Non ti meriti niente
Parole semplici, ordinarie, ordinate un po’ meno, sature di machismo e di narcisi inviti a diffidare dell’altro e a fotterlo.
Punteggiatura futurista senza futuro. Versi buttati là a costruire storie, quelle di tutti i giorni, di una generazione persa, che non si è mai ritrovata e mai lo farà. Anni di noia, monotonia, che passano ignari della loro inutile ciclicità, senza scopo, senza qualcosa per cui morire/per cui vivere. L’unica soluzione è riempirli d’alcool e di vaginiti. Una vita spesa male, con rim-pianti e nostalgie, come se tutto fosse stato scritto, tutto già assegnato. C’è odio, rancore, rabbia, paura e sofferenza: verso il genere umano, nel suo complesso, che non merita più fiducia; verso l’altro generalizzato, modellato dall’immagine, dai mass media, dal dominio pubblico, maschere vuote, cariche di divismo e di moralità/smi; verso sé stessi e alla difficoltà di accettarsi, di smussare le imperfezioni, di piangere i sogni infranti, di convivere col bisogno di autodistruzione e con la visione che il suicidio sia l’unica soluzione, di tentare di cambiare senza riuscirci, di capire ciò che si vuole e nell’attimo in cui lo si ha desiderare il suo opposto o, quantomeno, altro.
C’è un bisogno di cambiare, di non sentirsi come gli altri; un forte desiderio di rivalsa, di vendetta, ma allo stesso tempo una potente immobilità, un guardare distaccati il mondo che si muove, una esaltazione della solitudine visto come atto d’amore verso sé stessi, come un luogo intimo, personale, in cui l’altro non ha posto, utile a contenere il dolore che non può essere condiviso. E poi invidia, menzogna, voyerismo, esibizionismo, il tempo, l’angoscia, l’ironia (auto e etero), l’abbandono, la libertà, la passione, il sesso, la dipendenza, gli addii, il vuoto.
Il messaggio? Tutti contro tutti per sopravvivere, per fottere prima di essere fottuti, una visione darwiniana moderna che ha molto a che fare con le scimmie. Falsare la realtà agli occhi altrui per confonderli, imbrogliarli. Mi chiedo: ma quale selezione innaturale se è tutto già scritto?
Si parla poi delle relazioni amorose e della difficoltà che comportano, come stimolare cambiamenti o come convivere con l’immagine di una donna, da proteggere, che traballa tra pretese, pesantezze e bellezze. Toccare la bellezza significa sfregiarla? Cosa è reale, cosa non lo è?
L’autore ci consiglia di prendere la vita con calma e di non conoscersi fino in fondo altrimenti tutto è finito. Traballa continuamente sul binario appagamento-fallimento che non sembra poter essere scisso. Un narcisismo difensivo, che ha paura di ammettere di aver paura, che ha paura di ammettere che l’altro serve, è dentro di noi, che siamo fatti di parti, che siamo costretti in attimi che non saranno mai eterni ma non per questo non vivibili, che non servono giustificazioni continue se non si hanno risposte. La razza umana muore, noi siamo razza umana, noi moriamo. Mettiamo del nostro, come si è fatto in questo testo, e le cose cambieranno, almeno per noi!
Recensione di Daniele Alessandri
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