Il Contest letterario gratuito di prosa e poesia “geltOUb 2018” è promosso dall’Associazione culturale “Meris in Domu”, dal centro culturale “Nai“ e da “Paradigma Nouu – Il caso editore”
Se la democrazia è un’utopia,
l’Autore in Evoluzione
ha il dovere
di tracciare la direzione per raggiungerla.
Il contest letterario geltOUb
è arrivato alla quinta edizione!
Il principale merito è degli AUTORI IN EVOLUZIONE, che da subito hanno sfoderato le proprie liriche gareggiando con l’UNICO obiettivo di comunicare.
“Alla fin dei conti,
dialogare con una margherita
si fa preferire al trionfare in una sfida,
vanagloria che mai concederà
neanche il vanto di aver vinto, se si capisce che qualcuno ha perso.”
Ma cos’è geltOUb. Zose Paperi intervista Giuseppe Carta QUI
Regolamento:
1.Il tema è libero ma saranno particolarmente gradite le VISIONI, le VISUALI, le PROSPETTIVE costruttive e tutte le dinamiche che risuonano un ritmo d’incontro e di riunificazione.
Il Contest letterario è riservato ai maggiori di 16 anni ed è un Contest gratuito.
2. La sezione è UNICA (Canzoni-Short Story, Poesia e ….) e dovrà essere scritta con massimo 30 strofe o 500 parole.
3. Si partecipa inserendo la propria opera sotto forma di commento sotto questo stesso bando indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con opere edite ed inedite. Per un facile conteggio delle parole consigliamo questo link: Contacaratteri
Le opere senza nome, cognome e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via email, ma nel modo sopra indicato all’inizio del punto 3.
Spiegazioni dettagliate qui: Come si partecipa al Contest
4. Premio: A SCELTA:
- Pubblicazione di un testo di massimo 100 pagine. ByParadigma Nouu, il CASO EDITORE
- N° 1 copia dell’Antologia di questo Contest, che sarà pubblicata da IL CASO EDITORE Paradigma NOUU
- Una settimana di soggiorno BnB presso “Arte di Carta” in Sardegna a Sadali, il paese dell’acqua.
Sarà premiato il primo classificato.
5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 25 Aprile 2018 a mezzanotte.
6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da: Giuseppe Carta e da tutti gli Autori in Evoluzione, che inviando la propria Opera, si aggiudicano il diritto di diventare giurati del Contest. I giurati scelgono le 5 opere preferite e alla fine del contest, le potranno indicare in questo link:
Anche alla mail: giuseppecartablog@gmail.com. Non ci si può auto-votare.
7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.
8. Si esortano i concorrenti ad un invio sollecito, senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.
9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione nel profilo facebook https://www.facebook.com/geltoub/ oppure via mail: giuseppecartablog@gmail.com indicando nell’oggetto “info contest” (NON si partecipa via email ma direttamente sotto il bando)
10. È possibile seguire l’andamento del contest ricevendo via email tutte le notifiche con le nuove Opere partecipanti alla Gara Letteraria; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvisami via e-mail”.
11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (legge 675/1996 e D.L. 196/2003). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.
12. Alla fine del Contest è prevista un ANTOLOGIA dal titolo “ geltOUbando 2018” Tutte le opere pervenute, che a Nostro insindacabile giudizio dovessero risultare meritevoli di pubblicazione, verranno inserite nell’Antologia, che sarà pubblicata da “PARADIGMA NOUU” Il caso editore.
Per partecipare al Contest geltOUB 2018 senza partecipare all’antologia, occorre darne comunicazione entro la scadenza del contest, fissata per il 25 Aprile 2018 alle 23:59. (Siamo di maglia larga)
13. Diritti d’autore: Partecipando al concorso, gli autori concedono al blog il diritto di pubblicare la propria Opera all’interno di giuseppecartablog e dell’Antologia. Gli autori, continuano a tenerne la piena titolarità, senza aver nulla a pretendere come diritto d’autore, concedendo il diritto in maniera non esclusiva.
Si ringrazia OUBLIETTE MAGAZINE per il supporto organizzativo!
BUONA PARTECIPAZIONE
E BUONA LETTURA DELLE OPERE PARTECIPANTI !
geltOUb
Quando la realtà è sovrastata dall’illusione, occorre capovolgere il mondo e sorridere senza motivo. Resettata la memoria interna, guardarsi allo specchio e accettare la realtà rovesciata. A un bambino l’inquinamento non piace. Decidere le prossime mosse e notare il riflesso che ci sorride. Non si sbaglia quando si vive.
Ordina geltOUb di Giuseppe Carta QUI
P.S.
Acquistare i libri di giuseppe carta e le antologie degli Autori In Evoluzione,
non è pericoloso per la salute!
CAPOFILA DELLE PRECEDENTI EDIZIONI:
geltOUb 2017:
-
Giancarlo Economo – Lezione di vita
-
Lorena Carta- Antigu coru pitiu.
geltOUb 2016:
-
Simone Colonna – Il triste rugo
-
Massimo Acciai Baggiani – Beyond the years (Ballata dei giorni futuri)
geltOUb 2015:
- Michela Serra – Ragna-tele
- Teresa Meloni –Frammenti di Universo
geltOUb 2014:
-
Mariposa Han – Il libro e Enrico Scano – Il bianco e il nero
- Sandro Bozzolo in arte “Baltic men“ – Quel che accade in un momento potrebbe non accadere mai
[…] Tutte le opere partecipanti QUI […]
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[…] Tutte le opere partecipanti QUI […]
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[…] Ricordo che tutti gli AUTORI IN EVOLUZIONE (e dico TUTTI gli AUTORI IN EVOLUZIONE) sono stati apprezzati e indicati dalle preferenze degli altri AUTORI IN EVOLUZIONE. Ecco tutte le Opere QUI […]
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[…] TUTTE LE OPERE DEL CONTEST QUI […]
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-Babbai e zio Priamo- (Estratto da “Corropu”)
Se la freddezza ereditata dal nonno impediva a zio Priamo di attuare la rivoluzione felice del padre, il concetto di “nazione libera” che predica, stride con quello che mio padre ha di “nazione e libertà”. L’unica nazione riconosciuta dai suoi sensi, è la valle dove brulica la sua gente, uno stato a cui non occorrono leggi scritte per reggersi, e i cui confini, sono rigorosamente fissati dove si interrompe la musica del suo dialetto. I toponimi con cui chiamiamo le terre periferiche, le Jenne( porte), hanno toni musicali a cui contribuiscono le genti che vi confinano. Quei regni dai confini musicati, sono retti da leggi etiche comprensibili solo dall’intimo degli individui che gli popolano. Tutto ciò che è intorno alla vita dell’uomo è affisso ai crocevia di quel fantastico reame, i nostri muri ci dicono se le sue pietre vengono dalla rovine di Tara o dal borgo di Nurajiedda, oppure, se sono state cavate in loco o estratte dal travertino che fa da letto ai nostri fiumi. Ma c’è altro che differenzia quelle due personalità. Mio padre oltre a riconoscere solo la sua piccola comunità, associa il concetto di nazione a quello di guerra, perché fino a oggi è sempre stata un’azione bellicosa la madrina delle formazioni statali. Cosi è stato per l’impero di Roma e il regno di Israele, e comunque lui sapeva che nessun sistema statale è scevro da un lavacro di sangue. C’è da dire poi, che il senso di libertà maturato nel regno di babbai è diverso dal concetto elaborato dalle università dell’intelletto. Per mio padre quel sentimento nasce con il primo soffio di aria che respiriamo e ci segue durante tutta l’esistenza. E’ lei che ci suggerisce l’attività che dobbiamo svolgere e dove far espandere lo sguardo delle nostre case e delle nostre vigne. In compagnia di quel sentire, l’uomo della nostra valle protegge gli alberi che innesta e i fiumi che argina. Anche nei colori degli orti, è possibile vedere il senso di libertà intesa dalla gente di babbai, e si può persino toccarla, palpando le pietre degli ovili e gli intonaci delle nostre case. Mio padre è certo che nessun potere, anche quello più vicino a Dio, può scalfire quel sentire che si muove simbiotico con la nostra vita. A lui non interessava il concetto di libertà che usciva dalle università, anche se lo incuriosiva il mezzo, la democrazia, che si intendeva usare per raggiungere quello scopo. Babbai e i suoi avi vivono sulla terra come l’asino, proprio per preservare quel nostro sentimento di libertà che può muoversi solo in uno spazio intimo di mondo, proprio come è quello esplorato dal molente. quando gira intorno alla mola. Ai dominatori di turno abbiamo sempre pagato pegni di umiltà proprio per salvaguardare quel sentimento intrinseco, soggetto nascosto della nostra felicità.
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❤️
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Speranza amica fedele
Speranza
mia fedele compagna e amica,
mai mi abbandoni
nemmeno nei momenti
più disperati della mia vita.
Quando tutto
intorno a me e dentro di me
è buio e confuso,
un esile filo di luce
mi sostiene.
Quella luce sei tu,
speranza, amica mia,
che mi dai la forza
di non fermarmi
e di andare avanti.
Non ti vedo, ma ti sento
e questo mi basta
per avere fiducia in te
e per scaldarmi il cuore.
Speranza,
compagna e amica fedele,
ti prego,
non abbandonarmi mai.
Giuseppina Mannai
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Donatella, vieni a trovarci in Sardegna!
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-Su mali pappadori-
“Bocceddu cussu conillu ca ndi ingolleusu un’orrrogu a tzia Peppina.” (Uccidi quel conoglio che ne portiamo un pezzo a zia Peppina.)
Mario chiese a sua madre: Ma poitta ogni orta chi occeusu conillusu o puddasa ndi onausu a cussa femminedda eccia? (Perché ogni volta che uccidiamo conigli o galline, ne diamo a quella vecchietta?)
“Fillu miu, mischina, no esti po si du pappai, ma po si du ponni impissu de un ogu, ca di giuada po no intendi dolori, ca tenidi una maladia leggia” (Figlio mio, poveretta, non è per mangiarlo,ma per metterselo sopra un occhio, le giova per non sentire dolore, perché ha una brutta malattia.)
“Custa gei è bella! Ma seisi sigurusu? Po mei si da pappada!” (Questa è bella! Ma siete sicuri? Per me se la mangia!)
Mario non era l’unico a nutrire dubbi, anche gli altri bambini del vicinato pensavano che la donna lo dicesse apposta. Ma la madre lo convinse che era necessario e urgente portare un po’ di carne alla donna, come facevano tutti, infatti quando nessuno macellava, le urla della vecchia facevano rabbrividire, soffriva in maniera indicibile, il gran dolore veniva attenuato solamente dal contatto con la carne fresca, che praticamente veniva consumata, come se dentro l’occhio avesse un animale famelico, che aveva l’esigenza di mangiare in ogni istante. Quando la carne era terminata, la bestia divorava quella della povera vecchia, procurandole dei dolori atroci. Vedere quell’orbita maciullata era spaventoso, non si riusciva a guardarla a lungo tanto era raccapricciante.
La sofferenza di quella povera donna passò dopo circa due mesi, sfinita o forse perché sopraggiunse qualche altro disturbo, morì.
I bambini, compreso Mario andarono a vederla, solo per la gran curiosità. Alla vecchia zia Peppina venne coperto l’occhio con una foglia e un mazzolino di rose, in modo da nascondere alla vista di tutti quanti l’orbita scavata, divorata da “Su mali pappadori”
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…da brivido!
Sembra una storia antica tramandata di generazione in generazione dalla notte dei tempi.
Spesso anche al giorno d’oggi c’è l’usanza di evitare di pronunciare il nome di una malattia spaventosa, per il semplice timore di evocarla incautamente, come uno spirito diabolico pronto ad inghiottire (o a divorare).
Leggendo questo racconto ,che rasenta il rito tribale e l’esorcismo, si viene catapultati in mondo di antiche tradizioni che vien voglia di indagare per conoscerle meglio…
Decisamente affascinante, e le frasi in lingua sarda originale arricchiscono il desiderio di conoscenza! 🙂
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Che lettura!
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che belli i racconti popolari, grazie per la condivisione, scrivere in dialetto non è semplice, complimenti.
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Rimango sempre affascinato da queste storie che camminano sull’orlo indistinto tra leggenda e realtà. E’ il racconto di una terra troppo spesso dimenticata e isolata, ma che ha tante cose da dire. Mi ricorda molto “Accabadora” della Murgia, libro che mi è rimasto dentro.
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Bel racconto, coronato da un testo molto ben curato, seppur semplice, ma la semplicità è d’ibbligo e ripaga sempre.
Bello il richiamo allo stato di solidarietà dell’intero villaggio a suffraggio della vecchia signora malata. Una lezione che oggi più che mai risulta essere attuale. Da proprrre certamente nelle scuole primarie quale esempio di mutuo soccorso.
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Eco ripetitivo,
nella mia testa pulsa
Vibrazione dermica
che disturba la ragione.
Scaccio i pensieri,
distraendoli con l’ effimero
Ma tornano agguerriti
Dopo un labile rilassamento.
Non di chimica, ne di etere
cerco pace
Ma di cibo e di carne
placo la tensione
dello stomaco e del corpo
Mezzo, e non fine,
per la mia serenità.
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Lo stato d’animo inquieto, che a volte, non si riesce a placare. Verissimo.
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La serenità è un mito, ma ognuno ha sacro il diritto a ricercare la strada a sé più confacente per raggiungerla.
Molto sincera, cosciente, disincantata.
Senza falsi pudori.
Esprime il coraggio della responsabilità delle proprie azioni, indipendentemente dall’approvazione altrui.
Molto bella, e concettualmente intrigante.
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-Utopie-
Sono solo scie le vite mie, ricerche di utopie.
Anche se so ormai che non sono mie, viva le utopie.
Introspettive e varianti, sono le mie magie costanti.
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Le utopie, come qualunque orizzonte, sono necessarie se si vuole continuare a camminare.
Semplice ed efficace. Bella! 🙂
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Ho visto i tuoi occhi guardarmi,
così sfilacciati,
che si amalgamavano
nella tazzina di caffè,
fra il girare del cucchiaino
e il vapore.
Ti ho visto annebbiato
dal fumo di una sigaretta,
senza colori nitidi,
e nel freddo
di un cappotto sbottonato.
Sempre con quegli occhi
poggiati suoi miei pensieri.
E ti ho visto
Afferrato e distorto
dai miei ricordi.
Ti ho visto monco,
come albero potato,
così, voltato di spalle.
E poi … poi
non ho visto più i tuoi occhi,
li sentivo rotolare giù,
fra la gola e il petto,
solitari e taglienti,
cattivi.
Ho ancora le mani
piene di pensieri,
così inchiodati sul mio palmo
non fuggono
Antonella La Frazia
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Misteriosa, prende alla sprovvista… e il finale è sconvolgente.
No so se il mio sentire collima con ciò che hai desiderato narrare, ma in questo racconto sincopato, che solleva i veli a poco a poco, mi sembra di scorgere tutto l’orrore dissimulato di un amore sbagliato e violento, che non si può chiamare amore…
Molto bella e potente! 🙂
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Molto forte e da brividi. Complimenti.
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Bella, sfumature crude che lasciano pensare a un amore malvagio, di quelli che lasciano segni indelebili. Brava.
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-Lunga storia di un malato di mente-
Cercò di parlare a sua madre, ma lei non poté rispondergli.
Cercò di parlare a suo padre, ma pure lui non poté.
Cercò di parlare con un altro essere umano, nessuno gli rispose.
Cercò di parlare con Dio, Lui restò muto.
Allora si mise a parlare da solo.
La gente lo credette pazzo.
Lui lo diventò.
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Una splendida sintesi di come la follia sia un prodotto sociale.
Limpida, essenziale, definitiva.
Come la voce del disagio profondo di chi non viene né ascoltato, né compreso.
Bellissima. 🙂
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Grazie Donatella!
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:O Condivido con Donatella Sarchini.
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Grazie,Federica.
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Molto bella, coinvolgente e purtroppo vera….Ho conosciuto qualcuno a cui è successo….:-(
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triste ma vero.
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Purtroppo si.
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Grazie,Giuseppina.
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Sonata in do Minore
Intravedo note di melanconica sonata in do minore..
Arpe fluttuano per aria armonie di un autunno che ingiallisce cumuli di vita in un vortice che non lascia nulla e che trascina irrimediabilmente tutto nel “nulla..”Scandendo minuziosamente..secondi..minuti… e interminabili ore……
Giammai sarò regina..né siederó su alture traballanti a suffragio di ricordi e di lacrimevoli rimpianti…Giammai labbra assetate berranno alla fonte di perduti magici momenti…Seppur..cuor mio non sa tacere…E si perde..tra le radure antiche..
Tra i silenzi di lontane primavere….
Mi fermo ad osservare il tempo..Inesorabile scorre..È un vecchio che non si nasconde..
Ti ruba ogni battito..ogni sorriso ogni rimpianto….
Fa male..Male al cuore..ritrovarsi soli..e vecchi…Non riconoscersi più allo specchio..
E continuare a vivere con la consapevolezza che nessuno di noi è immortale…
E sì..Fa male al cuore..vedere una donna non più giovane che con aria triste cammina aggrappata al braccio del suo figliolo,e lo fa.. per non cadere…E sì..Questa notte nel cielo tutto si sta per completare..
Poiché..Intravedo note di melanconica sonata in do minore….
La vita non da tempo..
Passa in un momento…
Lasciandoti muto..
A ricordare…
E tutto va..Tutto si conclude..
Senza pronunciar parole ..
Tutto va…Senza mai più tornare…
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La fase del tempo che non ti restituisce niente dal passato, ma solo una ventata di nuovi passaggi. Brava.
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Il tempo scorre e non esistono alternative al rimpianto di ciò che non è più. Ti resta un braccio a cui aggrappare le ultime malinconiche visione, prima che tutto accada, tristemente amara, vera. bravissima.
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“…Fa male..Male al cuore..ritrovarsi soli..e vecchi…Non riconoscersi più allo specchio..
E continuare a vivere con la consapevolezza che nessuno di noi è immortale…”
Una fase di passaggio per tutti quelli che arrivano alla vecchiaia, accomunati da sensazioni ed emozioni simili…Fortunato chi può aggrapparsi al braccio del figlio o comunque di qualcuno, perchè ci sono persone che oltre ad essere arrivate alla vecchiaia, sono veramente sole e non hanno nessuno a cui aggrapparsi per non cadere… 😦
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CORNELIA
Cornelia addobba la sua domenica elettorale.
Un capellino per proteggersi dal freddo,
il maglioncino fatto a maglia, la gonna a portafoglio.
E non scordiamoci gli anelli,
che i figli sono l’unica ragion di vita.
Cornelia passeggia verso la chiesa,
porta con se la sua cagnetta Immacolata.
La celestina dà notizie dall’Africa spietata,
la carità per davvero, di chi adotta un Gesù bambino.
E questi disperati che arrivano sulle barche,
sa,
sono anche loro da aiutare.
Pittore ti voglio parlare mentre dipingi un altare,
a nessuno fa del male, glielo giuro.
E questo animale, Santo Iddio,
lei non sa, commossa,
la bontà di cui è capace,
noi umani non conosciamo tanto amore
illimitato.
Poi Cornelia si aggiusta gli anelli,
saluta Celestina vestita di nuvole,
allunga la propina.
Sentendosi appagata varca l’uscita
tingendosi le dita da Santa.
E vedendo alla porta un mendicante, si protegge col guinzaglio
tirando chi è servile e incondizionato.
Sfila dalla questua spaventata
– che questi sono ovunque e diventano un’ondata
E mentre la cagna abbaia alle calcagna
– non sono razzista ma, si cerchi un lavoro!
E ora di dire basta al magna magna,
“Buongiorno Signora Cornelia, ecco la sua scheda”.
Maria Laura Spanedda
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Ritratto di elettrice di media età, di media classe, di media coscienza… insomma, la maggioranza silenziosa esiste ancora, e purtroppo non si è ancora evoluta dai giorni in cui fu coniato il termine.
Molto triste, e vera!
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Sembra di vedere la protagonista, anziana la immagino.
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Tristemente specchio di una realtà che ancora esiste e non sa offrire che ipocrite mediocrità. Brava.
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appena sono arrivata a leggere la parte centrale mi è venuto in mente il ritornello di una canzone… sono intorno a me ma non parlano con me sono come me ma si credono meglio… tema attuale, fluidi i passaggi da una scena all’altra. ne ho visto una scena teatrale. preferita!
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-Domande-
Fumo una sigaretta nel freddo di una camera,
accompagnata dalla luce di una abat-jour
e mi chiedevo se qualcuno al mondo ci possa amare veramente,
amare cosi per ciò che siamo.
La tristezza mi raggiunge,
la sigaretta sta per finire
e la domanda resta insospesa,
come fumo che vola nell’aria
i miei pensieri sospesi.
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Bella e struggente, come una canzone di Tom Waits!
Mi sembra di vedere la scena e di sentire la musica, mentre il fumo della sigaretta mi blocca i polmoni… e fuori, giù in strada, il mondo scorre frenetico sul volto triste dell’america.
Mi piace moltissimo. 🙂
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Hai saputo descrivere quei momenti in cui tutti siamo soli e ci immergiamo nelle nostre riflessioni. Sembro io, ma senza sigaretta, non mi piace fumare 🙂
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Domande che vanno in fumo, senza risposta, ma restano sospese e tolgono il respiro, a volte. Mi piace.
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bella, introspettiva, domande che aleggiano, impregnano, e si depositano, proprio come fumo…
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OOOpsss. Mi è partita una virgola di troppo.
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Invece quella tua virgola birichina a me piace, Lea! 🙂 Perché scandisce una pausa appena prima dell’ultima lapidaria considerazion, che tira le somme del tutto.
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-Acqua-
Acqua che scorre
Frenetica verso
Il mare d’inverno.
Acqua sporca,
Piena di terra e
Di detriti.
Fa onde,
Si increspa,
Si affanna e
Corre felice…
Sa che il suo
Scopo è
La vita.
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PICCOLO * FIORE
Come la nuvola vagabonda
che accarezzata dalla dolce
brezza del vento, si dilegua
nell’immenso, azzurro, cielo,
così il Vostro Amore che
pur, sembrava eterno,
si è doleguato nel nulla,
lasciando dietro di sé,
una scia di ricordi che mai,
più, cancellar potrai.
E tu, Piccolo Fiore,
nella Chiesetta, spesso, vai,
davanti alla quale Vi incontravate
e tra una risata, una carezza e
un bacio, bello e radioso
vi sembrava, tutto, il creato.
Là, come statua eretta, tu lo vedevi,
col respiro affannoso del suo
pallido, volto, che si illuminava
davanti alla tua beltà.
Qual sogno beato!
Mentre il mondo ti era avverso,
egli come un raggio cortese,
ti rallegrava il cor.
Ti beavi delle sue stranezze
e mentre il sole a te splendeva,
lasciavi che il tuo cuore vagasse
nelle più remote regioni dell’immaginare.
Vivi trasognata, giorni di ansia
e tutte le tue visioni ti riportano
ai suoi, splendidi, occhi di luce,
e ripensi alle liete, ore che ti scorrevano
con lu,i senza che una nuvola
oscurasse il vostro cielo.
Ma come può, un Paradiso,
essersi trasformato in un inferno?
Piccolo Fiore, adesso che il destino
Ti è avverso, speri che il futuro a Te,
risplenda e t’irraggi una dolce speranza
di lui!
GRAZIA BOLOGNA
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❤
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Acqua travolgente che oltre a vederla la tocchi.
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Andrea Doro – 99 Elefanti – accetto il regolamento
C’è un elefante in mezzo ad una stanza
e ci sta bene e reputando la cosa interessante
andò a chiamare un altro elefante
ci sono due elefanti in mezzo ad una stanza
che tendono un filo, una ragnatela
un reticolato, una tangente, una tangenziale,
una trattativa e reputando la cosa interessante
andarono a chiamare un altro elefante
ci sono tre elefanti in mezzo ad una stanza
che giocano a carte, che parlano di affari,
che si scambiano idee, che fumano un sigaro,
che bevono whiskey e reputando la cosa interessante
andarono a chiamare un altro elefante
ci sono quattro elefanti in mezzo ad una stanza
il primo è un elefante da guerra e l’ultimo ha un padrone
il primo si è colorato di verde per differenziarsi
e l’ultimo è tristemente convinto
di non essere abbastanza grigio
per avere il diritto a restare nella stanza
e aprono un dibattito e reputando la cosa interessante
andarono a chiamare un altro elefante
ci sono cinque elefanti in mezzo ad una stanza
e la stanza inizia a diventare stretta
almeno per gli occupanti umani che continuano
a sorseggiare il the come se niente fosse
gli elefanti trovando la cosa assolutamente interessante
andarono a chiamare un altro elefante
ci sono sei elefanti in mezzo ad una stanza
che iniziano a muoversi urtando contro tutto
facendo cadere i mobili e calpestando le persone
che continuano a fare finta di niente
gli elefanti un pochino infastiditi
da questa umana indifferenza andarono a chiamare
altri quattro dieci settantanove cazzo di elefanti
che saltano sul letto poi uno cade e rompe uno specchio
un altro sale sul tavolo e un altro caga sul divano,
in sette decidono di sfondare una parete
per far entrare altri elefanti nella stanza
fino a quando qualcuno esasperato si è messo
a sferrare pugni contro un elefante qualsiasi dicendogli
“basta, è colpa tua se vedo tutto grigio, cazzospostati!”
e gli elefanti allora dissero tutti insieme va bene,
non c’è motivo di arrabbiarsi, bastava dirlo prima
tutti gli umani chiusero gli occhi
l’attimo prima in cui sparirono
altri giurarono e spergiurarono
di non averli mai visti lì
e con la proboscide amore con la proboscide ti stringerò
e senza dire parole andremo poi a nasconderci
e non avrò paura se non sarò grigio come dici tu
ma voleremo in cielo in carne e avorio
non torneremo più
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Due elefanti si dondolarono sopra il filo di una ragnatela 🙂 una canzoncina che piaceva alla mia nipotina.
Simpatica l’idea di più canzoni
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Gli elefanti come essere umani vittima dell’indifferenza e dalla cattiveria umana, dall’ignoranza di chi non capisce e così sono messi all’angolo, emarginati da questo mondo chiamato società. Realtà ben descritta.
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Evocando canzoni gli elefanti mi sembra rappresentino metafore de vivere quotidiano, addirittura accennando al caotico clima politico attuale, incapace e poco credibile. Sino alla metafora finale: l’insensibilità umana, motivata dagli interessi, distrugge la natura. Molto originale.
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super!
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Lotte
Un passo, poi un altro
vado avanti e non mi arrendo,
dura è la vita, tra spine e dolori,
quante cadute, quante lezioni.
Lotte estenuanti
col mio piccolo sé,
che cerca ogni volta
di tenermi inchiodata
a vecchi pensieri e modi di fare,
con quella vocina
che non voglio più ascoltare:
“Stai ferma! Non puoi!
Ma cosa pretendi?
Così è la vita,
non la puoi cambiare!”
Combatto, inciampo,
sbaglio, mi rialzo
inizia la sfida tra me e me,
con grande coraggio
trasformo il mio cuore
e nello stesso momento
trasformo la vita.
Abbraccio con amore
il mio piccolo sé
che mi mostra la via
più giusta che c’è!
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Grande verità! Poesia scritta con giuste sensazioni e sentimenti vissuti sulla propria pelle, la vita per quel che è, una lotta quotidiana a cui cerchiamo di sopravvivere da vincitori o vinti. Complimenti.
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Grazie Federica 💝🌹grazie Federica 💝🌹
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Cuore e vita che cambiano ogni giorno sempre un po’, a volte più duri a volte più dolci
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Verissimo … Grazie Mariateresa 💝🌹
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Quando si cambia dentro di sè, il cambiamento dentro trasforma la vita dentro e fuori… 🙂
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Proprio quello che volevo trasmette … Le lotte che avvengono dentro di noi … Trasformando dentro, si modifica fuori …
Grazie Giuseppina 💝🌹
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Ninna Nanna
Abbiamo trascorso tutte le notti
a sognare qualcosa di migliore.
Piuttosto che voltare pagina
si cambiava libro.
Sono sempre le stagioni a volerci accarezzare
e trovarci disfatti
come letti mai cambiati.
Esausti, siamo crollati
dove abitano i digiuni dell’estate.
C’è un momento preciso:
quando il vento smette di essere ossigeno
e spinge soltanto.
Ho un ricordo: vero o falso?
Quel restare svegli ad ascoltare gli spari.
Ti ho mai salutato con la mano?
Le domeniche spese
ad aspettare i lunedì.
Tutto il mio dire è una danza senza musica.
Conto sulle dita le tue ultime parole:
L’autunno è solo una scusa
delle foglie
per volare.
Ed io non so
se
è magia o forse solo una bugia
raccontata ad un bambino
per farlo addormentare.
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Di una tenerezza struggente.
Bellissima!! 🙂
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Dolcissima ❤
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Sandra de Felice
-Giorni infiniti-
Nei giorni della lontananza,
giorni infiniti e stanchi
a te anelano i miei pensieri,
il desiderio impellente mi avvolge
all’alba che accende un cielo nuovo
e la notte, quando la luna brilla silente…
Profonda è la quiete
ma per la tua lontananza non ho pace…
Nel ricordo mi crogiolo
e attendo il ritorno di momenti felici…
A te ho svelato il mio mistero
e la passione avvolta
in un candido cielo,
in quel nostro tempo
pieno di vento
e colmo di affanni,
confidati alle stelle
in questi giorni infiniti…S.
ACCETTO IL REGOLAMENTO
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Bella ❤
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Malinconica, ma ottimista.
Passionale e volitiva, come sicuramente è l’ autrice.
Senza menzogne ne corazze,
come deve presentarsi il cuore.
Sincera e affannata,
come dev’ essere una dichiarazione d’amore.
Brava!
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A mio padre
Caro e adorato padre,
avresti conosciuto il tuo meraviglioso nipotino, se solo non fosse andata come è andata….
avresti vissuto insieme a noi e avresti goduto degli affetti familiari e del grande Amore per te……… se non fosse andata come è andata……ma, purtroppo, nessuno ha potuto fare qualcosa per modificare il corso degli eventi come in quel terribile giorno dell’11 Gennaio del 2007 dove tu tragicamente perdesti la vita.
Oggi come allora è vivo in noi il dolore per quella tragica e inaspettata scomparsa……..oggi come allora, la nostalgia ci assale e la tua assenza si concretizza sempre di più.
Ti ricordo con infinita tenerezza; eri un Uomo meraviglioso: di sani principi, onesto e leale; la tua bontà d’animo a volte ci stupiva: avevi sempre un pensiero per “gli ultimi ”
Chi ti ha conosciuto veramente non può che confermare tutto ciò.
Ma vi è una cosa che devo confessarti e per questo mi perdonerai : la mia sofferenza per la tua scomparsa pur essendo infinitamente grande non è l’unica : a rendere ancora più inquieto il mio animo vi è un altro dolore : quello per le vittime innocenti della guerra; quello per le atroci sofferenze e i martirii ai quali vengono sottoposte una moltitudine di
uomini, donne e bambini…..si anche e soprattutto i bambini, fragili e innocenti creature ai quali non sarà data loro la possibilità di diventare adulti e ai quali verranno spenti per sempre i loro sorrisi.
Il mio dolore per tutto questo orrore è ancor più grande….e per questo mi perdonerai : mi perdonerai perché tu la guerra l’hai conosciuta, l’hai vissuta in prima persona…….hai anche rischiato la tua vita…..ma poi perché cosa?
Mi perdonerai perché avendo visto con i tuoi occhi le atrocità di quei giorni comprendi benissimo ciò che oggi altri stanno conoscendo……….comprendi benissimo quello che io oggi sto vedendo seppur da lontano……come una spettatrice inerme ed impotente dinnanzi a tanto orrore.
Mi sento in colpa per tutto ciò…….e anche il mondo intero dovrebbe sentirsi come me…….il mondo intero dovrebbe provare ad avere compassione e dovrebbe imparare a vivere con Amore e per Amore!
Perdonami padre adorato, so che tu saprai comprendere.
Accetto il regolamento
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Commovente, l’amore di una figlia verso il padre. Brava ❤
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Il dolore per la perdita delle persone care che si dilata fino a comprendere in sé il dolore di tutte le vittime delle guerre nel mondo.
Molto bella!! 🙂
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Molto profonda, dolce e amara, davvero brava.
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A un bambino non vorrei mai raccontare cose brutte ❤️ Bella
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Incantevole. POESIA
p.s. questa è la musica della tua danza
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Molto bells
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Ha
Ha finestra d’incanto il mare
Ha voli di gabbiani snodati
Verso l’ enigmatico
Ha viaggi di vele e motori
Con ingranaggi di acqua e sale
Ha infanzie di calore
Con giochi di sabbia interrotti
Ha insiemi di speranza
In giorni diversi
Ha cuori palpitanti su faraglioni
Ha conchiglie di occhi
A lato dell’orizzonte
Ha mareggiate
E ritorni di bonacce
Nella disperata lontananza
Credere
Quello che Ha
Brio di mezze tinte
Mangiate dal nostro sguardo
Una tela di Paradiso
Acciuffata nella baia
Ha repliche di impronte
Non è poco …
L’anima Ha! Qualcosa di noi
©Daniela Ferrari
Accetto il regolamento
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Un’appassionata dichiarazione d’amore al Mare, nel senso più ampio del termine.
Il mare fuori, e il mare dentro.
Molto bella! 🙂
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Stupenda! Tra le tue rime mi sembra di vedere il mare con tutti i suoi dettagli. Si vede che ne sei appassionata e ti comprendo. Chi non lo ama? Complimenti.
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Grazie Donatella 💗
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Grazie Federica 💗 mi fa piacere riuscire a trasmettere questa sensazione
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Sublime, incantevole amore per il mare, che condivido. Prendono l’anima i versi e volano come gabbiani, nel profondo dell’anima.
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Luisa è ben descritto il tuo commento.. Grazie 💗
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amo il mare e tutte le storie che ci racconta fra le onde i fondali le rive e lo iodio ❤
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Lea il mare a Bolt te li senti dentro 💗 grazie per il tuo bel commento 🌹
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L’anima che hai tu nella maestria di questi versi. Sublime emozione.
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Mi fa piacere cara Lucia di aver potuto dare ciò da te espresso 🌹 grazie 💗
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Un’anima che ha da dare e da dire, bella
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Grazie cara Mariateresa proprio così 💗🌹
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-Una voce nell’oscurità!-
A ogni anno vengo sempre di più inghiottito dalle tenebre e la visione della luce diventa sempre di più un miraggio.
Ma nonostante ciò non temo il buio perché la tua voce mio dolce amore profumato e delicato come un fiore di primavera mi guiderà sempre da te.
E anche quando il freddo e il buio delle tenebre mi avranno avvolto completamente non avrò alcun timore se tu sarai al mio fianco perché l’unica luce che voglio vedere sei tu!
Accetto il regolamento
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Molto soft, che rispecchia una promessa. Ciao paesano 🙂
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In circolo
è quel solito gioco del mettere in circolo
è quella fatica consueta del mettere in circolo
mettere in circolo. Se stessi, gli altri. Tutto
Mettere in circolo le imperfezioni
le rughe, le occhiaie, i calli
La fiatella
far girare la tua poesia, la mia
i nostri dolori sontuosi
la presunzione, il silenzio, la paura
Le paranoie più solide e affascinanti
Mettere in circolo i buchi. E pure i bachi
le trame, gli incontri, le speranze più alte
e le illusioni più lussuose
far girare i cantastorie, gli arlecchini
pizza, birre e supplì
l’incertezza del mio maglione
le pieghe della tua sciarpa
mettere in circolo le tossine, le passioni
i piedi sulle punte e quelli sulla soglia
far girare tutto
Simone Colonna
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Una poesia che mette in evidenza i punti di vista, la vita in generale. Una riflessione ben pensata.
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Mi piace il ritmo ossessivo con cui descrivi questo circolo vorticante della comunicazione contemporanea!
“Fate girare!” è un mantra che ci insegue ovunque, spesso in modo assai disturbante, e fa nascere un grande desiderio intimo di silenzio e di pace da godere almeno ogni tanto…
Molto bella e interessante!
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Piaciuta moltissimo, bravo.
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Mettiamo in circolo 🙂 mi piace
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Flavia Novelli
Accetto il regolamento
La poesia
è un serrato dialogo
senza interlocutore
Un fitto monologo
privo di uditore
È la cassa di risonanza
di una solitaria distanza
È l’eco di una voce inascoltata
e di parole ingoiate
nel timore di essere pronunciate
È la nota stonata
che distorce una perfetta
ma noiosa melodia
È il riemergere della spontanea disobbedienza
di quando si era bambini
di quell’andare controvento
e controcorrente
per assaporare il gusto di dire NO
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Versi controcorrente, particolari, profondi. La poesia sgorga dall’anima per dire no quando mentiamo a noi stessi, è uno specchio in cui riverberano le nostre emozioni, e non possiamo sfuggire a quel desiderio di esprimere che ci fa sembrare più liberi.
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Esattamente così Luisa! Intendevo proprio questo! La poesia non ti consente di fingere e mentire.
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Infatti… grazie. ❤
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La poesia è un dialogare ogni emozione. Perfetta ❤
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Grazie!
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La poesia come ribellione dell’animo contro l’omologazione e la banalità.
Bella e irruente.
Mi piace! 😀
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Il serrato dialogo che raggiunge anche altri, ci si ritrova tra mari di rime e no urlati nei giorni di mareggiata. Brava
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Una possibilità
Un uomo vecchio
nuovo di vita
stanco di sesso
cronache che fanno contesto
vuole capire
alleanze tra persone estranee
senza perdere di vista
la realtà quotidiana …
riflettere fa vedere
le differenze di forme
di violenze tra persone …
pensare bene per chiedere
di vivere meglio
uniti in libertà
intime relazioni
senza chiudere la porta al mondo…
condividere Amore oggi
per una possibilità
di cammino insieme
nei secoli …
accetto il regolamento
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Molto profonda, la descrizione di una vita vissuta in cerca di riscatto e speranza per un avvenire. Quel “condividere amore oggi per una possibilità di cammino insieme nei secoli” è spettacolare, come una dichiarazione che affascina e hai voglia di coglierla. Complimenti.
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Vittorio Sechi
-Sinestesia-
Non so dirti bene di che si tratti. So che è una sensazione, un vuoto che si riempie con i colori della nostalgia: un arancio digradante verso il senape. Ha lo stesso colore che assume il cielo pochi attimi dopo che il sole si è tuffato dentro il mare, spegnendovi i raggi cocenti, che al contatto con l’acqua sfrigolano, impreziosendo l’aria di delicate perle madide di luce riflessa. Le nubi s’intingono di screzi violacei e il suono del mare s’accorda con le pulsazioni del cuore.
Non so disegnarla. Dev’essere simile ai quadri di Munch, i cui colori sono intinti nel sogno ed imbevuti di pianto.
Non so quale sia la sua voce. Credo che abbia il suono di un piano che mesto marca il tempo che scorre, impregnandolo di note danzanti sospese nel buio notturno.
Le vedo duettare con ricordi sopiti, che, cullati e scaldati dal suono, sortiscono fuori da un pozzo di cui ignori il mistero profondo. Un canto corale che si sperde nell’aria.
Non so se abbia un profumo che avvisi del suo furtivo addentrarsi fra anima e sensi. Non sarebbe diverso da quello del rosmarino, che si effonde nell’aria la sera, quando la calura estiva si stempera nel buio incipiente, cedendo il suo ardore alla brezza di Ponente che sfiora la pelle, e reca con sé i suoni di canti lontani.
Ha il calore del fuoco nei camini, acceso nelle sere d’inverno per tenere lontano il freddo e riunire le famiglie ad udire racconti di storie remote.
L’ho vista, una sera, addensarsi e prendere corpo, nutrirsi del pianto, vestirsi di gioia, farsi strada fra il leggero stormire del vento. L’ho vista danzare coi rami degli alberi, accarezzare la risacca del mare che si frange sugli scogli, impreziosendo l’aria di lapilli fumosi, densi di luci dipinte dal sole che lento scompare.
L’ho scorta danzare al chiaror della luna, mi prese per mano, mi condusse lontano, non so se fra nubi o fra spume di onde.
L’ho udita, una sera, la sua sinfonia, suonata dal mare, dal vento e dagli alberi scossi, venirmi vicino per stringermi forte. Il suo tocco leggero di seta vermiglia, che lieve ricopre le spalle e svolazza ad ogni soffio di vento. La luce, un sorriso di bimbo, bianco come chicchi di riso, che risplende nel buio. Il suo cuore, un seno di mamma che allatta. I suoi occhi avevano il peso del sonno di un cucciolo, protetto e accudito e la speranza di sguardi di bimbi africani che scrutano il mondo. Una piccola mano protesa che incontra tantissime mani di mille colori che vogliono stringerla. È un bacio di donna, la danza gioiosa di belle ragazze, una gonna che scopre le gambe. Un campo fiorito dai mille colori. Una corsa di bimbi che inseguon sé stessi.
Un’assenza è un ago nel cuore che effonde nell’anima un’immagine dolce di un qualcosa che fu e mai più tornerà, che vive nel cuore, che nessuno potrà mai fare svanire.
Un vuoto ricolmo di tanta, tantissima nostalgia.
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Quel vuoto che invade ogni branca dell’animo umano è una fame mai sazia.
Ma parlarne, descriverla, suonarla, dipingerla… è come mangiare qualcosa dopo un lungo digiuno, un modo per tacitare i brontolii dello stomaco dell’anima.
La nostalgia come motore e luogo dell’arte!
Molto bella!! 😀
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Poetica immagine nostalgica, fatta di attimi e sensazioni indelebili. Tocchi d un tempo dolce e soave he lascia una scia incolmabile di ricordi lontani. Stupenda.
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Come mi piace…complimenti 🙂
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Sembra un disegno che prende vita, così dettagliato e ben descritto. Sembra una nuova versione de: “Il sabato del villaggio”. In pratica, un Leopardi moderno. Complimenti.
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Una nostaglia amorosa. Testo molto piaciuto e sentito.
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Mi piace davvero tanto questo brano, lo sento mio fino in fondo al Vuoto.
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-La solitudine del vincitore-
Alla fin dei conti,
dialogare con una margherita
si fa preferire al trionfare in una sfida,
vanagloria che mai concederà
neanche il vanto di aver vinto,
se si capisce che qualcuno ha perso.
Ma il mondo è fatto così.
L’avverso schieramento dottrinale, obiettando
si scaglierà contro,
ma utile è sapere
ch’è più facile passeggiare verso il Sole
e poi tornare,
che due fulmini si innamorino in diverse tempeste.
Occorre allora munirsi di elmetto,
belligerare contro la solitudine
che sola vuol restare,
se non vogliamo accontentare
accettando il temuto contrario,
gettandosi nell’uragano
trovare l’ormai temuta e insperata vittoria,
e senza aggiungere:
se, ma e forse,
meritatamente abbracceremo.
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Si narra che, durante la lunga e terribile guerra del Vietnam, un generale vietnamita abbia detto a un generale statunitense: “Il nostro popolo combatte per la vita, e quindi siamo preparati anche a perdere la guerra.
Ma voi siete abbastanza preparati a vincerla?”
Ecco.
Credo che la solitudine di ogni vittoria stia proprio qui, nella enorme responsabilità di cui è investito il vincitore, qualunque esso sia.
La determinazione ad accettare tale responsabilità è il fulcro su cui ruota tutto il ruolo della vittoria.
È il cuore giallo della margherita, che per potersi riprodurre sa che dovrà prima privarsi di tutti i suoi petali.
Trovo molto bella ed efficace la metafora della margherita, e molto importante la riflessione sul peso della vittoria!! 😀
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Bellissima, le emozioni e le sensazioni sembra di vederle e di sentirle addosso. Bravo!
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Grazie Federica! Ora la rileggo, così ci credo anche io 😀
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❤
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Ti distingui sempre per la tua grande forza e dolcezza. – e bella poetica.
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C’è molta intelligenza in questi versi. Piaciuti assai.
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belle immagini, e metafore davvero efficaci e suggestive (come la contrapposizione fra passeggiare verso il sole/l’innamoramento dei fulmini).
un tema poco affrontato in generale e proprio per questo la poesia risulta molto interessante.
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Accetto il regolamento
Poesia
“Profumo d’orme”
Amo vederti arreso alla gioia
tra le ciglia e le vette
nel vano aperto dell’estate
come a cogliere more, persi noi
lontani dai condomini.
Lingue morbide, risa azzurrine
nelle braccia troppo larghe
di questa poesia
al presente fantastico
dalla voce trascesa a fil di pelle.
Il prima e il poi
che esce dal silenzio
le stesse cose, intatte
da accaderci una nell’altra
via dalla terra.
Nel dire vieni, attesa
molle di ossa
al profumo d’orme.
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La leggerezza estrema di questa lirica è tale che quasi sfugge tra le dita.
Però il profumo resta, e persiste nel ricordo, in modo da indicare la via per giungere ancora a quello stato di beatitudine seguendone le orme.
Non so se sono riuscita a cogliere il giusto senso di questa splendida lirica ermetica, ma questo è ciò che ai miei sensi appare tra le orme… 😊
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Sempre grande Rita
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L’amore nelle sue forme ❤
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Poesia.
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Soave e impalpabile, come l’orma di un’emozione che resta dentro, ma no si vede. complimenti.
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Molto bella
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Vorrei chiederlo a Chopin
<Nel fissare la durezza delle pietre
si sentono gridare le sfumature.
Il fogliame d’inverno
è il palco – cielo
dei nostri sepolcri emozionali>
Sento tutte le assenze.
Le sento a fianco, presenti, strette
intorno alle tempie, riflesse
dentro allo specchio.
Non riesco a squadrarle
né ad abbracciarle
in questa prigionia di vapore
crolla la presa, la pavimentazione
e la vegetazione interna delle favole cresce
di morale senza cure.
E’ un bagliore libero che sta all’interno di me
senza essere mio, mentre io divento
chi sono adesso. ossǝpɐ ıɥɔ ouos.
Sarà domani la prima volta che mi vedranno.
Il pensiero imbullonato da una parte all’altra del cranio
si consegna orgoglioso alla sua sorte. Bandite le lotte di baci
non resta che tornare a danzare con le chiome degli eucalipti.
Ogni momento ha una forma che balla
e nei miei, ci sono statue rocciose
che sfaldano le superfici
sussurrando di un tempo instabile
che non si ama, non si condanna
… e passa …
<Vorrei chiederlo a Chopin
di quest’aria notturna.
Vorrei chiedergli di questo fermo immagine
che dopo aver sbattuto le palpebre
per decine e decine di volte
rimane vivo, subacqueo
e sfocato>
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Mi garba //// bella bella, sì.
CiaO
RM
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Grazie di cuore Roberto.
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di cosa, Luisa?
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Errore madornale, chiedo venia. Grazie.
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Lotte di baci… Bella ❤
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Molto brava!
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Una sinfonia dell’anima. 🙂
E come tale si può solo ascoltarla, e lasciarsela scorrere dentro, come un ruscello che si fa strada nel bosco.
Molto bella!
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Originale e splendida.
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Molto bella,poesia.
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Luisa Cagnassi
Ho letto e accetto quando precisato nel regolamento.
Il mio mondo blu
Blu è il colore del mare
È un desiderio lontano,
l’orizzonte che appare,
stranieri confini delinea.
Blu, le carezze del vento
preludio di luce al mattino
è il placido tono dell’anima
se lieta esprime il suo canto.
Blu m’appartiene e descrive
é il mio inguaribile sogno
mentre nell’emozione rivive
il suo prodigo scorgere il mondo.
Blu è dentro i miei occhi
traspare ogni tenue pensiero
si accentua se appena mi tocchi
scoprendo il suo esser sincero.
Blu simboleggia la pace
per vivere noi insieme felici
bensì il sentimento ora tace
l’uomo ambisce solo nemici.
Blu è l’amplesso d’amore
che diffonde la quiete di noi
dentro braccia sincere è fervore
speranza a un futuro di eroi.
L. C.
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Bellissima nella sua semplicità, il blu, appunto è un colore semplice di pace e di buon auspicio. Un colore che unisce, sono d’accordo, forma un legame con tutto ed è uno dei miei colori preferiti. Complimenti 😉
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Il blu è un colore che ha accompagnato sempre le mie emozioni, sin da bambina. Grazie infinite Federica.
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❤
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❤
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Blu è un colore molto bello 🙂 e bella la tua poesia
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Grazie, sei molto gentile, sono lieta ti sia piaciuta.
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Distese di di margherite dichiarano innocenti silenzi, cercando rumori che arrivano dal vuoto.
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Accetto il regolamento.
Sotto gli alberi di ciliegio
Sotto gli alberi di ciliegio
ho incontrato il tuo sguardo,
tradito da mille rivoli di buio,
amato in ogni passo verso questo traguardo.
No, è solo un profumo lontano.
I tuoi occhi sono solo
un’illusione lungo il cammino.
Eppure ho sentito la tua voce incantata
sfiorarmi come un petalo…
E nella tua attesa volo
su una nuvola di carta.
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Molto dolce, bella
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L’attesa dell’amore è più che illusione… è speranza, così forte che potrebbe creare anche frammenti di realtà, come è reale quel petalo capace di regalare emozioni.
Molto bella, solare; portatrice di una speranza che non si arrende, e che quindi merita di essere premiata dalla sorte! 😊
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Romantica e appassionante, l’amore è descritto nella sua semplicità ❤
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Dolce e amara, impalpabile come il sentimento che sfugge. Bellissima.
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Che bella.
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Accetto il regolamento
I PAZZI
Stanotte l’asfalto sembra fatto di pelle e squame lucide.
Sembra sfuggirmi sotto l’auto e sudare.
Non bado al paesaggio;
si spalanca a banchi davanti ai miei occhi,
che guardano la strada in prospettiva frontale.
Che giorno di quale anno è l’oggi?
L’era della New Age, quella della pace da sempre utopia,
l’epoca dell’armonia, dei giardini zen, delle ballate folk,
di tisane impronunciabili, il tempo che segue le mode, la novità!
Non è forse questo l’oggi?
Non è quello giusto?
Per lungo tempo ho domandato al mondo dove esso si nascondesse
e nessuno mai mi ha indicato la via.
Solo non andavo:
cieli e inferni mi hanno inseguita,
fingendosi compagni o ricompense,
e ancora non ho gambe arrese, ma sete e fame.
Ho vista buona io…
Lo sento forte l’urlo e certe prese come quelle di feriti sulle spalle,
come lamento di cielo quando cade.
Il viaggio sempre inizia per portarci via,
siamo pazzi che seguono la strada credendo che ci sia.
Lea de Cristofaro
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Evviva i pazzi! Comunicatori di possibilità!
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Comunicattori 😀
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Un racconto interessante, che rileva una spina nel fianco.
Una visione apparentemente apocalittica, che invece è fin troppo realistica, purtroppo.
Perché crescendo ogni essere umano sviluppa necessariamente, come risposta di adattamento, una propria peculiare forma di follia.
Se la follia è la distanza tra la strada e le ruote, si salverà solo chi ha piú aderenza al terreno, perché sarà in grado di opporre maggiore forza di attrito in caso di frenata.
Tutto il resto è estinzione.
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Grazie per l’attenzione nel commentare i pazzi. 🙂
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Bello grazie💕
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Hai vista buona 🙂 sono sulla strada e se vuoi ti aspetto…o aspettami
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Brividi, complimenti. Una poesia molto forte che non passa inosservata.
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Bellissima. Metafore da brividi e significato intenso. Complimentoni!!!
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Grazie mille a tutti i pazzi che come me seguono la strada della poesia che conduce alla bellezza sebbene essa si camuffi da banalità. Lea
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Letta d’un fiato. Bellissima tutta, gli ultimi due versi sono verità agghiacciante.
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Verità agghiacciante da scansare ovviamente. Continuiamo a viaggiare, ja!
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eh già! seguire la strada non ci rimane altro da fare 🙂
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Crediamo anche che porti da qualche parte quella strada. Molto bella
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Accetto il regolamento
Poesia: COSÌ SI COSTRUISCE UN LEGAME .
E mi venne un senso di colpa enorme
quando per la prima volta
feci capolino a questo mondo.
Ti sentii urlare così forte
al mio passaggio e
al nostro separarci.
Urlasti e mi vibrarono
i piccoli organi.
E piansi, venni alla Luce
E piansi
Capii da subito
che se piangevo io
smettevi tu.
Un amore infinito
e consolatorio;
Tra strade mai parallele
incroci pericolosi
e mura spesse.
Fughe e ritorni
preoccupazioni e abbandoni.
E così si costruisce un legame
prendersi e lasciarsi
rincorrersi e trovarsi appena.
Immaginarsi di continuo
a tutte le ore.
Per sempre…
Vanessa Modafferi
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Favolosa, una giusta verità le ultime due strofe ❤
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Dal legame casuale e sanguigno madre/figlio, al legame di scelta paritetico tra una persona e il proprio compagno/compagna di vita.
E in mezzo c’è un abisso, che si può definire crescita, evoluzione.
In bilico tra certezze e paure, tra sintonia e mistero.
Ma in qualsiasi rapporto è la sincerità che conta.
E anche un pizzico di creatività, per imparare ad accettare le diversità dell’altro e amarle come tali.
Molto bella, ricca di spunti e di passione.
Mi piace! 😀
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Molto molto bella, bravissima
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-Natura creata ferita-
Integra ragazza dalla bellezza ora sfregiata
Natura nel profondo del cuore colpita
Il profumo tuo s’espande gemendo nell’aria
L’acqua e le sorgenti han perso candore
Animali guizzano fra fanghi e veleni
o calpestano nervosi ciò che resta d’un fiore.
Verdeggianti pianure nel colore incostanti
macchiate sul manto da grigiastri colori
le piante han chinato rassegnate il lor capo
coscienti che la morte sarà il loro fato.
Negli oceani e nei mari delfini non danzano
Balene squartate dall’uomo
sulla terra esangui sanguinanti adagiate
trafitte nella carne e nel cuor maltrattate.
Anche il sole una volta ridente
Osserva con rabbia l’avida gente
Ha perso nel tempo il suo tenue calore
or raggi violenti bruciano i campi
rinsecchendo le zolle con il loro bruciore
Ingordigia dell’uomo insaziabile fame
che ha cosparso la terra di cemento e catrame
non teme la rabbia di chi ci ha creato
E di ciò che è suo se ne è appropriato.
Verrà il giorno che risponderemo a Dio
e di questo ne ho colpa anche io.
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Bei versi, che mi guiderebbero verso un ulteriore crepa emotiva. Leggere speranza sarebbe più utopico, anche la margherita ci sorride senza motivi.
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Wow!
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Già dal titolo mi ha presa 🙂
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LA PRESA DELLA PASTIGLIA
In attesa della metro alla fermata d’uomo
tutto d’un pezzo di ricambio d’aria
di non averci capito un bel niente
da dichiarare la mia estraneità ai
fatti una canna da pesca sciroppata
la conferenza dei servizi igienici chiusi
per lavaggio del cervello fritto in olio extra
vergine Maria proteggi i miei figli della lupara
bianca neve e i sette vizi capitali investiti
da una valanga di stronza-te e tutti i tuoi
“cari amici vicini e lontani, buonasera!”
E se poi dicevi tanto per dire, fare, lettera
d’amore senza fine della corsa coi sacchi
di cemento a presa della pastiglia dei freni
inibitori del sistema para “simpatico il tuo amico”
degli “amici miei” prodi all’attacco della Sinfonia
patetica la tua figura di riferimento
puramente casuale coincidenza con il diretto
da Zubin Mehta obbligatoria per chi
mi ama mi segua subito quell’auto scatto
alla “risposta esatta! Allegria, allegria!”
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Versi n apparenza sconclusionati, sensazioni confuse miste a ricordi, ironie e amarezze. Molto particolare.
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Mi piace. Sicuramente una poesia diversa 🙂 una canna da pesca sciroppata poi, la migliore
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Una POESIA tirata fuori dal cilindro del cappellaio matto (uno dei vari modelli che indossa). Adoro il tuo stile tra il serio e il faceto.
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No quel mio commento non andava sotto questo testo. Pardon. Questo testo mi piace moltissimo, originale assai
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Parole come anelli di una catena agganciate l’una all’altra da un sottile legame linguistico, come in certi giochi di enigmistica, mentre frasi idiomatiche si susseguono incalzanti, sconfinando l’una nell’altra, ponendo interrogativi sconosciuti.
O forse senza alcun significato, come frammenti di conversazioni colti al volo correndo per la via, in questa specie di Babele che è diventata la comunicazione verbale al giorno d’oggi.
Molto affascinante, ironica e intrigante! 🙂
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IL MIO NEMETON
Ascolta il mio Nemeton,
al sicuro negli anfratti
odorosi del bosco,
tra ombrelli di funghi e di felci,
vivo di suoni spontanei,
di voci che danno armonie
senza stridere invano
nei fili sottili del cuore,
senza grovigli ossidati
di pensieri costretti
a squilibri e snature,
che consumano i giorni
riassunti nella gioia di vita,
come nascessimo ancora
e sempre bambini.
Il mio Nemeton sacro,
protetto da druidi e folletti,
che nessuno mai viola,
dove cresce tranquillo
un piccolo campo di grano,
e vi darò il mio pane,
passeri spaventati,
e mi darete il vostro canto
nel lieve fruscio delle foglie,
nel profumo di muschio
tra gli aghi dei pini
e il risveglio dei ciclamini.
Verrà la grandine, il tuono
la neve e le bufere di vento,
ma saranno sempre
i rumori che il Tempio
ricama sulle nostre paure.
Sarò nel respiro del mondo,
sarò tutto il mio tempo,
e ascolterò il tuo silenzio
e ti toglierò ogni dolore
e aspetteremo la pioggia
e saranno eterni d’incanto
ogni alba e ogni tramonto.
Maria Carmela Dettori
Accetto il regolamento
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Il respiro del mondo…mi piace tanto Maria Carmela 🙂
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Grazie, Maria Teresa 🙂
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Un santuario intimo, per onorate la parte più profonda della natura non soltanto umana.
Una bella lirica mlto onirica, magica e quasi cantata.
Mi pare quasi di percepire sullo sfondo le note di un’arpa celtica… ma forse è solo una mia fantasia. 🙂
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Grazie di cuore del tuo commento, Donatella… lasciati trasportare da quell’arpa! 🙂
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La visuale di un bosco fantastico. Molto bello.
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Grazie, Federica 🙂
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Molto bella! Liricamente bella!
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Eppure si
Vorrei ricordare
Un letto rotto e sporco
Da rifare
Una polvere bianca.
Ma il giorno…
Era un lunedì,martedì, venerdì
Domenica? No non era domenica
Eppure l’immagine è chiara
Un letto rotto e polvere bianca
Ma il giorno no, lui è scomparso
È scomparso l’orologio.
È ancora giorno, eppure era notte.
Nessuna fame, nessuna sete.
Ma è tardi, la cena è già stata servita.
Il buio, il giorno, ma nessun sole,
Solo luce che scavalca
E tanto freddo, tanto
E di nuovo il buio
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L’orologio scompare…i giorni così uguali
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Grazie!
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Una lotta contro il tempo… particolare.
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Grazie!
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Ci sono elementi che danno l’idea della confusione //// la polvere bianca, il letto rotto, i giorni in un’alternanza di buio e di luce e poi quella luce che scavalca, ecc. //// interessante scrittura che si presta a un immaginifico non comune //// Bella, sì.
CiaO
RM
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Grazie!
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Molto bella e struggente!
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Il salto dal treno
Quando si è giovani e la poesia ti scorre nelle vene nulla è capace di trattenerti, nulla ti lega veramente a un luogo, a una casa, o a una donna, arriverà il momento in cui dovrai scegliere tra loro e la poesia e tu sceglierai quest’ultima.
E quando fu il mio turno tra i fili dei capelli di Ada e le corde della mia chitarra, scelsi queste ultime.
La sera prima della mia partenza sentivo il vociare dei miei genitori che proveniva dalla cucina, discutevano ad alta voce con evidente intento di farsi sentire.
Ne avevo le tasche piene dei loro discorsi, avevano smesso di ferirmi, e di farmi sentire inadeguato non gli permettevo più di disilludere ogni mio sogno ne’ di farmi sentire un buono a nulla solo perché non soddisfavo le loro aspettative.
Avevo deciso di andare via, di partire senza una meta fissa e con in tasca tanta tanta fiducia in ciò che ero e nella mia arte.
I miei genitori questo non potevano concepirlo, ancora mi rinfacciavano di aver sputato sopra a ben due occasioni di lavoro :
Una di queste prevedeva di indossare una divisa e farsi sodomizzare da un mitra in terra straniera, l’altra invece dichiarava l’asservimento della mia penna, la morte della mia creatività ricoprendo un posto da scribacchino a fianco di mio zio. No non erano per me!
Quella sera volavano parole pesanti “ Giacomo la marijuana ti ha compromesso il cervello” vomitò mio padre chiudendosi la porta dietro di se.
Presi dall’armadio poche cose e le buttai dentro lo zaino, accennai qualche accordo e poi misi la fodera alla chitarra, mentre tiravo su la lampo promisi che la prossima volta che avessi accarezzato quelle corde sarebbe stato lontano da quella stanza, da quel paese, da quella famiglia.
Mi buttai sul letto vestito e alle prime luci dell’alba presi zaino e chitarra e mi diressi verso la stazione.
Mi resi conto di non aver salutato nessuno a parte il cane che mi venne incontro mentre uscivo. Lo accarezzai e guardandolo negli occhi gli dissi” Scappa …una ciotola di cibo non vale la libertà “
Prima di girare l’angolo mi voltai, solo vuoto, alle mie spalle solo una gran voglia di andare via.
Presi il primo treno senza badare alla destinazione e sognai.
Sognai di libertà mentre viaggiavo su quel treno regionale
Il ferro del mio cuore e gli ingranaggi si scioglievano insieme
ed il pensiero volava in sella ad un cavallo pezzato.
Con la faccia schiacciata sul velluto rosso della tappezzeria, impregnata di fumo e della mia bava da ragazzo ,avevo smesso di contare le fermate
E forse quello che feci non era il mio sogno ma quello di un cane viaggiatore clandestino
Un cane senza collare di nome Jack che si sveglio’ lupo fuori dal treno.
Maria Teresa Meloni
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Bello 🙂
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Grazie🌺
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Bello il tuo racconto la curiosità è che abbiamo un Jack in comunee anche il mio va via lontano da tutto. 🙂
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❤️
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Il coraggio di un ragazzo a ricercare la sua identità, quello che sogna e andarsene, purtroppo è una verità che spesso si viene incontro. Anche se non sempre, secondo me, c’è bisogno di andar via. Complimenti comunque.
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Grazie🙏Quanti ragazzi in funzione dell’appartenenza alla famiglia e di un bisogno di compiacimento rinunciano a se stessi alla loro identità per rincorrere i sogni dei loro genitori?
Un figlio è prima di tutto un individuo libero. Certo non sempre è necessario ma a volte si.
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Magari il 32
Non metterti fretta
ti vorrei al momento giusto
e quale sia che ne so
Comunque non ora e non mai
forse manca poco forse no
può darsi un giovedì qualunque
O magari il 32
di un mese fuori tempo
possibilmente all’ora di cena
sai, c’è da leccare coltelli di felicità
prima che il blu ci sia da culla
sfiorando senz’altro l’invidia degli dei
Quando sarà saremo
intanto non mi muovo
brivido mio
ti aspetto a lancette incrociate
su questo prato bianco
come di neve
Saremo primavera
solo quando arriverai, ci pensi?
Io no.
Claudia Magnasco
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Una riflessione che tutti dovremmo fare e rispettare, ma a volte il nostro cuore ci spinge a correre. Complimenti comunque.
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Grazie!
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Dondola, dondola… cosa sarà?
Molto bella, Claudia, questa tua lirica ondivaga, piena di tira e molla, di mordi e fuggi, di certezza e incertezza.
E’ come stare su un’altalena e all’improvviso decidere di saltar giù per andare a fare altro, perché di colpo ci si accorge di non aver più voglia o tempo di giocare.
La vita è un gioco?
A volte sì, e a volte no – e quindi il tuo 32 le calza a pennello!
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Grazie per la lettura e l’apprezzamento, cara Dona.
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Trentadue,,,,,,come i denti che sorridono.
Mi piace questo modo di scrivere.
CiaO
RM
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Fino all’ultimo, spiazzati ma ben diretti.
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Questa poesia risuona tantissimo con me. Grazie 🙂
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Mi fa piacere. Grazie a te!
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Giancarlo Economo (il quasi immortale! anzi ormai l’ex immortale!)
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Il mio giardino
Oggi ho voglia di tornare al mio fantastico giardino dove tutto quello che mi circondava era dovuto alla mia capacità di percepire la realtà, senza l’inquinamento di alcun preconcetto, frutto della naturale meraviglia di un bimbo che apre gli occhi alla vita.
In quel momento, ho iniziato a costruire quel fantastico universo colorandolo attraverso i miei sensi ancora disinibiti.
Era la mia terra fatata dove gli alberi erano dei giganti, i fiori calici di pozioni magiche e le farfalle fatine leggiadre ed io un eroe alla ricerca di un mostro da sconfiggere.
In quel giardino incantato non avevo paura di niente; tutto intorno alte e spesse mura mi proteggevano da ogni pericolo; oltre il nulla.
Eppure crescendo qualcosa mutava dentro me: un senso di strana inquietudine ogni tanto faceva capolino. Iniziai allora ad osservare meglio tutto ciò che mi circondava, diventando più un esploratore che un coraggioso cavaliere.
Era sempre più bello quel giardino e lo giravo in lungo e in largo per scoprire ogni giorno un insetto mai visto, una diversa varietà di fiori, un cespuglio che mi era sfuggito prima. Bello e vasto, almeno fino ad arrivare al muro perimetrale.
Con il passare del tempo, però, l’utilizzo della vista fisica e la contemporanea formazione di una mente in grado di immagazzinare i primi dati provenienti dall’esterno, mi fecero perdere l’innata capacità di vedere con altri occhi.
Ora la mia razionalità stava crescendo col mio corpo. E, attraverso le varie esperienze che ogni giorno andavo sperimentando, prendeva sempre più il sopravvento a scapito di quelle infantili sensazioni che pian piano andavano smorzandosi.
Poi, una mattina, dopo aver gironzolato, stranamente annoiato, mi resi conto che ormai tutto ciò che era dentro quelle mura era a me conosciuto: ogni angolo, ogni anfratto, ogni millimetro del giardino non aveva più nulla di nuovo da offrirmi.
Presi allora ad aggirarmi lungo quella barriera, ancora troppo alta per poter guardare fuori.
Ispezionai tutto il perimetro con un certo grado di disappunto ricordandomi di quei brevi momenti di inquietudine che mi avevano assalito qualche tempo prima.
Da quel giorno quel mondo non fu più magico: dapprima fu noioso per poi divenire opprimente.
Per diverso tempo mi sentii confuso, agitato e a volte sconvolto. Cosa era cambiato? Dove erano finiti i miei sogni di bambino? Perché mi sentivo come se fossi prigioniero?
Fino a che, in un’afosa giornata estiva, mi appisolai al fresco delle chiome di una vetusta quercia che, nel sonno, mi parlò istigandomi ad andare. “E’ ora, devi andare”.
Ed io andai, ormai deciso, anche se la mente mi ammoniva sul dolore e sui guai che avrei trovato là fuori.
Il cuore mi batteva all’impazzata, ma ormai era ora di rompere quell’involucro ed uscire ad una nuova vita. E fu così che saltai fuori, irrompendo in quel mondo che mi ha visto poi procedere per così lungo tempo.
Oggi, però, mi è venuta nostalgia di tornare per ritrovare il bambino che ero, convinto che non tutto fosse solo una visione.
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Che tu lo voglia o meno, tutti siamo immortali!
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L’essere è immortale, ma io lo ero prima finché FB non mi ha imposto di cambiare nick!
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Bel racconto Gian. Chissà dove si nascondono i bambini che eravamo.
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Chissà … magari sono più facili da trovare di quanto pensiamo. Grazie Terry!
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Complimenti, sembra la visione di mio nonno che non c’è più, tanto attaccato al suo giardino e magari sotto forma di angelo ritorna in silenzio. Tu invece puoi ancora, ti aiuterà e ti sentirai contento ritrovarti com’eri.
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Il giardino è quel mondo fatato che lasciamo quando usciamo dalla fanciullezza. Però ogni tanto sarebbe bello tornarci per ricordare e ritrovarci!
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Condividoooo!
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Bello condividere!
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Che bel racconto interiore, Giancarlo!
Nostalgia e ansia di conoscenza, curiosità di mondi nuovi e rimpianto di atmosfere lontane… tutto si amalgama armoniosamente, coinvolgendo il lettore in un vortice di stagioni diverse che si rincorrono a perdifiato, giocando talvolta a nascondino.
E non hai alcun motivo di temere perdite, perché il fatto stesso di esser riuscito a percorrere a ritroso e a rivisitare con occhi nuovi le strade che si sono intrecciate nella tua vita fa di te al tempo stesso un uomo e un bimbo.
Crescendo non hai perso nulla, Giancarlo! hai solo inglobato una nell’altra le varie ere che abitano il tuo cuore come una matrioska. 🙂
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Mi è piaciuta tantissimo questa prosa. Bravo!
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PARETI
Di che colore saranno le pareti?
Questo soltanto, il resto non importa.
Rosso di sera o un bel gialo limmone,
verde insperato oppure blu oltreamore?
Vaglia ogni tinta,
soffermati sui toni.
Di che colore saranno le pareti?
Non c’è una casa,
le stanze sono sogni,
ma tanto basta,
esistono i colori.
Questo soltanto,
il resto non importa.
Accetto il regolamento.
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Blu oltreamore 🙂 un colore che non può mancare
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💙
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Ottimo gioco di colori che lascia spazio alla fantasia e all’immaginazione. Come se si vedesse questa casa, le pareti colorate, le stanze dove in ognuna c’è un sogno da afferrare e basta soltanto attraversarle per poterli toccare, i sogni. Brava!
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💙
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🍋
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La vita senza colori sarebbe terribilmente triste, e dobbiamo davvero ringraziare Madre Natura per averci donato la possibilità di percepirli!
Questa lirica mi piace molto, perché è allegra e possibilista, ed è un’ode alla fantasia visiva.
Mi ricorda anche quella splendida canzone di Gino Paoli che si intitola “Il cielo in una stanza”. 🙂
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💙🍋
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-Annanuvola-
Annanuvola,
tutto attaccato.
Nuvola,
nel tuo cielo di carta crespa,
nel vento che ti arranca sul collo.
Tutto attaccato,
come il filo e l’aquilone,
come le distese di margherite,
e il tramonto
che arrossa l’orizzonte.
E tu tra i tuoi pensieri,
Annanuvola,
che sono murales di allegria,
come il fischio di tuo padre
e le cicale,
in quella musica che danza nella sera.
Nuvola che vesti di lavanda,
trine di ciglia ad oscurare i vetri,
il succo di more che colma il bicchiere
e le tue risa,
tra i lampi di un temporale
come bandiere,
come un girotondo di foglie
prima di cadere sul mondo,
Annanuvola.
Tutto attaccato.
Ti spezzi in un sospiro
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Stupenda ❤
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Grazie ❤️
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Che dolcezza e levità, in questi versi così semplici da toccare il cuore con le ali.
Come i gabbiani che sfiorano le nuvole…
Molto bella!! 🙂
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Grazie 😘
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Grazie del fantastico viaggio vissuto in poche righe.
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Che bella Terry! E’ tutto così leggero, ovattato anche nello spezzarsi di un sospiro!
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❤️
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È bellissima questa Annanuvola!
Il mio rimbecillimento chiede venia. Avevo inserito il mio testo in risposta al tuo anziché andare giù e inserirlo come dio Zose comanda. Ora non c’è più 🙂
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😂 ti adoro Claudia, non sono solo io a fare casini!
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Complimenti.
CiaO
RM
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Grazie 🙂
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Filosofo errante(considerazione pressapoco poetica sulla futilità del pensiero moderno)
Di quale colore è il pensiero
dei tuoi discorsi plananti,
o vago filosofo errante
che, con la tunica albina,
vaneggi d’ellenici affranti?
Son lunghe le ore che passi
pestando il selciato indurito
da orme che furon segnate
da gran pensatori suadenti.
Se adesso mi guardo un po’ in giro,
non trovo l’acume dei Greci
nell’occhio dell’uomo moderno
che vive soltanto l’effetto
di questi consunti silenzi,
ma scorgo la stupida essenza
di questa negletta apparenza.
Autore: Sebastiano Impalà
Accetto il regolamento
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Che vive di effetti, in effetti 🙂
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Vivere, non apparire.
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Riflessioni sagge e mature di un filosofo che si confronta e si domanda. Una bella poesia che fa pensare sull’esistenza umana. Complimenti.
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Esistenza che spesso viene confusa con l’apparenza.
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Vero
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“RINASCITA”
Un soffio,
breve respiro profondo,
sgorga
dalla lunga notte del sonno.
Luce fioca
del giorno a venire,
ancora avvolto
nelle brume dell’essere.
Parto infinito
non privo di doglie
ma fecondo di vita
quanto un sogno di pace
nel cuore tristo
della guerra.
Per vincerla senza risparmio,
senza pause,
senza ritocchi di ripensamento
lungo cammino della risalita.
Che importa se la vetta
è immersa nelle nubi,
il cuore sa che c’è.
Urge posarvi sopra il piede
e mettervi radici
così profonde
che le bufere dei secoli
non possano più
averne ragione.
Con dolce rumore
tenera la memoria si spacca,
e dal suo seme fertile
fiorisce la rinascita.
Autore: Donatella Sarchini
Accetto il regolamento
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Brava 🙂
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Grazie, Maria Teresa!! 🙂
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Molto bella questa lirica, ma l’ultima quartina è fantastica. E’ solo dalla memoria che può ripartire la rinascita. Non dimenticare, ma ricordare per tornare a vivere.
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Grazie, Giancarlo!
Hai centrato il clou: la memoria è la chiave di tutto, perché senza la memoria non saremmo niente, saremmo completamente dispersi e senza senso. 🙂
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Complessa e bella come è la vita. Ottima interpretazione 🙂
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Grazie, Federica! 🙂
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Il seme fertile!
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Proprio così!
La natura ha una forza inestinguibile, basta imparare a riconoscerla e ad assecondarla come merita!🙂
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adoro tutto quello che racconta la terra. Bello questo viaggio di un germoglio inconsapevole di essere portatore sano di vita.
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Grazie Lea!! 🙂
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una poesia che da’ un senso di speranza, fa riflettere sull’importanza del ‘mettere radici profonde’ e far ‘fiorire rinascita’. invita a pensare alle cose un po’ piu’ nascise, ‘immerse nelle nubi’ appunto, che pero’ esistono e ne possiamo percepire la presenza. in una parola: arriva. questa poesia arriva.
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Grazie, Sara!! Ne sono felice! 🙂
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Bellissima. Ah, la tua sacra e santa saggezza!
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Grazie mille, Claudia carissima! 🙂
In realtà la saggezza è un mito, un ideale irraggiungibile a cui tutti dovremmo tendere, e sinceramente so di essere infinitamente lontana da certe vette!
Però ho una grande fede nella forza di volontà e nel buonsenso, e cerco il più possibile di farmeli amici, in questa continua faticosissima salita per impegnarmi a non sprecare mai la vita.
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La saggezza secondo me, consiste proprio nel non impegnarsi a non sprecare mai la vita.
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Cuneo Roberto Gabriele
Accetto il regolamento
Titolo: Post Elezioni
Quali visioni?
Quali visuali?
Quali prospettive offre la democrazia
di un popolo che non sa viver tale.
Solo fervida anarchia ed una malinconica dittatura
procede lungo la via dei propri interessi
in cui ognuno sa prendere senza dare;
dove parole spese bene per riempire l’aria
sono alla pari di un peto soffocato che esplode inesorabilmente
colmando i presenti di fetido populismo,
lasciando agli onori del passato uno spericolato futuro
passando dall’indeciso presente nelle mani di niente!
Quali visioni?
Quali visuali?
Quali prospettive offre la democrazia
di un popolo che non sa viver tale
ed intanto arriva la felicità, pasqua, l’estate e natale!
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Qui ci metto un mio pensiero che mai come ora sento attuale.
“Nel momento in cui cercheranno di renderci tutti uguali, ecco in quel momento ti faranno pesare tutte le differenze.”
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Verità concordata!
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Magari basta dialogare con una margherita. Magari ascoltandola ci si sorprende che non esistano differenze tra noi e lei. Magari… all’infinito.
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Diciamo che è un testo politico.
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EMIGRANTE (ritorno a casa)
Chiedo perdono se ho la vista stanca
da non vedere come sei agghindata,
ma la pioggia mi distoglie il pensiero
e il riverbero di luci è noia agli occhi.
Lasciami appoggiare qui il mio zaino,
proprio qui, dove mi congedai da te
fammi prender il fiato che mi serve,
chè per l’eternità ne patirò l’assenza.
Sei incantevole sempre, come allora,
ancor più bella ti hanno resa gli anni
firmamento di quest’angolo di terra
dove le genti non t’hanno deturpata.
Fammi riposare nel tuo ampio grembo,
le tue dimore faran da scudo al Sole
e se domattina non mi sveglierò
al vociare del mercato, sappi che t’ho amata
anche se le tue vie non han consumato le mie scarpe.
Roberto Minotto (accetto il regolamento)
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Mi piace molto! 🙂
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L’infinita, eterna nostalgia del migrante.
Il ricordo e l’amore per i luoghi che ci hanno visto nascere e crescere, sono un luogo ideale profondamente radicato nell’intimo, e fa parte di noi stessi come la mente e il cuore.
Molto bella!
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Molto bella!
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Non ci sono parole per descriverla, hai centrato l’intero effetto del messaggio. Complimenti.
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Mancano tutte le banalità, bella idea quella di sostituirle con la poesia! Grazie Roberto.
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Incantata. Atmosfera da sogno. Mi hai acceso lo sguardo.
Bravo.
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Molto bella, bravo!
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Grazie a tutti per aver apprezzato e lasciato un segno del vostro passaggio.
Saluti.
RM
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Accetto il Regolamento
Racconto di Federica Natale
“MALEDETTA PRIMAVERA”
Le luci chiare di marzo descrivono un cielo mistico di sfumature e colori, che riscaldano l’anima. Osservo quell’azzurro dal mio terrazzo, un gioco di tonalità che voglio afferrare una a una e restituirle al mio umore. Il mio sguardo, lentamente, si posa al giardino che rifiorisce, dopo un inverno lungo e oscuro. Intravedo in un angolo, la mia gatta dormire beatamente. La sua maschera nera fa da contrasto al suo manto bianco. Sembra una bimba indifesa, il desiderio di stringerla tra le braccia è così forte, ma poi penso che è quasi primavera e il suo atteggiamento pigro ci sta. Primavera… una stagione mite, le giornate che diventano lunghe, tutto è più vivo verso quell’estate beata e sognata. Ma ora ho un’altra visione. Come in una canzone, ripeto come in un mantra: “Maledetta Primavera che fretta c’era?”. Torno a guardare il cielo, osservarlo e contemplarlo indica che crediamo ancora in qualcosa. Un detto che non so da chi proviene, forse da un vecchio saggio. Quel turchese così limpido e giovane, come il pomeriggio, mi riporta all’estate di quando ti stringevo e ci sussurravamo promesse e speranze, il mare infinito che abbiamo attraversato tra i baci e le risate. intravedo le nuvole bianche e in esse rivedo i pensieri che ho fatto, i ricordi più segreti e se mi stai pensando. Le sfumature di rosa, che sono l’amore che ho per te, che non può morire per le avversità che si sono riversate sul nostro destino, dove si delinea il tuo nome. Ed ecco il sole che tramonta. La sua luce che mi ricorda che siamo stati così vicini, come un unico cuore che batte e ora siamo così lontani. Non è solo la distanza, ma ci siamo allontanati con il nostro troppo amore, frammentato in una pozzanghera di parole futili. E ora che senso ha se tu non sei con me? Lo so io, lo sai te. Ammiro i raggi brillanti e flebili, cerco in loro la speranza. Io che amo solo te, ti amo e tu mi ami ancora? Cerco la risposta in quel rosa che sovrasta il battito inquieto del mio cuore. Le domande silenziose si susseguono, come l’aprire lento di una porta. Voglio correre verso quella maniglia immaginaria, stringere e premere con forza per vedere che tu ci sei ancora. Solo un’ondata di vento intorno a me, l’aria che si scurisce con le luci della sera e che mi spingono a ricercarti nella mia mente attraverso i tuoi occhi, il tuo sorriso e la tua voce. Le tue labbra che si posano sulle mie in un bacio che solo i miei occhi mi fanno vedere. Li riapro e respiro ancora. E ora rileggendo queste righe, gli occhi sono lucidi e in una lacrima sussurro una preghiera. Tornerai ancora? Ci sarai con me a tenermi per mano per l’eternità, senza andartene mai più via? Prego e spero, l’amore è così e il bello è ritrovarsi dopo gli sbagli. Ascoltami Primavera, che fretta c’era? Lo sappiamo io e te.
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Bello. La chiusa in particolare mi ha dato un brivido. “Lo sappiamo io e te”
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Grazie Maria Teresa. Sono molto giovane e l’incoraggiamento di altri mi aiuta tanto :*
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Sei nel posto giusto Federica. L’evoluzione sarà della comunità.
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Grazie Giuseppe, è anche merito tuo 😉
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Sei molto brava e se sei giovane puoi solo che diventarlo ancor di più 🙂
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Grazie ancora begghia, lo spero ❤
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Mi fa pensare alla tavolozza di un pittore che utilizza tutti i colori per ridonare tonalità e vigore ad un quadro rovinato o creduto tale. Brava!
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Giancarlo ti ringrazio, devo ammettere che non ho mai ricevuto un complimento così. Sono davvero sorpresa, ho espresso solo wow, ma grazie. Se sono riuscita a fartelo vedere come un quadro, beh posso dirti che è una situazione vera che ho vissuto sulla mia pelle e il mio stato d’animo è quello che ho da diversi giorni. Il giardino e la gatta esistono anche, lei si chiama Kitty e vi saluta tutti affettuosamente: “Miaoooo Uhu uhu” 😀 ❤
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Avevo compreso che era un tuo vissuto e proprio per questo sei riuscita a descriverlo così bene. Un miaoooo a Kitty e sul giardino ho scritto anche io. Siamo un poco in sintonia!
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Me ne sono accorta. La sintonia è la condivisione di pensiero tra gli scrittori. Si capiscono e si comprendono come due amici 🙂
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E’ il sentire che ci accomuna. Noi (scrittori, poeti, pittori, artisti in genere) siamo ancora capaci di sognare Federica!
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Verissimo! 🙂
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I baci delle stagioni arrivano per scombussolare le certezze e se ne vanno quando hanno svolto il loro ciclico compito. Si!
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Zosè ti ringrazio per il tuo saggio verso poetico. Ma quel sì? Spero che sia qualcosa di bello.
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Una bellissima poesia sulla primavera molto dolce e al contempo molto triste in cui la protagonista gioisce della calda stagione che porta con se l’amore. Ma ciò le conduce nel cuore anche una grande sofferenza perché pensa al suo amato che l’ha lasciata sperando che torni da lei e che non se ne vada mai più!
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Grazie Marco, ottima interpretazione. E’ esattamente come mi sento, quello che vorrei.
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Molto bella! Brava!
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Grazie 🙂
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Accetto il Regolamento
Poesia di Maria Rosa Oneto (mimosadimare)
Titolo
“Al soffio del mattino”
Morirò serena
tenendo in tasca una viola ciocca,
un sassolino inciso dal vento.
Una goccia di mare raccolta in inverno.
Me ne andrò cantando,
come una fanciulla d’altri tempi.
Gli occhi truccati di nero e argento,
le labbra porpora da donna/amante,
il seno nudo offerto al libeccio.
Mi spegnerò nascondendolo agli altri.
Col riso rauco da sgualdrina,
offrendo ancora il pube imberbe.
Veleggiando verso un’isola fantasma,
dove s’adagiano i sogni del passato.
I baci rubati dietro la siepe di rose.
Al canto impudico, infedele,
di un maggio di boccioli e ardori.
Morirò al soffio del mattino.
Senza che il sole abbia più voglia
di trafiggere il cuore.
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Un susseguirsi di belle immagini, via via più forti. Mi piace
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La tenacia di una donna, il suo coraggio pulito che cerca ogni via di mezzo per un po’ di serenità. Poesia molto affascinante.
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Bella, sì, bella //// tra demonio e santità,,,,, tra sogno e realtà //// scavando l’ego.
CiaO
RM
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Bellissima poesia complimenti Maria Rosa e grazie🌺
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“Che te lo dico a fare?”
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Libera, come un soffio di verità, passione espressa priva di ipocrisie, nella stagione in cui il sole cancella i pudori. Autentica.
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Splendida e struggente!
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L’appuntamento
Avevo, l’ultima sera, un appuntamento, una sera scura come la morte… ma piena di vita, avrei incontrato un vero portento,
un rubacuori, che m’avrebbe subito stordita. Preparai un fard e il rossetto più bello, d’un rosso acceso e travolgente, per nascondere dalle mie labbra il giallo, tese dall’ansia, con la piega già cadente. E le mie guance coprii con il belletto affinché nascondesse uno sgraziato effetto… Accuratamente scelsi un vestito: non sexy per carità, ma di un bell’ordito: doveva essere molto elegante e nero, adatto all’occasione e persino un poco austero. Calze alla moda d’un lucente filato, scarpe col tacco, che mai avevo usato. Trovai tra i miei stracci, in un baule odoroso di un vecchio profumo assai costoso, una bellissima stola, un po’ stropicciata, la scrollai lentamente e al collo l’ho avvinghiata. Ecco ero pronta e, seppure controvoglia, iniziai a camminare fino alla soglia. Avevo fretta e roteando gli occhi intorno quasi impaurita ora, di quell’appuntamento, mi ricordai che ormai era arrivato il mio momento.
E lucidamente, nella parte cruciale della vita mia, mi sentii pronta, non vedevo l’ora di andar via… E lo vidi finalmente,
come un demone, così alto e nero e così altero arrivare all’appuntamento per davvero! E’ così che scomparve la mia paura, ancora in vita, mi accinsi all’ultima avventura.
Per il catafalco ero abbigliata perfettamente, tra le braccia del nuovo venuto già sbiancavo lentamente. Mentre accoglievo il bacio dell’ultimo minuto. Così, felice d’esser pronta d’esalar l’ultimo respiro, ebbi anche il tempo per fare alla vita, un ultimo saluto. Presi l’ampia gonna nera e feci un ultimo giro,
I miei mali su questa terra avrei lasciato, truccata e bella…
Egli mi apprezzò con il suo sguardo d’assassino, lo guardai incerta, ma lui mi accolse nella sua mantella, ebbe l’ardore di un amante, e il bacio della morte fu assai divino.
Emanuela Di Caprio – Accetto il regolamento
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La Morte intesa come una presenza maschile, anziché femminile come tradizione vorrebbe.
Mi piace questa versione quasi vampiresca dell’ultimo appuntamento, vissuto con ansia e liberazione al tempo stesso. Molto noir, e molto interessante!
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un bel gioco di poesia e prosa 🙂
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Mi viene da commentare solo con un uaoooooooo!
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La realtà di tante donne, che invece di trovare l’amore vanno incontro alla violenza che le uccide nel profondo, nel corpo e nell’anima. Toccante, avverto la suspence della protagonista.
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Grazie a tutti per i graditi commenti!
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Splendida!
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Rosella Lubrano
Disarmiamo l’ignoranza
Coltiviamo le nostre menti
come spighe feconde
impazzite di luce
nell’anelito incessante
di buoni raccolti,
la mente ha fame,
come il corpo,
libri siano pane profumato
per l’anima,
cascate di pensieri
colmino la sete di conoscenza.
Novelli Ulisse saremo
nel continuo viaggio
alla ricerca del nostro io
per capire chi siamo, dove andiamo,
cosa diventeremo,
superando le barriere
che ci rendono schiavi, ottusi,
nelle nostre spesso fallaci convinzioni.
Nutriamoci del vero, del giusto, dell’onesto,
memori che l’ ignoranza
distorce la visione della vita,
indirizzandoci su impervi cammini,
apriamo alla Cultura, ai suoi valori
e saremo finalmente liberi, veri
nella nostra essenza !
ROSELLA LUBRANO
Dichiaro di accettare il regolamento
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La Cultura come cibo irrinunciabile dell’anima, e come fonte di salvezza dall’autodistruzione per l’intera specie umana.
Mi piace molto. Bella!!
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La brutta bestia, l’ignoranza. Che purtroppo non scomparirà mai. Novelli Ulisse, non arrendiamoci 🙂
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Se non ci fosse l’ignoranza, il mondo sarebbe colto, ci sarebbe più intelligenza. La vita sarebbe più semplice e felice, senza pregiudizi e con libertà. Ma ancora questo bene non ce lo possiamo permettere, e questa poesia andrebbe proposta più volte e in tanti luoghi, magari aiuterebbe ad aprire le menti. Complimenti.
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Ballata per Stephen Hawking
Invidio i fisici, i matematici:
contemplano l’Universo come mistici,
come poeti, e ne conoscono le Leggi.
La Morte per loro non è altro
che trasformazione di Materia ed Energia:
e non c’è forse abbastanza infinito in una particella?
Non c’è l’eternità nel primo nanosecondo
dopo il Big Bang?
I buchi neri risucchiano i nostri pensieri
e li proiettano in universi divergenti
dove gli dèi sono bambini
che giocano a Lego
con le nostre cellule, i nostri atomi,
i nostri cuori.
Allora la Scienza può regalare ancora Vita
alle vittime di uno scherzo genetico;
allora la Scienza può guardare lontano
pur immersa nel fango terrestre;
allora l’Uomo che non può camminare
può volare oltre la velocità della luce
là dove la Mente trema di terrore e piacere
nel racchiudere nella mano inerte
la Teoria del Tutto.
Autore: MASSIMO ACCIAI BAGGIANI
Dichiaro di accettare il regolamento.
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Un’appassionata ode alla Scienza, e a coloro che vi si applicano, ma anche un monito a non paragonarci agli Dei.
Perché l’umana fragilità è immensa, e ci è dato di conoscere solo un’infinitesima particella del Tutto.
Bella, e filosoficamente coinvolgente!
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grazie 🙂
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I buchi neri risucchiano i nostri pensieri…piaciuta molto, belle metafore
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grazie 🙂
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La cultura che racchiude tante materie, che si confrontano e che ci spingono a metterci in gioco. Ottimo gioco di logica, bravo!
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grazie 🙂
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[…] Andare sulla pagina: Partecipa al Contest […]
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Lo stato d’animo inquieto, che a volte, non si riesce a placare. Verissimo.
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