qualcosa che si sgretola ci trafigge il petto, ci toglie il fiato e ci inchioda come vittima sacrificale ai nostri errori. Bellissima. Complimenti!

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    • Inquietano questi occhi che affiorano tra il vapore che esce dalla tazzina di caffè, tra il fumo di una sigaretta…che ti guardano e si depositano nei tuoi pensieri. Sono occhi da cui fuggire perché fanno male o da trattenere tra le mani perché sono parte di te? E’ una poesia sapientemente costruita e aperta a varie interpretazioni… Mi piace proprio, Antonella!

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    • La ricordo bene questa splendida lirica, perché mi era piaciuta tanto anche la prima volta che avevo avuto occasione di leggerla!
      Quando l’amore è distorto, deviato, non lo si può nemmeno più chiamare amore.
      E’ solo una furia fredda che distrugge, e dalla quale si può fuggire in tempo e salvarsi solo con un atto improvviso, un colpo di testa salvifico.
      Ma quando si è dentro l’uragano, non si riesce mai a vederne l’occhio; e dopo è sempre tragicamente troppo tardi.

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    • Quelle mani che stringono pensieri “inchiodati” … storia di un abbandono che fa male nel rendersi conto che quegli occhi rotolano taglienti e cattivi. Il cuore qui era sempre uno solo. Pur nella loro crudezza quegli ultimi versi mi piacciono molto.

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  13. Accetto il regolamento
    -La bottiglia di detersivo-

    Carla, minuta, eterea, trasparente. A causa della sua psicotica timidezza riusciva ad essere nel mondo senza però apparirvi. Una vita sottomessa, derisa dagli uomini della sua famiglia e da tutti quelli incontrati nel tempo.
    Qualcuno, non ricordava più chi fosse, l’aveva definita “mezza donna”.
    E, ripensandoci, quello poteva considerarsi anche un complimento visto che si sentiva solo un accenno di donna.
    Era consapevole che la colpa fosse stata anche sua. Non si era mai ribellata, non tanto e non solo per mancanza di coraggio, ma per timore di recare dolore a chi invece gliene stava recando.
    Eppure, in cuor suo, quante volte aveva maledetto tutti, compresa sé stessa per quel suo insensato pudore.

    Gianni, eterno ragazzone, sempre sorridente, il compagnone che riusciva ad allietare le serate con gli amici. Leale, schietto, ma anche delicato quando era necessario. Guardava tutti direttamente negli occhi e, forse, attraverso questi riusciva a leggere l’anima altrui.
    Insomma un po’ guascone ma anche molto sensibile. Forse quella sua spavalderia serviva a nascondere invece la sua insicurezza, ma non ne sono tanto sicuro.

    “Scusa, mi sai consigliare il miglior detersivo per lavare capi delicati? E’ da poco che vivo solo e non mi so ancora orientare”.
    Carla si voltò velocemente mentre il suo volto avvampava e tutto il suo corpo prese a tremare e la pelle sembrava prendere fuoco. Fece tre passi per allontanarsi. Poi …

    “Oddio, scusa. Non volevo. Ti prego, mi dispiace”.

    Un uomo che le stava chiedendo scusa? Sembrava che lui avesse assolutamente bisogno di essere perdonato e la cosa la sconvolse profondamente, ma non come si aspettava.
    Si ricordò di tutte quelle volte che si era maledetta. Le tornarono alla mente tutte le delusioni, le offese, le umiliazioni, le ferite che le erano state inferte.
    Era così affaticata nel cercare di calmare quegli spasmi che la facevano vibrare in modo assolutamente visibile, lei che aveva da tempo imparato a risultare inosservabile, che non comprese ciò che le stava accadendo. O, forse, aveva solo paura ad accettare il cambiamento.

    Non sapeva quanto tempo fosse passato e se lui fosse ancora dietro lei.
    Fece uno sforzo immane per sollevare la testa appesantita da anni di tormentata timidezza. E d’improvviso lo vide con quel suo buffo sguardo sornione.
    In mano aveva una bottiglia di detersivo con una rosa disegnata sull’etichetta. E gliela stava offrendo come fosse un mazzo di fiori.
    Non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, dapprima sommessamente e poi fragorosamente aprendo uno spiraglio attraverso le sue cicatrici.
    E rise per tutti quegli anni di doloroso timore di mostrarsi. Rise per tutte le umiliazioni sopportate.
    E rise osservando il volto di quell’uomo che rideva con lei e non di lei.
    Ma rise soprattutto di se stessa nell’accettare quella “rosa”. E rise così tanto da sentirsi finalmente donna.

    Anni dopo
    Elena seduta nel divano di casa di Carla.
    “Lo so ho sbagliato quando pensavo che non sareste durati. Siete perfetti l’uno per l’altra”.
    “No, siamo del tutto sbagliati, per questo è tutto perfetto”.

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    • Un racconto sul valore prezioso della diversità, e sul ruolo magico delle affinità elettive nei rapporti tra le persone.
      L’amore è alchimia fatta di tutto e niente, è schiuma soffice che avvolge due anime affini proteggendole dalle ingiustizie del mondo.
      E’ il riso che sgorga dal profondo quando ci si riconosce tra mille, e ci si chiede come mai non ci si sia incontrati prima…
      Tenero e romantico, mi piace proprio tanto!! 🙂

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      • Molto molto romantico questo racconto. Qui la diversità diventa fonte di rinascita e questo ci fa capire quanto fantastico sia questo mondo. Mi è piaciuta tantissimo! Quando l’imperfetto diventa perfetto!

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        • Grazie di cuore Vincenza! Della diversità non dobbiamo avere paura. Facciamoci guidare dalla curiosità di conoscenza, dalla voglia di integrazione. Questo è il compito che dovrebbe avere il genere umano. Grazie!

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      • Grazie Donatella. Per questo racconto mi sono ispirato a una storia vera, anche se qui molto romanzata. Sono contro ogni forma di violenza e quindi anche contro quella perpetrata ai danni delle donne. Proprio non l’accetto. Qui la protagonista era stata violentata psicologicamente dal mondo maschile familiare e da quello con cui era venuta in contatto poi. Però non tutti gli uomini sono uguali, per fortuna. Quindi qui oltre al discorso della diversità che unisce e completa c’è anche quello del riscatto e della vittoria di una donna che ha molto da donare. E quel gesto “assurdo” per qualcuno, ma non per lei la libera di tutto ciò che aveva dovuto sopportare nella sua vita. E riscatto anche per il genere maschile nella figura di Gianni.
        Grazie come sempre per i tuoi commenti sempre molto “sentiti” e mai banali!

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      • Il diverso può solo arricchire. La similitudine sta nel fatto che due anime completamente diverse si integrano. Due sbagliati diventano un perfetto. Due diventano uno. Insomma le letture possono essere diverse e ognuna non fa che arricchire anche me!

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    • Bella. Una “Cinderella story” dei sentimenti che vuole ricordarci che in qualche luogo ognuno di noi ha la sua imperfetta metà che chiude perfettamente il cerchio. Spesso magia e meraviglia piombano nella nostra vita quando meno ce lo aspettiamo, stravolgendola e dandole finalmente un senso. Una fiaba a lieto fine. Mi piace!

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    • In questo racconto l’autore ci propone la figura di un eroe che sta (finalmente) dalla parte delle donne.
      Gianni, il protagonista di questo racconto, spezza gli stereotipi del mondo maschile, e talvolta maschilista, e ci mostra la figura di un uomo particolarmente sensibile nei confronti della donna, un “taking care”, se così mi è permesso di dire, tanto da osare, nel racconto, uno “scusa” per aver spaventato Carla, una donna resa insicura delle “malvagità” della vita. Ecco dunque che Gianni diventa il “principe azzurro” che salva la sua Carla e, come ogni happy end vuole, vissero per sempre felici e contenti, sbagliati ma perfetti l’uno per l’altra. Una bella storia!

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  14. Accetto il regolamento
    -Omero-

    Omero esce presto di casa: non gli importa se c’è già la luce del sole o se la notte è ancora adagiata sulle sponde di Chio.
    Ogni giorno lui sente i turisti salmodiare,” oh, quest’isola è bella”, mentre percorre le stradine, tiepide e profumate, che rotolano come sassi verso il mare.
    Gli arrivano anche le voci brusche, smozzicate, dei pescatori che escono con le barche a ritirare le reti nel buio, “ quest’isola è bella …” mentre lui è nell’ombra dei fichi.
    Omero è fortunato a vivere lì. Da quelle rive ci si gode il blu del mare, che ha cento colori e, a seconda del vento, l’argento delle foglie d’ulivo. Di notte, uno stuolo di stelle e la luna che riflette sull’acqua la sua sagoma tonda. Oro colato.
    Omero ha il passo spedito di chi conosce ogni sasso, ogni anfratto, ogni ciuffo di anemone, ogni tronco di arancio. Respiri profondi e pensieri leggeri.
    Omero, a metà strada, sente il cambio di pendenza del sentiero battuto dai freschi Meltemi e si obbliga a passi più cauti. Rallenta e rimodula il cuore.
    Come il ràpsode che fu, in un tempo lontano, Omero intona il canto profetico e fiero che narra partenze , tradimenti e ritorni . Il mistero del viaggio.
    Omero è arrivato con i piedi nel mare. Sorride. Aspetta l’amato profumo che non tarda mai troppo; riconosce, beato, lo sciabordio dolce che solo le caviglie di Penelope fanno fare alle onde; finalmente assapora il salmastro che le abita il fiato; con un dito le sfiora la fronte.
    Omero è cieco e non sa che colore abbia il mondo, ma immagina ( anzi, è sicuro) sia un misto tra il respiro di Penelope e la brezza d’estate.

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    • Bellissima interpretazione di ciò che è la poesia, che travalica lo sguardo reale per descrivere ciò che vede soltanto l’occhio interiore.
      Un occhio che è fatto di sogni, di speranze, di profonda conoscenza dell’animo umano. Ma anche di tenerezza dell’amore, che è l’unica vera terra a cui qualsiasi viaggiatore desidera infine tornare.
      E l’amore è cieco, come normalmente si dice, ma non ha dubbi. Perché la presenza della persona amata emana sensazioni uniche al mondo, inconfondibili anche al buio per chi è innamorato. 🙂

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      • Bellissimo il ritmo che attraversa quello scritto, fatto di immagini, profumi e sogni, di delicatezza e poesia. Occhi e orecchi che sfiorano il mondo per poi dichiararsi inutili a chi non sa cos’è l’amore!

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    • Uaooooo! Piaciuto, piaciuto, piaciuto. Qui la cecità è solo fisica. Si può penetrare nell’essenza del mondo che ci circonda e nell’animo umano anche senza utilizzare la vista. Anzi, essa può solo condizionarci. Omero è cieco e non sa che colore abbia il mondo ma lo percepisce e non ha dubbi. Così come è sicuro della “presenza” di Penelope. Mi ripeto, mi è veramente piaciuto tantissimo.

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  15. Accetto il regolamento
    -Carezza autunnale-

    C’è un invito a dormire
    a sognare,
    quest’autunno ha inizio:
    L’aria fresca è un’insolita carezza,
    un fresco messaggio,
    lenta sui vetri
    e tra gli alberi del giardino,
    scivola silenziosa e mite
    la pioggia,
    sul mio volto chiuso
    un timido sorriso
    si adagia dolcemente
    tra le foglie ingiallite
    ed i fiori appassiti.
    La mia amata terra
    esala profumi e odori;
    è assettata d’amore
    i suoi profumi
    sono intensi come
    la speranza.

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    • Un’appassionata dichiarazione d’amore all’autunno, che pur essendo un preludio alla stagione morta conserva ancora in sé il tepore dell’estate, da cui prenderà nuovamente avvio, dopo il letargo, la rinascita.
      Dolce e serena, invita ad un letargo salvifico e rivitalizzante! 🙂

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    • L’autunno è la mia stagione preferita e, come scrisse Henry de Toulouse-Lautrec, “L’autunno è la primavera dell’inverno”. Una bella lirica che rende il merito ad una stagione stupenda.

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  16. Emanuela Di Caprio
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    Giostre

    Da ogni parte del mio cosmo rotoli,
    come in orrende giostre di cavalli
    dove nudi gnomi saltano veloci,
    incuranti e stolti, sento le vertigini,
    e le risa di mostri e di stupide streghe
    con capelli di carta che mi solleticano
    ridendo sguaiate, e ti vedo ancora
    nei bui cunicoli di cartapesta
    dove sbando cieca, ma poi ti perdo,
    nei caroselli, nelle sarabande,
    nelle spirali di fumo colorate,
    tra i vapori di zuccheri filati, tra stregoni e fate,
    tra bocche che sputan fuoco,
    e fantocci senz’anima, di pezza lordi.
    E riappari splendido come un totem
    custode di tribù, sai concedere regali e scempi,
    tra i giocolieri ridi, ovunque io guardi ti ritrovo,
    mellifluo, ironico, giochi a nascondino
    nei meandri del mio pensiero, mi graffi
    con i tuoi occhi pungenti, ora lasciami
    nelle mie palafitte come cavernicola,
    non voglio più vederti.
    Avrei cambiato strada, bello e altero,
    sciocco e falso, se solo avessi saputo
    del tuo incantesimo che avvelena!
    Ferma i tornei dove nessuno vince,
    lasciami spoglia e sudicia nelle viscere
    della terra dove nessuno può arrivare
    e prendi la strada del ritorno,
    là dove io non ti possa più vedere.

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    • Con curiosità, con inconsapevole leggerezza, anche con la speranza di ridere e divertirti, entri nel luna park della vita, ma ben presto ti ritrovi in un mondo grottesco, angosciante e angoscioso; senza che te ne avveda, i sogni diventano incubi che hanno volti deformati da passioni tossiche, incubi accompagnati da cacofoniche colonne sonore. Entri nella casa degli specchi cercando disperatamente di uscire da quell’acquario dove è tutto un boccheggiare di disperazione … non ce la fai; allora chiedi di essere abbandonata spoglia (di illusioni) e sudicia (di vita) nelle viscere della terra….Ma basta solo spostare lo sguardo: non vedi appena più in là la macchia gialla dei fiori del deserto? Sono sbocciati per te.
      Questo e molto altro mi ha suggerito la tua poesia, Emanuela.

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    • Qui siamo nel profondo di una vertigine oscura, antica quanto la notte dei tempi.
      Si sente la presenza di un demone mimetico e pericoloso, capace di sedurre le sue vittime in profondità quasi a volerne carpire, insieme alla volontà, anche il cuore.
      Ma l’ultima strofa ha il sapore di un’anatema, lanciato in extremis per rompere l’incantesimo e uscire dalle tenebre malconci sì, ma ancora vivi.
      Adoro il genere noir, e questa lirica m’intriga molto.
      Bella! 🙂

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    • Fantastica! Affascinante quadro surrealista di un sentimento che ti stravolge la mente manipolandoti fino a divenirne schiava e vittima. Attraente come quelle passioni che ti spingono a desiderare l’altro fino a possederlo. L’altro che smette di esistere in quanto se stesso, essere unico e indivisibile. L’altro che vuoi tutto per te, tuo a tutti costi. Fino a riempirtene gli occhi, la mente e il cuore. Tuo in una simbiosi estrema al punto da non sapere più chi sei e chi è lui. Un lunapark dei sentimenti che presto si trasforma nella giostra degli orrori. Solo l’istinto di sopravvivenza improvvisamente ti riporta alla realtà e capisci che devi liberarti di ciò che ti penetra fino ai visceri. Spogliartene fino a strapparti la pelle e il cuore e il fegato e disintossicarti. Strapparti gli occhi, le orecchie e la lingua e dimenticarti il suo volto, la sua voce, il suo odore ed il suo nome che ormai ha solo il sapore amaro della disfatta. Fuggire prima che sia troppo tardi è l’unica salvezza!

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    • Questa tua lirica sembra quasi un incubo, solo che mi sembra che sia un incubo reale, la descrizione di qualcuno che ti ha fatto molto male e che continua a fartene non scomparendo definitivamente dalla tua vita. Anzi, gli piace ritornare a torturarti, a farti soffrire. Tu sei entrata in un loop (la giostra) da cui non riesci più a uscire perché lui te lo impedisce. Eppure, nonostante ciò, a me la tua poesia piace.

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  17. Giancarlo Economo (fui immortale)
    Accetto il regolamento

    Rinascita

    Vi siete mai persi dentro voi?
    A me si, nei dedali tortuosi
    di un’esistenza inesistente
    e non avevo struggimento alcuno

    Sogni lasciati andar via 
    nell’attraversare una non-vita
    alla ricerca del superfluo
    perso nell’apparenza

    Come gabbiano dal volo leggero
    spiegavo le grandi ali verso il sole
    richiudendole subito
    senza mai giungere alla meta

    Ancorato all’ieri
    ho scordato l’oggi
    sbarrandomi la via al domani
    Anche il Tempo immoto

    Da uno squarcio nel buio un vago ricordo
    di un bimbo dai capelli dorati
    Strano vero? E fu questo 
    che mi precipitò nella disperazione

    Ho pianto a lungo 
    amante volubile di me stesso
    preso e lasciato e mai sposato
    ma spesso tradito

    Se non potevo toccare il finito
    come riuscire ad abbracciare l’oltre?
    E mi sono nascosto in me 
    laddove tutto è muto e non mutato

    Prima che perdessi anche l’anima
    l’ho vestita e poi sepolta
    lei che voleva essere 
    la mia eterna compagna

    Ricordo che provai nostalgia
    per le sue labbra esangui
    e per quello spasmo che recava con se 
    l’ultimo anelito di vita

    E fu allora che mi seppellirono
    tutti i sogni fuggiti 
    e quelli mai sognati
    esalazione totale di ciò che mai fui

    Non vidi più nemmeno 
    il mio ultimo giorno
    confuso nel blu coma
    dove tutto annichilisce

    Prima disperato
    ora disperso
    evanescente
    nullità nel nulla

    Poi quella mano sempre disattesa
    afferrò la mia in una dolorosa risalita
    Rocce sporgenti strapparono
    senza pietà le vecchie pelli

    Nuove ferite si aggiunsero
    e fu in mezzo a una cicatrice
    che passai per rigermogliare.
    E fu straziante, e fu rigenerante

    Fui nuovo nel centro
    intorno non più lati
    Il vuoto si empiva
    e nuova energia fluiva

    Ora non mi turba più quel desiderio nuovo
    verso il mistero che mi rapisce
    attratto dalla luce che svela l’oggi
    senza lambire il domani

    Finalmente son io e l’altro
    non più separazione
    non più dualità
    lascito per il risveglio

    Ora son pronto 
    mi sposo e non mi tradirò
    Sarò cardine di una porta aperta
    verso l’epilogo e la nuova alba

    Araba fenicie verso l’eterna rinascita

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    • Che posso dire?
      Bellissima, è lampante!
      Ma c’è molto di più…
      Ed è la coscienza della riunificazione delle proprie anime, che si credevano irrimediabilmente disperse, divenute estranee, lontane anni luce l’una dall’altra, e invece hanno sempre camminato ignare fianco a fianco, separate da un velo opaco che non permetteva loro di specchiarsi reciprocamente in volto.
      Ma la magia è la perseveranza, è il non avere timore dell’ignoto – perché, come diceva Mae West, tra due dolori conviene sempre scegliere quello che non si è mai provato.
      Così il premio giunge inaspettato, al termine della prova. Come il Big Bang che diede origine alla molteplicità dell’universo.
      Questa tua lirica è un poema in miniatura, Giancarlo.
      Una delle più belle che abbia mai letto. 🙂

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      • Donatella uaooooo! Cioè cavolo i tuoi commenti sono di per sé brani da leggere. Sono veramente contento di questa tua lettura. Hai saputo “leggere” il mio percorso interiore. Le due anime che però erano una sola. Ero io a non comprenderlo. E la vita, maestra a volte severa ma mai cattiva, mi ha gettato nello sconforto più assoluto. Dopo un lungo momento in cui mi sono perso, ho compreso che solo attraversando il dolore, viverlo, introiettarlo, respirarlo, potevo arrivare ad un briciolo di consapevolezza in più. E da lì una risalita per niente facile ma che alla fine mi ha proiettato verso una luce nuova. Mi piacciono tantissimo le tue “letture”. Grazie di cuore!

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    • Per riemergere dalle proprie macerie bisogna soffrirne tutto il peso, senza sconti, non un grammo in meno di dolore. E per lavarsele di dosso ci vuole un mare di pazienza e di coraggio, perché lasciarsi andare è più facile che ribellarsi a se stessi. Molto molto piaciuti questi tuoi versi, Gil!

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      • E dovevo passare attraverso le mie cicatrici per rinascere nuovo a me stesso e con un briciolo di consapevolezza in più. La tua capacità di “leggermi” mi regala gioia! Grazie di cuore amica mia!

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    • Mi sono venuti i brividi! Straziante e consolante al tempo stesso, ti trascina nel viaggio che molti di noi fanno per trasformarsi da bruchi in farfalle. Scossa dolorosa e al contempo ristoratrice,è una immersione totale nel senso più profondo della vita che spesso tralasciamo e ignoriamo autoviolentandoci per inseguire un attimo che sa solo portarci sull’orlo di un precipizio. Annichiliti da un mondo cieco che ci guida verso la materia come a cancellare il nostro codice genetico che invece è pura energia! ma se riesci ad acquisire la giusta consapevolezza allora la trasformazione è uno spettacolo pirotecnico, è amore a prima vista, è abbraccio infinito ed eterno alla propria anima, è non avere più bisogno di niente. Chi ha provato questa sensazione sa di cosa parli ed è meravigliosa!

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      • Marty non so che dire. La tua lettura è esattamente ciò che volevo comunicare. Un momento del mio percorso di crescita interiore pagato anche a caro prezzo ma che valeva assolutamente la pena di essere attraversato. E son sicuro che anche tu hai vissuto un momento del genere. Solo chi ha una forte sensibilità può comprendere. Grazie di cuore!

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    • L’ho letta e riletta questa catartica rinascita che mi commuove fin nelle più profonde fibre del mio essere. La lotta interiore con se stessi, la sofferta morte del proprio io condizione indispensabile per poter risorgere, ogni passo, ogni strofa è una mappa dello spirito verso la salvezza, speranza per chi ancora è perso e lotta che v’è luce in fondo al tunnel e non sono vane le nostre sofferenze.

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      • Grazie Patrizia. Felicissimo anche di questo tuo commento. La cosa che mi dona gioia deriva dal fatto che hai colto l’anima di questa mia e anche l’anima mia. Hai colto quelle mie battaglie interiori, la sepoltura del mio io (ego) e la risalita dura, dolorosa, verso la luce per rinascere nuovo a me stesso. Ci saranno sicuramente altre lotte e dolori da attraversare, ma è l’unica via verso la consapevolezza.

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      • Tu sai che nell’altra vita, faisbuccamente parlando, ero Gilgamesh. Poi ho deciso che dovevo essere io e basta. E quindi sì, hai ragione, dopo la sua epopea questa è la mia. Giuseppe sai quanto amo i tuoi contest e, finchè avrò vita, io ci sarò, a costo di scrivere due righe!

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  18. Flavia Novelli
    – accetto il regolamento –
    Correre

    spezzando il fiato

    inseguendo nulla
    
fuggendo da nulla

    Soltanto correre
    
a perdifiato
    
ingoiando aria 

    silenzio 

    profumi

    e tramonti

    Correre
    
senza sapere dove andare

    Affidando alle gambe
    il potere 
di trascinare la vita

    Stressare i muscoli

    Affinare il respiro

    Con l’addome contratto

    e lo sguardo 
puntato dritto in avanti

    come la freccia
 di un arco teso

    Correre

    con i battiti del cuore accelerati 

    con i piedi che sollevano zolle

    da terreni appena arati 

    Correre
    
soltanto correre
    
leccando dalle labbra il sudore

    assaporandone il sapore
    senza mai voltarsi indietro
    
dimenticando del passato il dolore

    con lo sguardo lanciato
    verso il futuro

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    • La corsa verso la salvezza implica sprezzo del pericolo, della fatica e della paura.
      E’ un atto estremo di coraggio, un salto nel buio e nell’ignoto.
      E, come Orfeo, bisogna sforzarsi di non guardare indietro, quando il caso avverso (non mi piace mai chiamarlo “destino”) ti è alle calcagna, e senti il suo fiato caldo che t’insegue.
      Un’incitazione a non demordere mai, anche quando si è sottoposti a forte stress – perché la vita a volte è resilienza, a volte resistenza.
      Una runnin’ lyric nel vero senso della parola…bella! 🙂

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  19. Accetto il regolamento
    -Aldilà delle colline-

    In silenzio presi i pochi stracci, in silenzio me ne andai
    Dove l’alba nasceva, aldilà delle colline
    Aldilà delle speranze di trovare la mia vita

    E il vento consolava i miei capelli, che fradici piangevano giustizia
    In quel giorno senza sole, senza luna senza canti e nessuna melodia

    Ma il cuore sentiva i ritocchi di campane, di tamburi
    Che violenti sfracellavano il cervello, ma ero troppo stanco per capirlo
    E in silenzio presi i pochi stracci, in silenzio me ne andai

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  20. Accetto il regolamento
    -Il mio amore è libertà-

    Filo spinato stringe l’anima e t’ impedisce la felicità.
    Io provo a disegnare nuvole ma il vento poi le spazzerà.
    Strade desolate, fradice di abbracci intrisi di malinconia.
    Sguardi inteneriti e flebili che sciolgon cappi d’orgogliosa via.

    Incatenati sogni oppressi incrostati al sale dell’aridità.
    Seccano ricordi e brividi facendo un rogo dell’affinità.
    Immobile lo sterno incamera ventate calde di sincerità.
    Soffiarne fuori il fumo tiepido fa male quanto stare senza te.

    Irriguo di pensieri presbiti ch’oltre il tuo palmo son scappati già.
    Sei meccanismo austero, giudice severo, logorato velo ormai.
    Se provo ad acchiappare i lembi, ricucire i bordi, sono guai.
    Ma se il coraggio soffia via tutto quel tetro scrivo la coreografia.

    Io strappo in mille pezzi colorati di coriandoli la vita mia,
    li lancio in cielo e aspetto che ritornino a coprirci come una follia.
    Soffiando bolle di sapone piene del mio senso e della mia allegria.
    Non voglio più tristezza, niente più grigiore, solo giorni di magia.

    Io tingo le tue mura di colori accesi di parentesi e di me.
    Riprendo a disegnare sogni sulla tela bianca dell’anima tua.
    Ricoprirò con stucco variopinto i buchi al cuore che ora ho.
    Mai niente mi potrà fermare, niente mai distruggerà l’anima mia.

    Non voglio più pensare a ieri voglio solo vivere un istante fa.
    Cascata di fresca speranza suggerisce attesa di prosperità.
    Nessun passo affrettato, nessun grande salto , adesso resto qua
    Osservo il mondo dal mio mondo non mi piace e non mi piacerà.

    Si dice che noi siamo il mondo immagine specchiata, rovesciata ormai.
    Provo a cambiare il mio angolino quello spazio angusto dentro il cuore mio.
    Lo renderò accogliente nido, proverò a saggiarne la comodità .
    Attenderò l’attesa tesa di lasciare andare non son buona mai.

    Imparerò a mollar la presa so che come un boomerang ritornerai.
    Schivando i colpi al cuore, senza far rumore, tanto ormai non batte più.
    Granitica la pelle porto non di gesso ricoperte le virtù.
    Ti invito a non lasciar andar la presa se mi vuoi ancora un po’.

    Potrei volare come un aquilone il vento non mi abbatterà.
    Se ti ricordi dove inizia il filo, dove inizia il giorno insieme a me.
    Tira forte quella fune e sciogli il nodo stretto al cuore mio.
    Sei libero di andare, scegliere e restare: il mio amore è libertà.

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    • Ha il ritmo di una ballata dal sapore romantico ma non troppo, velato di leggera ironia.
      Ondivaga e solare, è una canzone leggera, quasi per sognare.
      Come una cantilena rituale atta a scacciare con scaramanzia tutto ciò che di negativo il futuro possa riservare.
      E l’accenno alla libertà di amare, nella chiusa, è un talismano contro qualsiasi delusione.
      Molto vitalizzante!! 🙂

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    • Un testo ricco di contenuti, dolcezza, ironia, voglie, avvertimenti.
      Cose che mi piacerebbe dire alla gente che con me non si comporta con chiarezza ma che spesso ometto di dire perché di solito il nodo lo sciolgo io proprio in nome della mia libertà di essere anima e animale 🙂 Grazie!

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    • Uaoooo all’ennesima potenza. Questa tua poesia allarga teneramente i miei pori per penetrare e carezzare l’anima. L’ho letta e riletta e ad ogni passaggio scopro qualcosa di nuovo. Ogni quartina ha qualcosa di importante da raccontare. Ogni verso regala qualcosa. Amare va bene, ma assoggettarsi e restare condizionati ci rende tristi e prigionieri da mura che ci impediscono di volare liberi come aquiloni. Ma si può amare anche tagliando questo filo spinato, tingendo le sue pareti di colori luminosi. Il vero amore non ingabbia e lascia liberi di scegliere. E nell’ultimo verso tu lo affermi senza ombra di dubbio. Tu lo ami comunque.
      Ed ecco che questa riflessione toglie un velo da quella consapevolezza che è in noi solo che noi dobbiamo scoprirla, svelarla, toglierle i veli attraverso le nostre esperienze e i nostri percorsi di vita. Che te lo dico a fare: bella tantissimo.

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  21. Accetto il regolamento

    DENTRO GLI OCCHI

    E’ tutto quel che vedi la bellezza,
    è acqua e iodio.
    E’ in quel che non si esterna
    ma che comunque irradia
    mentre distratta si spella le labbra
    lasciandosi guardare,
    restando immobile.
    Tra i suoni
    canzoni camminate in parallelo
    per non perdersi nel tratto sfocato.
    Potrebbe esistere il mondo ma non lo saprei.
    Canzoni che non si sfiorano
    ma dentro gli occhi sono uguali i dardi
    e si scambiano
    perché c’è sempre troppa luce,
    pericolosamente in diagonale
    un raggio che colora e scalda il tempo
    come un sogno
    che al mattino si lascia andare.

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    • La passione è come il mare.
      Ondivaga, è impossibile da trattenere, da imprigionare.
      E come un raggio brilla al mattino, dopo la meraviglia.
      Potrebbe succedere di tutto, dopo che quel raggio ha girato l’angolo del sole. Ma è meglio non pensarci, e lasciarsi andare…
      Molto bella!! Me gusta assai!! 🙂

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    • Molto bella. Ha il sapore di un canto, un sogno in dormiveglia, un desiderio inconfessabile. Bello il focus sulle immagini e la luce che ha il potere di mettere in vista i sentimenti ed i pensieri. Un quadro a cuore aperto che in fondo è solo una visione ….o una speranza…perchè in fondo gli occhi vedono ciò che vogliono vedere.

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    • C’è una profonda bellezza e anche un non so che di delusione in questa tua lirica. La bellezza non è in ciò che gli occhi vedono, è ben oltre. Forse è nel sogno che si può percepire, solo che al mattino tutto svanisce. Anche se io son convinto che a svanire è solo la bellezza fisica, perché quella interiore non solo non svanisce ma diventa ogni momento sempre più luminosa! Lo so, sono un inguaribile romantico.

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  22. Accetto il Regolamento
    -Melograni e voglie-

    Voglio fischiare fortissimo
    molto più forte di quanto sappia già fare
    superarmi insomma

    Voglio fischiare così forte
    da far schiattare d’invidia quel treno in arrivo
    sul binario ipsilon di una stazione ics
    spostata da un vento provvidenziale
    nel punto esatto in cui comincia l’infinito

    Voglio fischiare fortissimo, sì!
    E urlare fortissimo anche!

    Urlare e fischiare
    fischiare ed urlare
    talmente forte
    da scuotere alberi e alberi

    E chissà che non venga giù
    pure il padreterno
    insieme a piume
    melograni
    e voglie.

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    • Che meraviglia, Claudia!
      Ti immagino benissimo, a metterti a fischiare facendo venire giù anche il mondo.
      La volontà di cambiare le cose si legge forte e chiara.
      Dirompente come l’urlo del temporale.
      Mi piace tanto!! 🙂

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      • Pure io voglio fischiare con te Claudia! E tirare giù dal letargo tutto ciò che resta immobile e indifferente ❤

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    • E voglio fischiare e urlare con te nella speranza che altri si uniscano. Sempre combattiva come dovremmo essere tutti perché nell’accettazione delle brutture c’è solo la nostra morte. E rompiamo i timpano anche al padreterno cavolo. Mi piace moltissimo, ci sei tu, come in tutte le tue liriche.

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  23. (Fuori concorso)
    Titolo: Sodoma e Gomorra

    Io, Signore degli eserciti, distruggerò Sodoma e Gomorra perché non sono gradite ai miei occhi.- Così disse un giorno un tal Signore, con la cataratta, le visioni o con un gran concetto di sé. Abramo, il suo scugnizzo prediletto, si prese senza accorgersene la responsabilità di pensare a voce alta: O Signore mio, e se tra tutta quella ggente ci sta qualcuno, mettiamo quaranta persone, ca nun c’entrano per nulla con la schifezza di quelle città, Signo’…. ..Signo’…?- Il boss lo guardò soltanto. …cca si ammazza ggente innociente..!- Abramo era un cavilloso come gangster. Il boss si limitò a un cenno del capo e poche parole:
    – Vorrà dire che per quei quaranta non raderò al suolo quelle città.-
    Dopo un momento di profonda gioia e rispetto per il boss, Abramo fu però punto da un altro dubbio cocente:
    – …E se per caso non fossero proprio quaranta, mettiamo fossero trenta?..-
    Il boss incoraggiava l’iniziativa personale dei suoi gangster in fase strategica, ma quello che lo faceva ascì pazz’ era quel suo Abramo prediletto che non ne voleva sapere di chiudere i giochi una volta per tutte, c’era sempre qualcosa in più che bisognava penzare……
    Ti assicuro che se trovate trenta di Sodoma e Gomorra che non meritino di essere fatti a pezzi io li salverò tutti.-
    – Signó’ … ….e se fossero venti?-
    Il boss cominciava ad avere il respiro corto, quello di un toro che inizia a incazzarsi.
    – Per quei venti quant’è vero che sono Io, li salverò!-
    Ormai Abramo era lanciato, si era preso la confidenza con il pensare a voce alta, e sperava in cuor suo pure in una promozione.
    – …E se fossero meno di venti… mettiamo dieci!-
    Il boss fece un lungo respiro, che significava ‘dopo questo bbasta eh!’
    – Quei dieci saranno da me risparmiati. Parola d’onore. –
    Abramo non cogliendo, decide di togliersi anche l’ultimo sfizio.
    – Signore, io abuso della Vostra pazienza ma non riesco a levarmi un altro dubbio.
    Il boss inspirò profondamente gonfiando il petto.
    – …se non arrivassero neanche a dieci, ma fossero.. fossero solo cinque! Verrebbero comunque distrutte?-
    – Minchia quanto sei pesante Abbra’. Puoi avere la mia parola che se tra quegli infami io trovo cinque no! statte bbuono, anche UNO solo che sia innocente! io quello lo risparmio, vattelapesca.- E il boss si riaccoccolò nella sua poltrona finendo di sgonfiarsi da tutta quell’aria che la rabbia montante gli aveva caricato in petto.
    Andò così che, prima di appicare il fuoco intorno a quelle comunità, vennero inviati tre emissari, lo Bbuono, l’Intronato e Palumbella. Abramo si diede malato, per monitorare la situazione, e i tre, vista la cagnara che c’era in paese, tutti fuori in piazza ad alzarsi i vestiti, a consumarsi le mani a schiaffi, a saltare da una casa all’altra tutti sudati e scomposti, si rintanano a casa di Lot, il becchino del paese. Lot era uno dalla buona educazione e appena finito di cenare mentre serviva un cognac ciascuno, offrì le sue due belle figlie vergini ai nuovi ospiti per divertirli. I tre, commossi, son lì a rifiutare lusingati, a fare il tira e molla di convenevoli, quando si sentono due colpi minacciosi alla porta. E poi ancora due. E poi ancora due, finché la porta non inizia a scardinare sotto i colpi di una valanga di pugni.
    C’era praticamente tutto il paese, donne, bambini e vecchi compresi, e reclamavano per sé i forestieri. Facceli toccare, Lot! Vogliamo provarli anche noi! Non puoi tenerteli tutti per te! Apri Lot, vogliamo solo i forestieri, non ti facciamo niente!
    Dalle piccionaie le donne che si erano già arrampicate come furetti chiamavano lamentose – Stranieriii, fatece vede’ , belli siete ve’?-
    E si chiamava a gran voce Lot, e tanto dissero e tanto fecero, che quello, alluvionato, aprì la porta.
    Cosa volete mai dai miei ospiti?? Andatevene.-
    E no! Adesso ti facciamo la festa e ci prendiamo quello che vogliamo Lot! Adesso ti inforchiamo, te le tue figlie e tutti quelli che stanno dentro la tua casa!! Levati!-
    Lot aveva captato il messaggio sulle figlie e andò a prenderle per risolvere tutto il più in fretta possibile, manco il cognac aveva finito.
    Tenete, eccovi le mie figlie, fatene quello che volete, MA NON TOCCATE I MIEI OSPITI. Dobbiamo giocare a poker.-
    Non ci interessano vogliamo i tuoi compari –
    A quel punto lo Bbuono, l’Intronato e Palumbella, sentirono il pericolo, senza manco guardarsi tirarono fuori i mitra e sforacchiarono alla rinfusa tutti quelli che si aggrappavano alle porte e alle finestre, che caddero tutti secchi come piccioni stecchiti.
    Mentre Palumbella riassettava i mitra e si faceva fare un massaggio ai piedi dalle due figlie di Lot, L’Intronato fece una telefonata al boss, e lì a litigare con Abramo al telefono che lo dovevano aspettare per i fuochi d’artificio, lo Bbuono prese Lot da una parte e gli disse che lui era stato graziato, che se ne andasse di corsa e non si voltasse indietro, casomai il boss cambiasse idea. Quello senza farselo dire due volte prende figlie e bagagli e corre via dalla città verso le colline.
    E qui entra in scena la moglie di Lot. Ella aveva una sola borsetta, dentro teneva le forbicine, la limetta, e l’assorbente interno di emergenza ( a quel tempo le donne facevano figli fino a ottant’anni), e tra l’altro quelli erano i giorni che c’aveva la sindrome pre-mestr. La cosa più cretina al momento sbagliato ti trasforma in una statua di sale, e questa poverina, tornata indietro a recuperare i suoi effetti, dovette patire questa strana decisiva sorte, finendo sotto il fuoco amico a pallottole di sale congelanti. Restò per sempre a Sodoma nel giardino del comune, come statua di una famosa santa locale.
    Morale numero 1: non si contestano gli ordini del boss. Morale numero 2: qualche volta contestarli paga.

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  24. Accetto il regolamento

    GUARDANDO VERSO IL SOLE

    Velocità
    non è un concetto fisico,
    non solo.
    E’ sintomo d’arrovellamento
    ansia di perdita
    fuga di pensieri in lotta
    contro il mondo intero
    a rincorrere
    verità e desiderio.
    Luce che fende il buio
    verso un futuro
    che sta a noi decidere
    se sarà o no
    migliore,
    riprogrammando
    un presente
    lanciato in corsa
    verso l’immediato,
    che se ne infischia se poi
    forse
    ci sarà il diluvio.
    Ma si può,
    si deve,
    sollevare la testa dal buco
    nella sabbia,
    e contrastare
    il buio
    guardando verso il sole.

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    • Rischiare di inzupparsi di disincanto, delusione, frustrazione, ma comunque non arrendersi, non rassegnarsi e osare, appunto, di scrivere un destino diverso, un domani più consono, con parole di luce. Bellissimi versi, grazie!

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    • Il titolo della poesia rivela già il suo fine intrinseco. È la “luce che fende il buio”, il desiderio di risollevarsi sempre e comunque, il tentativo di cambiare il presente, sempre in corsa verso il domani, la volontà di non nascondersi dietro paraventi di sabbia. Un testo proprio significativo. 🙂

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    • Siamo solo noi i responsabili del nostro presente. Possiamo scegliere di restare buoni buonetti con la testa sotto la sabbia, o rischiare anche di accecarci guardando verso il sole. Ma sarà sempre la luce a farci crescere e diventare registi della nostra storia. Bella Donatella (che fa anche rima!)

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  25. Accetto il regolamento
    -Bolat s’Intruxu-

    1000 briganti
    distrussero un regno
    lo depredaron
    e lo diedero in pegno

    Bolat s’intruxu in circa
    de petza frisca

    Sull’alzabandiera vile pendula il tricolore
    (sa vìrgula poneincedda bosatrus)

    ——–Traduzione——-

    Vola l’Avvoltoio

    1000 briganti
    distrussero un regno
    lo depredaron
    e lo diedero in pegno

    Vola l’Avvoltoio in cerca
    di carne fresca

    Sull’alzabandiera vile pendula il tricolore
    (la virgola mettetela voi)

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  26. Accetto il regolamento

    Anime arrese
    (liberamente ispirata alle Fronde dei salici di S. Quasimodo)

    E come possiamo ancora cantare
    in queste notti di musica spenta
    mentre occhi digrignati invocano
    divinità cadute; e voci senz’appigli
    dall’abisso affiorano e ci sfiorano
    ci afferrano e trascinano nel mare
    affollato dalle lacrime asciutte
    di madonne mute che raccolgono
    corpi spogliati e increduli lamenti?

    Giorno dopo giorno veli di cipria
    sopra anime arrese coprono attimi
    lunghi d’inverecondo orrore
    che profana l’architettura sacra
    del cielo; veli a proteggere cocci
    di umanità in attesa che timidi
    sistri stingano gli ubriachi suoni
    di un tempo scontornato
    senza aneliti di resurrezione.

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    • Amo moltissimo Quasimodo e la sua Poesia alla quale ti sei ispirata, è tra le mie preferite. Apprezzo tanto questo modo di cantare il tuo sgomento, che è anche il mio, dinnanzi all’orrore delle guerre.

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      • Grazie Claudia. La realtà dei nostri giorni è drammatica quanto (più?) della realtà dei tempi e delle vicende che hanno ispirato. Ho cercato di esprimere il mio sgomento, come dici tu, e il progressivo affievolirsi della speranza di una “risurrezione” servendomi di versi antichi…In poche parole ho compiuto un’operazione un po’ controcorrente (obsoleta?): parlare di oggi guardando al passato o con gli strumenti linguistico-poetici del passato. In questo contest mi sento un po’ autore in involuzione! Buona poesia!!!

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            • Credo fortemente che sia così, anche se in questo periodo sono molto demoralizzato.
              Questi tuoi versi, Quasimodo o non, mi piacciono molto. Si avverte fortemente lo sconforto per una situazione che sembra irreversibile. Il fatto che mi rende triste è notare quanta gente abbia perso la capacità di pensare con la testa propria. O forse sarà solo pigrizia per cui è meglio far pensare gli altri. Non so, ma noto un assopimento delle coscienze che mi mette paura. In tanti si vestono d’apparenza invece di mettersi a nudo per mostrare il proprio sentire. I tuoi versi mi sono molto piaciuti Loredana.

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        • “Per prendere la rincorsa bisogna fare un passo indietro” e tu in questo stile ci permetti di viaggiare tra le ombre del passato e il riverbero del presente. Complimenti.

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    • Sembrerebbe di leggere nei tuoi versi un senso di rassegnazione, ma è invece un monito a non accettare e non arrendersi di fronte agli orrori della guerra e di ogni violenza perpetrata da uomini contro altri uomini. Molto bella.

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      • E’ vero Giancarlo, hai colto il messaggio che ho cercato di comunicare: un invito, nonostante tutto, a sperare che il suono dei sistri (che prima o poi sentiremo) risvegli in noi il desiderio di riscatto. Attendendo questo suono ti ringrazio!!!

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    • Un riverbero di ciò che furono sin dalla notte dei tempi i conflitti feroci tra esseri umani.
      Conflitti che però di umano hanno sempre avuto ben poco, a parte quelli scaturiti dalla forza di rialzare la testa dal giogo per spazzare via ogni oppressione e schiavitù.
      E il mare lo sa, perché di lacrime e di corpi ne ha inghiottiti tanti.
      E’ vero, non possiamo più cantare… ma possiamo agire, con l’urlo muto e travolgente di chi vuole dire “basta!”con i fatti e non più solo con le parole.
      Molto bella, di grande impegno umanitario e civile!

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  27. Accetto il regolamento

    É nel fragor del mondo
    che ti ritrovo sai
    accovacciato cuore
    malconcio e tremante
    a ripassar colori
    sulle dita stanche,
    a verniciar d’amore
    sbiaditi palpiti
    per riportare infine
    la nostalgia del pianto
    che ti consola almeno
    là dove albeggia
    e invece è tramonto.

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    • Il tramonto si tinge d’alba per ingannare il cuore e infondergli speranza.
      Ma il cuore non è cieco – e sa.
      E tuttavia non s’arrende, perché se il mondo è grigio, bisogna dipingerlo di colore anche se si è stanchi, altrimenti un’alba vera non potrà mai risogere.
      Scarna ed essenziale proprio come piace a me… molto bella!

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  28. Accetto il regolamento

    Ti canto una canzone fratello.
    Ti canto una canzone dove le parole sono accompagnate da una musica che solo in cielo si può sentire.
    Batte al ritmo del tuo cuore che ho sentito con il mio amore,
    quando fuori dal tuo corpo si è elevato, sul mio petto immortale è restato.
    Salirà e salirà ai confini dei confini, canterà con altre voci di altri cuori, si uniranno a lei i suoni delle luci dell’universo.
    Riscenderà sulla terra, sarà lacrima, sarà allora pioggia, sarà acqua.
    Ogni seme, fiore e vita sarà bagnata dalla tua canzone, e danzerà al ritmo di te, del tuo cuore, del mio cuore e di tutti i cuori che non palpitano più nei petti.
    Ti canto una canzone, fratello mio, perché dentro al petto mio vive il ritmo del cuore tuo.

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  29. Accetto il regolamento
    -Un sogno ad occhi aperti-

    Mio dolce amore, ci siamo incontrati per la prima volta nei miei sogni e d’allora ogni giorno attendo la sera che arrivi quanto prima Morfeo per condurmi in quel regno magico dove so di poterti incontrare.
    Mio dolce amore, anche se non posso averne la certezza mi auguro con tutte le forze che anche tu desideri ciò!
    Mio dolce amore, in questo tempo in cui nel magico ed oscuro manto della notte ci siamo incontrati per abbracciarci e baciarci vorrei che il dì non venisse mai e che il gallo non cantasse per evitar di essere portato via da te e per vivere ancora un attimo nella tua splendida compagnia o mio dolce amore!

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  30. Accetto il regolamento
    -Insalata di sentimenti-

    Le due, le tre. Katia pensò che quella sarebbe stata una delle sue notti insonne, in cui non si batte chiodo neppure per un minuto. La testa un vortice continuo di pensieri, troppi, tanti inutili, fuori dalla realtà delle sue giornate, sempre uguali anche se ormai serene. In realtà i suoi pensieri erano ossessivi e ossessionati sempre dallo stesso tema, o meglio, da una persona. Katia sapeva di doversi sopportare e subito pensò a chi aveva incontrato, che poteva dirsi campione di notti simili, di quella sofferenza e solitudine che attanaglia lo stomaco. Ecco, aveva funzionato, non ci stava più pensando, ma sapeva che avrebbe avuto tregua per poco, non c’era da fidarsi della sua testa. Katia pensò che poteva “prendere aria”, le avevano spiegato che l’isolamento era il peggiore dei mali.
    Le nove. Uscì e si diresse verso casa, nell’unico giardino in cui sarebbe stata al sicuro, il suo spazio esclusivo. Scelse di sdraiarsi sotto un melograno, il suo corpo era teso, il respiro strozzato e non sentiva né sonno, né fame, né stanchezza. Un rumore forte e improvviso la fece sussultare, il cielo diventò nero, completamente nero, buttò giù grandine alternata a pioggia, e un vento che sembrava volesse devastare le fronde del suo albero.
    Purtroppo era stato un sogno. Non era al sicuro, Katia si sentiva sull’orlo di un precipizio. La bufera non sembrava voler finire, ma in un certo senso la rasserenò. Gli uomini per lei sono un accessorio, cinici, non durano, portano sofferenza, abbandonano. Le quattro del mattino, si sentiva stordita, finalmente stanca, lo sbattere del vento e della pioggia sulle finestre la faceva sentire meglio. Katia decise di pensare, pensare bene. Provando ad ascoltarsi, sperò di scoprire dentro sé una regina, trovando il coraggio di rivolgere la parola al suo desiderio, sorridendogli, gli parlò: I tuoi abbracci forti, la maledizione di appartenerci oltre lo spazio e il tempo, mi fa desiderare il tuo corpo, mi fa bramare l’intimità della tua mente e di nuovo, il tuo sorriso.
    Nel mentre la pioggia stava diminuendo. Katia, che prima si sentiva protetta dal tintinnio delle gocce d’acqua che scrosciavano nel suo davanzale, e che anestetizzavano il garbuglìo dei suoi pensieri, all’improvviso sentì che la pioggia aveva smesso di sbatterle addosso le sue verità. Sgomenta si trovò ad ammirare l’aurora, chiara, precisa, improvvisa, intoccabile come la sacralità della vita. Si sentì bene, la testa aveva quasi finito di ronzare, l’incubo interiore stava per finire, forte di una vita appesa ad un filo, forte di un amore che più sfrontato della sua testa, non si cheta.
    Katia sentì la voglia di vivere e sorridendo pensò che in questa insalata di sentimenti, Aurora era proprio un nome pieno di speranza, non bisognava sprecarla e ridendo con tutto il corpo finalmente rilassato, con un soffio esclamò: Se mai avrò una tua figlia si chiamerà Aurora. Lui le sorrise.

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  31. Accetto il regolamento
    -Guerriera-

    Io sono la guerriera
    armata solo della sua pazzia
    che un Dio benevolo
    scolpi’ nel bianco marmo
    dell’indifferenza dell’uomo.
    Io sono il poeta
    senza arte né parte
    senza inizio e senza fine
    con un niente
    disegnato nel mezzo
    e mi compiaccio ahimè
    della mia pazzia
    che come un drago
    dalle fauci in fiamme
    volteggia sul mio capo
    mi rapisce e mi trascina
    in quell’inferno che è stato
    il mio peccato antico.
    Io sono il guitto
    e per mestiere
    faccio carte false
    vivo di espedienti
    per nutrire la mia anima
    e mi ubriaco
    di amore per la vita
    fino a non capirne i limiti
    ma sono pur sempre la guerriera
    combatto e vado oltre
    gli angusti vicoli
    dei mediocri pensieri.

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    • Combattere i guitti della vita con la pazzia del poeta e immergervisi tanto da non capirne i limiti è una visione immensa. Una dichiarazione d’amore. Il giuramento di esserci ogni istante come fosse l’ultimo. Di vivere con la freschezza e la trasparenza che scorre dall’energia creatrice, caotica, folle
      e peccatrice. Togliendosi la maschera come d’innanzi al palcoscenico passare come uragano sopra la mediocrità x cancellarla . Grazie. Bellissima!

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    • Essere guerrieri nella vita non significa affatto essere violenti – anzi, il guerriero nel senso più nobile del termine è il samurai, che lotta sempre per migliorarsi e per difendere i deboli dai guai, oltrepassando e spazzando via con la sua spada
      tutti i pregiudizi beceri che impediscono agli esseri umani di vivere degnamente e di essere rispettati.
      Dovremmo essere tutti guerrieri in questa accezione, indipendentemente dal passato che ognuno di noi possa portare sulle proprie spalle per dimenticare.
      Bella!! 🙂

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      • Grazie per i bei commenti e come ho scritto sul mio libro di poesie: “La mia follia è il dono immenso dell’amore di Dio”. Essere folli, ma veri folli è un privilegio destinato a pochi eletti, il nostro mondo è sì un mondo oscuro e pieno di fantasmi, ma sa essere anche un mondo di forte sensibilità e di creatività nel quale bisogna essere guerrieri fino alla fine per istinto di sopravvivenza. Grazie infinite!

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    • I guerrieri della luce, di memoria Coelhiana, sono guidati dalla follia che gli permette di non accettare guitti, di combattere l’indifferenza, di amare la vita depurandola dai pensieri mediocri. E poi vorrei sapere chi stabilisce chi è saggio e cosa è la saggezza. No, amo la pazzia e i tuoi versi!

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  32. Accetto il regolamento
    -Ci sono giorni-

    Lui la vide arrivare
    Aveva occhi di talco
    Non si capisce perché mai una donna che donna sia
    debba venirti incontro come una visione
    Aveva in bella vista un tatuaggio smembrato sulla pelle
    ma pure così audace da arroccarsi sulla cima svettante del seno.
    Dunque lui la vide e si disse che era proprio quello un giorno da dover fare qualcosa
    Aveva occhi di talco quella strana creatura
    e capelli arruffati come un angelo precipitato
    Stava dentro il suo nome intirizzita
    Le tremava in animo un che di onnipotenza
    Lui lo capì e si disse che quello era un giorno da dover fare qualcosa
    Lei lo lasciò fare
    mai nessuno le aveva toccato il cuore a quel modo
    Era una giornata da fare qualcosa
    L’aveva vista giustappunto arrivare con quell’aria disumana
    Trafitta da un fiore come una santa immacolata
    Con le labbra fantasma
    Col colore della bocca che le colava sul mento
    E quel rosso sfuggente
    sfavillante
    Come lava.

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    • Il fascino intrigante e assoluto esercitato dalle anime perse.
      Ma bisogna fare molta attenzione, per non rischiare di lasciarsi bruciare dalla lava…
      Mi piace molto l’atmosfera noir evocata da questa figura vampiresca e innocente al tempo stesso.
      Ma non sarà per caso una pura proiezione incontrata guardandosi allo specchio?
      Ai posteri – e all’autice – l’ardua sentenza! 🙂

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      • Puntuale Donatella Sarchini ha sparigliato i versi, come stando ad un tavolo da gioco, per poi centrare, come in un tiro al bersaglio, il cuore stesso della poesia. Coglie, il suo commento, certe pericolose fascinazioni dense del proprio contrasto.
        Forse è vero che la poesia è il riflesso di me che mi rimanda un refrattario specchio… Oppure sono occhi altri che imprigionano e trasfigurano

        Grazie Donatella.

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  33. Accetto il regolamento

    Simone

    Tu hai scelto me come mamma
    ed io ho scelto te come
    figlio,
    il nostro viaggio assieme
    ricco e speciale,
    non finirà mai.
    Ci porterà ad apprendere
    le tante lezioni della vita,
    tu impari da me
    ed io imparo da te.
    Entrambi sbaglieremo
    e costruiremo cambiando
    tante sudate vittorie.
    Ti tengo per mano,
    piccolo mio
    ma, il domani è solo tuo,
    vivilo con gioia…
    Tante volte cadrai
    tu, rialzati sempre
    con tanta forza nel cuore,
    e non permettere a nessuno
    di portati via
    i tuoi sogni più belli.
    Scegli il tuo percorso e
    impara dagli errori che fai.
    La vita è bella, figlio mio
    vivila con dignità e rispetto
    verso te stesso e tutto ciò
    che esiste intorno a te.
    Ti amo figlio mio,
    e vita dopo vita
    ti ritroverò sempre.

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    • I figli non sono di chi li genera, ma di chi li cresce, scegliersi al di là di una gravidanza è il gesto d’amore più grande che possa esistere al mondo, e davvero vita dopo vita ci si ritrova. Bellissima e tenerissima!

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      • Grazie Vincenza, è verissimo … I figli sono di chi li cresce con amore. Ci si sceglie per crescere assieme e condividere tante esperienze importanti … Grazie 💕

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  34. Accetto regolamento
    Lo Spero Anch’io

    Quanta gente con le menti bacate
    almeno sapete voi che cercate,
    nei tradimenti tante volte si cade
    tristezza e amarezza poi ci invade.

    Cerco speranza, guardando la luna
    non voglio avere una grande fortuna,
    un misero lavoro, un tetto, un letto
    e qualche soldino dentro il cassetto.

    Poi ascolti visi con degli occhi lucenti
    e tu credi. e quel che dicono senti,
    ti fanno cadere su una stupida rete
    in compagnia dalla fame e la sete.

    Non conoscono onore ma solo denaro
    ancora una volta,io voto e non imparo,
    questo mondo ormai ha un Dio diverso
    la speranza nello sguardo s’è perso.

    Fa tante promesse, di parlare non smette
    troppe parole alla deriva come barchette,
    soltanto un po’ di Pace, Onore nel Cuore
    sarebbe la salvezza dell’Italia Signore!!

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  35. Accetto il regolamento
    -Il tuo immaginario su di me-

    Sulle mie spalle posi il tuo viso
    Accostandoti alla mia integrità mentale
    Alla mia distanza disumana

    Vedi che sono assorta
    Vedi che sono lontana da te
    Vedi che sono perduta nella valle che non conosci

    La valle dei miei pensieri
    La valle che avvolge me e tralascia te

    Mi osservi le spalle, le braccia coperte
    Di cotone bianco a stoffa rigata
    Puoi percepire il mio pensiero?

    Volto il capo e lo sguardo si infiamma col mio
    Ma quello sguardo è labile
    Ma quello sguardo è eterno!

    Eterna la fiamma che non brucia
    Come eterno il tuo immaginario su di me

    Tra la folla c’è sempre quello sguardo allucinato che si posa docile ma possente su di te.
    Uno sguardo che assomiglia ad un imperativo.
    Un comando visivo, senza motivazione alcuna.
    Lo sguardo che non muore, ma continua ad ardere dentro, come fiamma.

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    • Misterioso e intrigante, questo gioco alternato di sguardi che non lascia scampo.
      Si dice che l’Inferno è dentro di noi, ma lo è anche il Paradiso… bisognerà vedere quale delle 2 fiamme brucerà più forte.
      Una lirica molto bella e passionale, che mette in scena l’ambiguità del potere anche nell’ambito dell’amore.
      Mi piace! 🙂

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      • Grazie di cuore. Tra tanti sguardi che non ti lasciano nulla, se non il gelo nel cuore e tra le vene, uno si innalza e ti colpisce, riflettendo sulla tua persona e sbattendo contro i tuoi pensieri. Uno sguardo che si infiltra e si fa strada dentro di te, dentro la tua vita e dentro le tue storie. È una luce che ti colpisce…è uno sguardo che tra la folla colma il vuoto. Ancora infinitamente grazie.

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    • Una poesia giocata tutta sul dilemma del chi sono, del chi sei. Se gli occhi sono liberi di posarsi sul corpo e su quanto lo riveste, non possono mai superare la barriera dell’ invalicabile. E’ questa una lirica intensa che celebra il tormento di non poter mai sapere
      che tipo di interprete si e’ all’ interno della vetrina della mente. Specchio opaco e’ sempre l’ altro da se’, vuoto miraggio dell’ immaginario.

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      • Infinitamente grazie per questo commento così intenso.
        La mente é come l’attesa.. e l’attesa è sempre il preambolo ad un cambiamento. E poichè la Vita intera è cambiamento, noi essere umani ci troviamo in una continua attesa, in una eterna sala d’aspetto che ci accoglie e ci permette di sederci con calma ad aspettare. Siamo perennemente dal dottore, la sensazione è la stessa. Il vedere concretizza la decisione, la rende viva e quindi possibile. Se una cosa non la vedi, ma la senti comunque parte di te, dentro di te, è più difficile prendere decisioni in merito, proprio perchè non puoi toccarla con mano, non riesci a vedere se le crepe stanno per causare il crollo, o se l’intonaco reggerà ancora per qualche anno. La senti, se ne stà dentro di te e se le fondamenta non sono salde prima o poi ci sarà il crollo, e quel crollo assomiglierà al suono di un cuore che si spezza o di un’idea che va in frantumi. Ancora grazie di cuore.

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    • La cosa più difficile per noi essere umani è riuscire a sintonizzarci sull’altro, comprendere le sue emozioni, recepire le sue intenzioni, intuire le sue decisioni. La vita di coppia viene spesso devastata dall’incapacità di entrare in sintonia comunicativa. L’interesse all’inizio di una relazione ci aiuta a sintonizzarci con l’altro in modo automatico ma il tempo spesso disattiva questo potenziale rendendoci come abitanti di pianeti diversi incapaci di sentire cio’ che lo sguardo cela. Insieme e divisi, in due ma fondamentalmente soli diveniamo come statue di sale o peggio come bambini incompresi. E’ allora che diveniamo più vulnerabili che mai, sensibili e recettivi al punto da sentire i pensieri altrui, gli sguardi altrui, sopratutto quelli che pur non conoscendoci sembrano leggerci l’anima.

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    • Troppo spesso sentiamo dirci: “Ah io ti conosco bene”, quando nemmeno noi sappiamo chi siamo in toto. Quando si instaura un rapporto lo si fa basandosi su “sensazioni”. E quello sguardo lì per strada ci fa sperare, entra e ci fa ardere dentro. Ma cosa c’è realmente dietro quello sguardo? Penso che noi amiamo l’immagine di ciò che percepiamo che non è detto che coincida con ciò che l’altro è veramente. E allora cosa fare? Abbandonare l’amore? O scegliere di viverlo sapendo che potremmo anche soffrire? Molto bella questa tua lirica che induce alla riflessione. E sono questi gli scritti che più amo.

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  36. Bruno Chisu
    accetto il regolamento

    Il Morbo del 2016

    Scorre il tempo portandosi via
    senza rimorso e col sorriso in faccia,
    l’anno vecchio con la sua porcheria.

    Per due anni un governo non eletto
    formato da emeriti imbroglioni
    guidati da un bugiardo e inetto,

    hanno portato l’Italia in una china
    con debiti, miseria e desolazioni
    trascinando i cittadini alla rovina.

    Per ora un referendum ci ha salvati
    ridimensionando il PD e le sue illusioni,
    ora dalla vittoria aspettiamo i risultati

    che ci porteranno alle urne per votare,
    proveremo a eliminare quei cialtroni
    mandandoli all’inferno ad espiare.

    Cercheremo persone preparate
    che con onesta sappiano governare
    che ci ridiano le cose perdute.

    E’ vero che la speranza muore
    per chi è senza denaro ne lavoro,
    insieme a tanti martiri del mare.

    Chi è ricco non ha certo i pensieri
    che hanno i tanti cittadini impoveriti
    che vivono l’oggi molto peggio di ieri

    Senza speranza dalle Caritas son nutriti,
    poveri, malati ed acciaccati e vecchi,
    con misere pensioni, disperati….

    Nel mondo si spera per la pace
    al suono delle bombe e dei cannoni,
    e alle Nazioni Unite tutto tace .

    Non c’è la certezza in quelle terre
    di avere un domani e d’un futuro
    e di uscire dagli gli orrori delle guerre.

    Si aiutano le banche a non fallire mai
    pur di salvare chi da sempre a rubato
    lasciando gli azionisti in grossi guai

    in favore di chi ha sempre approfittato
    portando il denaro in altri stati
    per nascondere il tesoro trafugato.

    Speriamo ancora di risollevarci
    con una battaglia di tutta la nazione
    eliminando il marcio per salvarci

    tenendoci pronti alla rivoluzione
    che ci porti ad un vero plebiscito
    per vincere nella prossima elezione

    che ci dia un governo ed un partito
    che rispetti la costituzione
    e un nuovo il diritto costituito,
    che guidi tutta la Nazione.

    Copy Right
    Bruno Chisu

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  37. Accetto il regolamento

    ANSIA E GRETEL

    Ansia e Gretel, Ansia e Gretel,
    marzapane a tradimento,
    Ansia e Gretel, Ansia e Gretel,
    dolce casa ma da morto,
    Ansia e Gretel, Ansia e Gretel,
    questa strega non esiste,
    Gretel l’ansia, Gretel l’ansia
    l’ansia sola ti trattiene,
    Gretel l’ansia, Gretel l’ansia,
    l’ansia adesso ti assomiglia,
    Gretel l’ansia, Gretel l’ansia,
    ma non è la tua famiglia,
    Gretel l’ansia, Gretel l’ansia,
    l’ansia buttala nel forno,
    Gretel l’ansia, l’ansia Gretel,
    l’ansia fanne un sol boccone,
    Gretel l’ansia, l’ansia, l’ansia,
    l’ansia è l’unica prigione.

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    • Come un mantra salvifico, una formula da ripetere a se stessi all’infinito per esorcizzare l’ansia.
      E ho buone ragioni per immaginare che possa funzionare davvero… Bella e salvifica!! 🙂

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    • L’ansia, un male che ci attanaglia le viscere e riesce a paralizzarci rendendoci cristalli immobili. L’ansia che come vampiro si nutre delle nostre energie lasciandocene privi. L’ansia che ci divora fino ad ucciderci mentre restiamo vivi. Che bello poter pensare che la si riesca ad esorcizzare con questo mantra. Bravo! Mi piace

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  38. Accetto il regolamento
    -Risarcimento-

    Mi sono guardata
    Nei tuoi occhi
    Non più immaginaria
    Ma bella e imprudente
    Come una rosa
    Spruzzata di vino
    Nel tuo abbraccio creatore
    La mia pelle ha riso
    Ballato
    Ingoiato stelle

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    • La felicità è il premio di un abbandono cosciente all’amore.
      Solare e stellare al tempo stesso, questa bella lirica invita a cogliere l’attimo e viverlo, pur sapendo che potrebbe essere effimero quanto una rosa. 🙂

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    • Quando lo specchio dell’altro ci riflette un immagine di noi stessi che non osavamo guardare, ci sentiamo inebriati. Non vorremmo mai smettere di sentirci cosi. E pur coscienti che forse durerà solo un attimo possiamo scegliere di viverlo ed essere felici.

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    • Di fronte al sentimento ricambiato ci sentiamo specchi,ci vediamo in profondità. Siamo firmamento e stelle insieme. In grado di abbracciare l’infinito nell’abbraccio creatore dell’altro. E basta un nonnulla per ridurci in cocci e pulviscolo.

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  39. Accetto il regolamento
    -Un animale selvaggio-

    Un animale selvaggio
    si libra in mezzo all’educazione
    tra dispiaceri e soprusi,
    vergogne e vendette,
    in mano ha una rosa
    che gli altri usano per pungersi.
    Se prova ad assomigliare
    si dimentica di se,
    ma districarsi è una tortura.
    Essere senza essere scimmia,
    guardando, osservando e vedendo,
    oppure isolarsi e lasciarsi sfuggire
    l’occasione dell’animale selvaggio
    non capendo di più.

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    • L’animale selvaggio è dentro ogni essere umano, ma in genere cerchiamo tutti di tenerlo a bada, per non rischiare, appunto, di ferirsi con le proprie stesse spine.
      E invece è importante ascoltarla, la propria parte selvaggia, perché è fonte di ingegno e di creatività, e ignorarla sarebbe come tagliare via una parte terribilmente viva di se stessi.
      Il timore di perdersi e non capir più niente, hai ragione, è grande.
      Ma non si può fuggire via da sé senza alienarsi.
      Forse la cosa migliore è accettare le proprie contraddizioni interne, e cercare di comprenderle specchiandosi anche in quelle altrui.
      Una lirica molto bella e coinvolgente, che tocca un argomento fondamentale, terribilmente spinoso, con perplessità e al tempo stesso maestria.
      MI piace molto! 🙂

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    • Una lirica che riconosce l’ istinto animale che è in noi e la cosiddetta ombra. Sono essi gli elementi che costituiscono la parte più vitale di noi. Una poesia che riconosce la negazione di tali aspetti e i molteplici tentativi di soppressione messi in atto dalle agenzie educative del nostro mondo. Bei versi, densi, significativi ed espliciti.

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    • Il nostro essere istintivo, ancestrale bagaglio che parla dalla profondità più nascosta di noi stessi. Ci insegnano ad ucciderlo, ma se non ci riusciamo almeno a nasconderlo, ad “educarlo”. Eppure è una parte di noi, preziosa, indispensabile, innegabile. Castrati del nostro istinto, violentati nella nostra più profonda essenza, confusi e senza scheletro, siamo zombie che nel vano tentativo di ritrovarsi fanno del male a se stessi e a gli altri. Uno spunto di riflessione prezioso. A volte cerchiamo fuori ciò che invece abbiamo già dentro di noi! Grazie.

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    • Secondo Aristotele, l’uomo è un animale razionale. Questa differenza specifica, cioè l’essere razionale, lo contraddistingue dagli altri animali, e lo caratterizza nella sua specificità. In questa poesia si propone invece l’immagine di un animale selvaggio, che tenta di “districarsi” “in mezzo all’educazione”, che prova a dimenticarsi di sé, in quanto tale, nel tentativo di evolversi, di comprendere questo mondo mentre porge al suo prossimo una rosa ma che è forse destinato a restar tale, “non capendo più niente” di questo universo, dove tutto risulta per lui solo “una tortura”. Un bel testo che fa riflettere.

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    • La tua poesia mi ricorda un brano di Battiato “L’animale”. Solo che il tuo animale è più positivo del suo. E’ positivo a patto che abbandoni l’apparire. Certo è molto difficile uscire da quel falso mondo per intraprendere il percorso dell’essenza. Ma quando ci si riesce quell’animale combatterà per la vittoria dell’evoluzione sulla stasi e sulla vergogna dei soprusi, della violenza, dell’indifferenza. E quindi auguro al tuo animale di non perdere l’occasione!

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  40. -Accetto il regolamento-

    Tra le ombre e il corpo
    Liberamente
    Ti ascolto
    Nel grembo del cammino
    Che accompagna alla cima
    Tra le foglie e i fiori
    Distrattamente
    Solo il richiamo dei passeri
    E dei pappagalli evasi
    A salmodiare

    “Quando il colore delle parole solidifica mondi fantastici.
    Quando il punto finale diventa un inizio” (Giuseppe Carta)

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  41. Accetto il regolamento

    Qual mai parola ardita e rossa come lo foco nella notte intensamente pronunciar volesti.
    Amor ne lo core e nella mente cingendo al core lo raggio di luna, ma abbracciar osasti, è nel mentre lo virgulto sentimento crebbe in me a onorare te!

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  42. Accetto il regolamento
    -Quel che è rimasto-

    Ora che il cuore è stato scuoiato
    e le membra sono state esposte
    agli sguardi famelici
    che si cibano dell’altrui dolore,
    che ne rimane più di me?
    Di questa donna, piccola,
    piccola…
    Ho raccolto le mie membra
    e quel che è rimasto di questo cuore,
    i brandelli dei sogni,
    le speranze appese ai nudi rami
    ad essiccare,
    le grigie ceneri di un’esistenza
    subita…non vissuta…
    e le ho chiuse in uno scrigno
    ad aspettare
    il latte delle stelle.
    Non t’indurire o cuore,
    ti prego non lo fare,
    non provare niente
    è la peggior condanna,
    se sento ancora qualcosa,
    allora,
    vuol dire che sono viva…
    sono viva…

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    • L’insensibilità qui è vissuta come la peggiore condanna, al pari della noia che Leopardi visse come una peste dell’anima.
      Il dolore a volte è un male che non si riesce a evitare, ma l’importante è riuscire a sopravvivere… Un chiaro incitamento a non perdersi d’animo mai, neanche nelle sconfitte – perché anche dalle sconfitte si impara sempre qualcosa.
      Molto bella e piena di voglia di vivere, nonostante tutto! 🙂

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      • Brava Donatella, hai centrato il punto.Impariamo dalle nostre sconfitte, dagli eventi negativi che ci accadono, l’importante è non indurire il cuore, non rinchiudersi dentro una corazza per paura di soffrire ancora, cosa che tutti siamo tentati di fare quando veniamo feriti, perchè comunque sia la vita è bella e va vissuta fino in fondo anche a costo di soffrire ancora.

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    • Viviamo in un mondo in cui veniamo messi in vetrina continuamente ma al pari di un oggetto su uno scaffale la gente che si ferma a guardare in effetti non ha alcun interesse verso ciò’ che vede, se non la curiosità o peggio la derisione. Davvero siamo destinati alla solitudine emotiva? Chiudere il cuore in una scatola, impedirgli di battere potrebbe essere la soluzione? Questa lirica si chiude con una speranza: oltre tutto il male e oltre il dolore e la sconfitta, resta sempre un battito di cuore a farci sentire vivi e implicitamente raccontarci che vale sempre e comunque la pena se siamo capaci di provare qualcosa. No permettiamo mai all’aridità altrui di cambiarci! Molto bella e viva….mi ha emozionata! grazie

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      • Versi di amore e di incoraggiamento per il nostro povero cuore ferito, maltrattato, usato. Ma se batte ancora una volta, vuol dire che il processo di congelamento è fallito.

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        • Proprio così. Mai cedere alla tentazione dell’indurimento, della corazza per sopportare il dolore. La vita può essere bella nonostante le esperienze negative vissute e se ancora il cuore freme vuol dire che abbiamo superato la prova e siamo vivi dentro. Ci sono due modi per reagire al dolore, uno è indurirsi per proteggersi, l’altro è quello d’imparare dalle esperienze vissute e provare empatia per chi sta soffrendo come abbiamo sofferto noi e aprire ancora il cuore ai sentimenti anche se rischiamo ancora di venire feriti. Che vita sarebbe senza provare più amore?

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      • Grazie a te BluesMarty. E’ il cuore la nostra guida, a dispetto del dolore è da lui che dobbiamo lasciarci guidare, anche se la tentazione è grande di chiudersi in se stessi e dire “mai più”. Ma sarebbe vita senza amore? Senza più provare la bellezza del sentimento? Se ancora il nostro cuore prova qualcosa significa che siamo ancora vivi e c’è speranza, sempre.

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  43. Accetto il regolamento

    – La ballata dell’inadeguato –

    Insospettato, ballava sulle punte

    tra pareri e pareti (sottili)

    quando l’hanno trovato

    Inadeguato.

    Inatteso, perché non si aspettava

    di scoprirsi così

    impreparato.

    Lo hanno chiamato, blandito, accerchiato

    ha capito, sorriso, sviato.

    Ha risposto, acuto e fragile, imbarazzato.

    Nuovo, eppure già fermo.

    E’ andato. La gente ha fretta

    mastica, sputa, dissente e si delude. La gente

    Fa colazione e si dilegua.

    Come il consenso.

    Inadeguato.

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    • Qualsiasi commento potrebbe essere inadeguato… ma ci provo ugualmente! 😊
      La trasparenza dell’essere è dolorosamente tangibile, quando l’essenza non riesce ad incidere neanche un graffio sulla lavagna della vita reale.
      Quello che mi si para dinanzi è un mondo di zombie, che mi tocca accettare mio malgrado… ho visto giusto, Simone?
      O l’inadeguatezza ha inghiottito pure me, con le sue fauci da zombie?
      Ma al di là di tutto trovo questa tua lirica molto bella, mi piace un sacco! 😊

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    • Il mondo ci prova in tutti modi a masticarci per poi sputarci. Viviamo fra la freddezza delle statistiche, gli indici di gradimento, quelli di ascolto, i biglietti venduti, i fatturati. qualcuno o wualcosa sopra di noi vuole sempre decidere chi o che cosa abbia davvero valore e in men che non si dica cambia. E’ facile perdersi fra e tumultuose onde del consenso e del capriccio. Ma tu hai ricamato questa ballata cosi bene che a volteggiare fra le tue parole e rime viene proprio voglia di stare sulle punte ! Complimenti

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      • E’ proprio perché il giudizio pesa sugli umani, che ci ritroviamo a piroettare fra allori e gogna impreparati al quando gli uni o l’altra potrebbero ricordarsi di noi o dimenticarci.

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  44. Accetto il regolamento
    -Dolce l’eco-

    Dolce l’eco
    delle cose intorno
    il fruscio delle foglie al vento
    e lo zirlar
    dei merli tra gli olivi

    Dolce l’eco
    che mi torna
    il cinguettar
    dei passeri a far nido
    ed il brusio che avverti
    dell’Upupa
    a sfamar
    la prole tra i becchi aperti
    ad aspettar quel rito

    Soffia tenue
    refolo di vento
    a portar gli ingenui odori
    quell’odor menta
    e della malva in fiore

    Eppur mi beo
    dell’infinito canto il trillo
    del grillo
    alterno
    tra lo zompettar l’erbetta
    ed il rovo
    mentre intento
    a far di colazione
    un rito
    con fresco pane
    formaggio pecorino
    ed un bicchier di vino
    di questo pasteggiar divino
    un dolce poetar
    ai piedi di un ulivo!

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  45. Accetto il regolamento
    -L’isola di rose-

    Odore di mirto selvatico e zagare in fiore… la mia isola mi accoglieva così, sensazioni che mi avvolgevano ogni estate, quando arrivavo carica di valige e di sogni. Sì, sogni, quelli non bastavano mai a farmi pregustare giorni indimenticabili e, chissà, pieni di aspettative. Camminavo per ore sulla battigia dorata col vento che mi scompigliava i capelli, spettinando anche quei pensieri che mi tenevano ancorata alle mie radici. La mia terra, piccolo grande faro dei miei sentimenti, lei che ogni volta mi stupiva con la sua anima calda ed intensa, lei che mi rendeva incredibilmente viva, vera anche quando, ferita dalla mano infame che violentava la sua essenza vitale, perdonava come una madre dalle grandi braccia. Il mare mi chiamava… mi giungeva la sua voce roca e austera tra quegli scogli crestati di neve e imbruniti da alghe dispettose che sembravano voler imbrigliare la mia solitudine e portarla al largo fino all’orizzonte lontano. Terra e mare. Non saprei descriverli meglio. Erano un misto di nostalgia e di ricordi sbiaditi dal tempo e racchiusi nello scrigno dell’anima… anche quei segreti mai detti percepivo tra le pieghe della pelle, sentendo respiri di onde e brividi addosso… mai avrei chiuso il mio cuore ad emozioni così forti ma anche stranamente fragili… Mi nutrivo di tutto… del sole che non smetteva mai di disegnare nel cielo abbracci di luce… del mare, del mio mare, che accarezzava fianchi di vele al rosseggiar del tramonto, mentre i miei occhi si riempivano di malinconia, di un vuoto pieno di rimpianti. Tutto era per me un mondo da scoprire e da amare… La mia isola era là a farmi comprendere che la vita andava avanti nonostante tutto ed io non potevo certo perdere quel treno su cui ero salita… di sicuro vedevo la luce in fondo al suo mare… in fondo alla mia anima. Ed ecco che lei, la mia isola, fece quello che desideravo tanto. Mi prese per mano… !

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  46. -Accetto il regolamento-
    -Bagnasciuga-

    Il lungomare è vuoto, questa sera. Nessun gruppo di ragazzi che si diverte a fare le ore piccole, nessun uomo a spasso con il cane per una passeggiata tardiva, nessuna coppia di innamorati a scambiarsi effusioni alla luce di qualche lampione.
    Infilo la Nazionale tra le labbra ma non l’accendo. Le mani in tasca, la divisa da cameriere è fredda contro la mia pelle.
    Mi hanno promesso che sarei stato libero, dopo averla uccisa, che avrei vendicato finalmente la morte di mio fratello. A quel pensiero, una mano mi stringe i polmoni. Boccheggio.
    Il cuore batte, batte forte, più forte del treno che mi sorpassa sferragliando e scompare nell’oscurità tagliata dalle luci dei lampioni.
    Giungo sulla spiaggia. Il mare è una tavola nera, cupa, come il sentimento che mi accompagna. La sabbia sembra mormorare sotto i miei piedi, o forse sono i bisbigli che mi accompagnano ormai da giorni.
    Lei è là. Pantaloni a zampa e maglia sgargiante.
    Speravo non ci fosse, lo ammetto. Una parte di me l’ha agognato fino alla fine. Stringo i denti e schiaccio la Nazionale, gusto acre del tabacco si scava una galleria nella mia gola. Sputo la sigaretta, che volteggia irridendomi prima di cadere a terra.
    Lei è là, inconsapevole.
    Mi avvicino. Estraggo la pistola dalla borsa e la punto contro di lei. Le dita tremano, l’arma pesante come il fardello sulla mia schiena.
    Lei si volta.
    Occhi negli occhi.
    Cosa colgo nel suo sguardo? Sorpresa? Paura?
    Rassegnazione?
    Nel mio troverà solo rabbia.
    «Sapevo saresti venuto, Ruggero» mi dice.
    Quella voce, così dolce quando mi cullava per farmi addormentare, e ora così piatta. Definitiva.
    «Mamma.» Un groppo quando pronuncio la parola, ma le mie dite vanno al grilletto. «Ho fatto la mia scelta.»
    Lei sorride.
    Perché sorride?
    Porta una mano dietro la schiena. Ha una rivoltella.
    Ingoio saliva. Una goccia di sudore cola sul mio viso e si deposita sulla barba lunga.
    Mia madre alza la pistola e sorride.
    E allora capisco: le hanno fatto la stessa promessa.
    L’ultimo pensiero prima che lei prema il grilletto è: chi ha ucciso veramente mio fratello?

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    • …il seguito alla prossima puntata!! 🙂
      Scherzi a parte, potrebbe essere un incipit davvero molto interessante per un romanzo giallo.
      Anche il dialogo, i ritmi, il colpo di scena, tengono alta la tensione narrativa.
      Insomma, muoio dalla voglia di sapere chi ha ucciso suo fratello…
      …quindi aspetterò con gioia il tuo romanzo!! 🙂

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    • Siamo ai tempi dei pantaloni a zampa di elefante e delle Nazionali senza filtro. C’è un uomo che è stato convinto da qualcuno a vendicare la morte di suo fratello e a cui è stato detto che l’assassina è la loro madre. Questo qualcuno gli ha promesso che in cambio sarebbe stato libero e da che cosa non lo capisco. L’uomo trova la madre e le punta la pistola, e come in un film western, lei fa altrettanto e alla fine ha la meglio, cioè spara per prima uccidendo, forse, il figlio. Il quale fa in tempo a domandarsi chi abbia ucciso veramente suo fratello. Qualcosa non mi torna, questo racconto ha un seguito? Oppure mi è sfuggita l’essenza, magari un messaggio? Sono molto curiosa!

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  47. Accetto il regolamento
    -Come Frida-
    Chissà se sono mai vissuta o sono stata replica di una donna che non avrei dovuto essere io. Che conta nascere, quando la luna cade in cortile e tutti ti dicevano che appartenevo ad un’epoca sbagliata. Quando i galli venivano al mondo senza cresta e i gatti rantolavano senza fare le fusa come i
    moribondi. La mia carne, l’intero corpo somigliavano a quell’accozzaglia e ferite simile a Frida Kalo. Le sopracciglia unite, i baffi in bella mostra, quello spargimento di sangue sulle vesti e nella stanza durante un “parto mimato” da amplessi lesbici. La pazzia stava alla genialità come la panna alle fragole. Che strana creatura che il cuore sopportava, distesa in letti di amanti squattrinati o nell’alcova di zenzero di castrati ed emiri.
    Mi piaceva ferirmi con il coltello e il pensiero, che penetrando nell’anima si mostravano come due eterni nemici, sempre in lotta per non morire. Frida, era anche il mio cane, più meticcio di un foglio cosparso d’uovo, fuliggine e segatura. Avrei potuto anche cagare dal naso che non sarebbe mai dispiaciuto a nessuno. A suo modo mi voleva bene, anche quando mi scopava sulla caviglia sinistra o quando mi ciucciava il seno, sino a farlo sanguinare. Certe notti di marciapiede, lo chiudevo in frigo a saziarsi di carne fresca che gocciolava sangue, sino a macchiare il pavimento. In strada, in mezzo agli ubriachi, alle ragazze con il seno di fuori, accendevamo fuochi. Qualche chitarra suonava il lamento del cigno, altri restavano muti come statue di sale, altri ancora giocavano alla girandola del sesso con le gambe aperte e i respiri affannati. I più vecchi tra gli uomini, con la patta aperta lasciavano che il loro membro passasse di mano in mano come un’ostia sconsacrata; un germoglio di maschio pieno di brufoli e petecchi.
    Lo sperma sapeva di maraschino e di cantucci toscani. Anch’io come Frida ne ero ghiotta e mi saziavo di quell’acida mistura gialla come si fa con un frutto candito.
    La casa era un bordello di colori, tele e vestiti sparsi ovunque. Non c’era amore, se non peccato. A piedi scalzi tracciavo le impronte del mio cammino: dinoccolato, austero, sgraziato come un pupazzo di legno.
    Sarei morta senza patire. Le gote arrossate dall’alcool, la faccia stravolta e quel pennello in mano che dipingeva l’aria che non avrei mai respirato.

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      -Le foglie-

      Danzano stanche le foglie

      come pure le mie doglie

      desiderio d’un buon caffè

      poi aspiro e penso a te .

      Scarni alberi quasi spogli

      un pensiero alle due mogli

      alla mia vita ormai andata

      quasi amena ma sfortunata .

      Gli acciacchi quasi tutti

      i miei spietati farabutti

      coi dolori mai accettati

      e gli altari sconsacrati .

      Ora penso, guardo miro

      la natura e poi sospiro

      gorgheggia il pettirosso

      la mia macchina nel fosso .

      Quindi il traino del trattore

      scarna siepe senza more

      ancora la rana inviperita

      e il mister di questa vita .

      E mi parte la gran risata

      ripensando alla nasata

      ai suoi baci appassionati

      ai suoi vestiti allor volati .

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    • Improbabili squarci di sofferenza atroce, come in un incubo ricorrente senza limiti.
      È questo l’Inferno?
      O è solo la pallida idea che ne abbiamo perché qualcuno l’ha dipinto, come Frida Kalho?
      Ai posteri l’ardua sentenza, oppure ai diavoli…
      Una prosa spiazzante e demoniaca, quel tanto che basta a far rientrare l’anima del lettore entro binari sicuri e conosciuti.
      Decisamente interessante, come un pugno sferrato all’addome per irrobustirme i muscoli!! 😊

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    • Cruda e disinibita, sconvolgente quanto solo la mente umana sa essere. Un dipinto di parole che nel malessere straccia la tela per mostrare scorci di realtà che teniamo ben nascosti a dimenticarne l’esistenza.

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    -Malintesi-

    Parole non dette
    Pensieri impensabili
    L’ho detto e lo faccio
    Scrivo SCARABOCCHIANDO
    La mia lavagna
    Prima bianca
    Adesso dipinta
    Da colori fulminanti fluorescenti conturbanti accecanti. …forse
    all’occhio miope dell’uomo cieco di cotanta intransigente bellezza minerale
    Un diamante
    di uno splendore accecante abbagliante
    che può creare confusione al tuo animo
    irriggidito dagli eventi della vita
    che causi tu
    perché tu sei il pittore
    che con il tuo pennello
    dipingi la tua tela
    ogni giorno
    ogni momento
    minuto per minuto
    tu e solo tu
    la causa dei tuoi mali
    o dei tuoi beni
    perché a te
    è dato scegliere
    la strada da imboccare
    i colori da usare

    Il mio … un disegno astratto.
    FNS

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    -Lettera da Amsterdam (canzone)-

    Sarà forse l’aria, sarà forse la magia
    Di questa città (più a nord non sono stato mai)
    La strana euforia dà l’esser così “via”
    Ci penso questa sera ad Amsterdam.

    Sarà anche la noia d’una sera in un hotel
    Una notte insonne misurando la città
    E malinconia rincorre per la via
    Ci penso questa sera ad Amsterdam!

    Credo nel silenzio della notte
    Credo nei caselli d’autostrada
    Credo nella fine del viaggio
    Credo pure nella luna piena di quassù

    Luna che mi osserva da una tenda per la via
    Rossa la vetrina, ma non entro al Coffee Shop
    Quella libertà non mi interesserà
    Ci penso questa sera ad Amsterdam.

    Pure io ho visto un altro mare tutto blu
    Gente sui canali che serena se ne va
    Strana la città, e… mille volti ha
    Ci penso questa sera ad Amsterdam

    Credo nel profumo delle cose
    Credo nei biglietti già timbrati
    Credo nei viaggi organizzati
    Credo pure in fondo uno non si sposti mai

    Solo m’incammino, mani in tasca e così sia
    Fuori è ancora freddo, canticchiando vado via
    Una canzone che adesso faccio mia
    Ci penso questa sera ad Amsterdam!

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      • Accetto il regolamento.
        -Il mio Lunedì-

        Per favore producete più soldi
        perché stiamo fallendo per una cosa inventata.
        Lavori per dei soldi che non esistono,
        non sai nemmeno dove sono.
        Ti fanno sopravvivere, ma sopravvivi male.

        Però puoi imparare a vivere a giorni alterni, a turni
        e ad essere felice a comando.

        Le feste, la carta da regalo,
        la Domenica prima del Lunedì tutta merda.

        E continua l’omertà nei confronti della vita
        e la paura dei giudizi.

        Sono libera di non aver voglia di fare niente,
        di non piacere.

        Voglio i miei tempi, i miei vuoti.

        Non sono cambiata, mi evolvo,
        sono ogni alba una creatura nuova.

        Avere il privilegio della tua verità.

        La prima vera prigione è la scuola.
        Svilente. Si diventa omologati, codardi, obbedienti ed asserviti.
        Se io non voglio imparare tu non mi potrai insegnare, solo indottrinarmi.

        Invece io
        voglio essere ispirata,
        imparare a caso dalle cose che vedo
        e portare le idee nella loro giusta casa.
        Imparare da un odore che mi fa sorridere,
        capire quanto è potente il mio talento
        e come diventare una rivoluzionaria di umanità.

        Spendermi per le cose giuste che mi risuonano dentro.

        No castighi, umiliazioni, punizioni e consegne.
        Io parlo tu ascolti.
        Insegnatemi a sentire per capire non per rispondere.
        La cattedra, la lavagna, il diario e il vomito

        Io ci sono rimasta male.

        Il lavoro non rende liberi.
        La felicità è un’ossessione.
        La libertà rende liberi.

        Non voglio essere intrattenuta, passare il tempo, avere compagnia.

        Voglio vivere.

        Solo la libertà rende liberi.

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        • Hai ragione, Alessandra, la libertà è essa stessa un diritto inalienabile di ogni essere umano!
          La tua chiusa rafforzativa non è affatto di troppo, anzi.
          E’ come aver messo un sigillo al rispetto di questo diritto.
          Molto forte, ribelle – quasi un’invettiva.
          Ma per i valori umani è sacrosanto lottare.
          Bella, di grande impegno civile. 🙂

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        • Quante volte lo penso e quante volte mi rendo conto che chi sogna è libero anche in una vita scandita da ritmi e melodie sincopate. Bella la tua dichiarazione di volontà!

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    • Mi piacerebbe ascoltarla musicata!
      È un bel testo, da viaggiatore nel destino, da girovago impenitente, da assaggiatore di luoghi e genti.
      Me gusta mucho!! 😊

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    • Leggendo questa tua opera ho rivissuto una parte del mio viaggio ad Amsterdam. Hai descritto perfettamente la città e le sensazioni che ti trasmette.

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    • Mi piace tanto. Restituisce onore e calore ad Amsterdam, un paese associato alla libertà, ma relegato al ruolo di rappresentarla solo nella sua interpretazione di evasione e fuga dalla realtà. Oggi più che mai, abbiamo tanto bisogno di stare qui, presenti ai fatti, agli accadimenti, ai sentimenti, a noi stessi e agli altri. Gli unici voli pindarici che ci servono sono quelli che ci permettono di entrare in contatto con l’altro, di accettarne la diversità e la distanza spesso abissale, anche se non fisica. Eppure è proprio nel viaggiare, nell’allontanarci che a volte riusciamo a renderci conto del valore dell’essere vicini e di come in fondo al cuore ovunque siamo, restino immobili e inevitabili le cose e le persone a noi care. Lasciamo un pezzo di noi nella casa degli affetti, ovunque noi siamo!

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